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Ecco come l’Italia si sta liberando sempre di più dal gas russo

Matteo Villa, head of Data Lab dell’ISPI, ha scritto su Twitter che “in un anno l’Italia è passata da pagare 13 miliardi di euro per il gas russo a soli 2 miliardi. Undici miliardi in meno a disposizione della Russia per finanziare l’invasione”

L’Italia, a partire dal maggio 2022, ha iniziato ad importare GNL dalla Russia. Nel primo trimestre 2023 le importazioni da Mosca hanno contato per il 3% sulle importazioni totali di GNL del nostro Paese. L’Italia importa gas anche attraverso il TAP, il gasdotto che parte dall’Azerbaigian e passa attraverso la Grecia e, secondo Eurostat, nel gennaio 2023 ha importato circa 750 milioni di metri cubi di gas dal Paese caucasico.

Come ha scritto Ana Maria Jaller-Makarewicz, Energy Analyst Europe dell’IEEFA (Institute for Energy Economics and Financial Analysis), “non è chiaro se il GNL russo venga riesportato in Italia da altri Paesi. Se l’Italia vuole tenere fede al suo impegno di smettere di importare gas dalla Russia, deve necessariamente rintracciare l’origine del GNL che importa dalla Spagna e attraverso il gasdotto TAP”.

L’ITALIA E LA DIPENDENZA DAL GAS RUSSO

Il nostro Paese vuole infatti ridurre la sua dipendenza dal gas russo e, per farlo, ha progettato e costruito dei nuovi terminal GNL e firmato nuovi accordi sul gas. Nel marzo scorso la nave FSRU Golar Tundra è giunta al porto di Piombino con l’obiettivo di aiutare l’Italia a diversificare gli approvvigionamenti di gas e ridurre ulteriormente la dipendenza da Mosca. Il 21 marzo il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha affermato che “l’Italia sarà indipendente dal gas russo entro il 2023”.

IL COMMENTO SUL GAS RUSSO DI MATTEO VILLA DELL’ISPI

Ieri sulla questione è intervenuto anche l’head of Data Lab dell’ISPI, Matteo Villa, che su Twitter ha scritto: “il ricatto del gas russo è (quasi) finito. Nel giro di un solo anno, l’Italia è passata da pagare 13 miliardi di euro a Mosca per il suo gas, a soli 2 miliardi”, quindi ci sono “11 miliardi in meno a disposizione della Russia per finanziare l’invasione”.

Il dirigente dell’ISPI ricorda che, “se nel 2021 l’Italia aveva pagato 25 miliardi di euro per tutto il suo gas naturale, nel 2022 il gas ci è costato 69 miliardi. Già da quest’anno però torneremo a pagare molto meno. Nell’estate dell’anno scorso avevo previsto che ci sarebbero voluti 2-3 anni prima che i prezzi tornassero ai livelli attuali. Un inverno decisamente mite, però, ci ha dato una grossa mano a velocizzare il processo di uscita”.

La crisi non è ancora finita ma, prosegue Villa, “penso sia il caso di prendere atto del fatto che il ricatto di Mosca sul gas non morde più come ha fatto nel 2022. Insomma, la strategia di Mosca era prevedibile e intelligente: far sentire all’Europa quanto costa mettersi contro un gigante energetico che, in tempi di pace, le forniva gas in quantità, schiacciando verso il basso i prezzi. Ci sarebbe stato da tener duro. Lo abbiamo fatto”.

IL LIVELLO DEGLI STOCCAGGI DI GAS

Intanto, gli stoccaggi di gas dell’Unione europea ad oggi sono pieni al 98,44% della capacità, con quelli dell’Italia che registrano un livello del 98,25%.

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