Advertisement Skip to content
Russia

Ecco come il settore oil & gas nel 2022 farà guadagnare alla Russia circa 260 miliardi di dollari

Gli alti prezzi del petrolio, del gas in Europa e del GNL in Asia porteranno a Mosca miliardi di dollari di flussi fiscali

Nonostante i gravi tagli alla produzione di petrolio previsti in Russia quest’anno, le entrate fiscali aumenteranno in modo significativo ad oltre 180 miliardi di dollari, a causa del picco dei prezzi del petrolio. Lo mostra una ricerca condotta da Rystad Energy. Il dato corrisponde al 45% e al 181% in più rispetto al 2021 e al 2020.

Il sistema fiscale progressivo della Russia significa che le tasse aumentano in linea con le fasce di prezzo del petrolio più elevate: con il settore del petrolio e del gas che rimane la chiave di volta dell’economia del Paese e con le sanzioni occidentali sull’invasione dell’Ucraina che iniziano a crescere, la Russia guarda ad est per trovare nuove opportunità di esportazione.

Si stima che i volumi di petrolio russo diminuiranno di 2 milioni di barili al giorno entro il 2030 rispetto al 2021, mentre la produzione di gas crescerà marginalmente, ma sarà comunque inferiore alle stime pre-conflitto.

I prezzi estremamente elevati del gas in Europa e i prezzi del GNL in Asia genereranno nel 2022 circa 80 miliardi di dollari di flussi fiscali in Russia. La recente decisione della Russia di bloccare le vendite di gas a Bulgaria e Polonia non avrà un impatto significativo sui ricavi.

MENTRE L’EUROPA TENTENNAVA SUL PETROLIO RUSSIO, CINA E INDIA AUMENTAVANO GLI ORDINI

Dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, alla fine di febbraio, gli acquirenti europei hanno iniziato ad evitare il greggio russo, tra i timori legati alle sanzioni. I primi problemi con le esportazioni di petrolio erano attesi per marzo, ma questo è avvenuto solo per le prime tre settimane del mese.

I carichi hanno iniziato a riprendersi il 24 marzo, supportati da un maggiore numero di ordini provenienti da Cina e India. Le esportazioni russe di greggio ad aprile hanno tenuto. Le tensioni tra Europa e Russia, tuttavia, sono in aumento e potrebbero sfociare in un embargo sul petrolio.

“La dipendenza dell’Europa dall’energia russa ha rappresentato un rapporto deliberato, decennale e reciprocamente vantaggioso. Da questa prima fase di sanzioni ed embarghi la Russia ne trarrà vantaggio, poiché prezzi più alti significano entrate fiscali maggiori rispetto agli ultimi anni.

Il trasferimento delle esportazioni verso l’Asia richiederà tempo e grandi investimenti infrastrutturali, che a medio termine vedranno la produzione e i ricavi della Russia diminuire precipitosamente”, ha spiegato Daria Melnik, analista senior di Rystad Energy.

LE SANZIONI E LE DESTINAZIONI ALTERNATIVE PER LE ESPORTAZIONI RUSSE

Se dovessero entrare in vigore ulteriori sanzioni sulle esportazioni russe di energia, lo scenario più probabile sarebbe una graduale eliminazione del petrolio russo dai mercati occidentali, che richiederà diversi mesi per essere completata. La capacità della Russia di reindirizzare tutti i carichi indesiderati dall’Occidente all’Asia è limitata, il che significa che, in caso di embarghi, Mosca sarà costretta a tagliare ulteriormente la produzione, poiché non ha capacità di stoccaggio per volumi di greggio extra.

Ad aprile la produzione di greggio russo ha già iniziato a diminuire a causa del calo della domanda di petrolio e della corsa delle raffinerie all’interno del Paese.

Ci vorrà del tempo prima che la Russia rimetta a punto le sue catene logistiche e trovi abbastanza acquirenti per il suo greggio oltre l’Europa e gli Stati Uniti. E ci vorrà del tempo anche prima che l’economia russa superi le sanzioni e crei ulteriore domanda di petrolio all’interno del Paese. Pertanto, la produzione di greggio inizierà a riprendersi solo a metà del 2023. Tuttavia, molti pozzi chiusi potrebbero non tornare in produzione, il che significa che una parte della capacità russa inutilizzata verrà distrutta.

La situazione sarà aggravata dalla mancanza di investimenti e di tecnologie estere, che comporterà una minore attività di perforazione. Di conseguenza, si prevede che la Russia non tornerà ai livelli di produzione prebellici nemmeno entro il 2026. A lungo termine, la produzione di greggio russo nei giacimenti maturi diminuirà più drasticamente di quanto previsto prima del conflitto, poiché le tecnologie avanzate di recupero del petrolio non saranno disponibili. La Russia ha riposto le sue speranze sulla Cina di diversificare i suoi mercati del gas, poiché l’Europa è pronta a ridurre la sua dipendenza energetica da Putin.

I GASDOTTI IN COSTRUZIONE: NUOVE VIE VERSO L’ASIA

Il gasdotto Power of Siberia 1 fungerà inizialmente da principale arteria di fornitura di gas della Russia alla Cina. Gazprom ha completato gli studi di fattibilità nel primo trimestre 2022 sul gasdotto Soyuz-Vostok, il progetto Power of Siberia 2 da 50 miliardi di metri cubi di capacità annua.

Il 28 febbraio è stata concessa l’approvazione del governo russo per la linea: il gasdotto si estenderà da Yamal, nella Siberia occidentale, alla Cina settentrionale, attraversando la Mongolia. Attingendo alle vaste riserve della Siberia occidentale, la Russia migliorerà la sua capacità di deviare i flussi di gas verso l’Asia, invece che verso l’Europa. Insieme al gasdotto, la Russia dovrebbe aumentare le esportazioni di GNL in Cina, mentre la prima tranche del progetto Arctic LNG-2 si prepara ad iniziare le operazioni.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su