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Perché l’Europa, anche senza il gas russo, può guardare all’inverno con serenità

Parte della riduzione della domanda di gas è stata determinata dal fatto che l’Europa ha aumentato la dipendenza dalle rinnovabili. Wood Mackenzie prevede che l’Europa quest’anno installerà 56 GW di nuova capacità, sufficienti a sostituire 18 miliardi di metri cubi di gas
Gli elevati livelli di stoccaggio del gas, i prezzi dell’energia più bassi e le nuove fonti di combustibile fanno sì che l’Europa si avvii verso un secondo inverno con un quantitativo di gas russo scarso in una posizione più comoda rispetto al 2022. Dopo decenni di dipendenza dalla Russia per la fornitura di gas a basso costo, il ripristino di questa dipendenza è diventato più improbabile che mai, in seguito delle esplosioni che lo scorso anno colpirono i gasdotti Nord Stream che, sotto il Mar Baltico, collegano la Russia alla Germania.
Secondo l’Oxford Institute for Energy Studies, nel 2021, prima dell’invasione russa dell’Ucraina, il gasdotto Nord Stream 1 rappresentava il 15% delle importazioni di gas in Europa. Un secondo gasdotto – il Nord Stream 2 – era stato pianificato, ma mai attivato. Al momento dell’attacco, i prezzi del gas europeo erano tre volte più alti rispetto all’invasione dell’Ucraina, e le industrie stavano tagliando la produzione per contenere i costi del gas.
COME SOSTITUIRE IL GAS RUSSO
Adesso i prezzi sono molto più bassi: il TTF – il benchmark europeo del gas – viene scambiato a circa 40 euro rispetto ai 180 euro di un anno fa. I politici e l’industria rimangono sensibili ai rischi legati ai prezzi, poiché le economie sono fragili e l’inflazione elevata, ma affermano di aver affrontato la capacità della Russia di aggravare il problema. “Il nostro rischio più grande era che la Russia potesse manipolare i nostri mercati energetici, ma non hanno più questa leva”, ha spiegato il commissario europeo per l’Energia, Kadri Simson.
L’Ue – ha detto Simson – ha rapidamente migliorato la propria capacità di trasportare forniture alternative. Prima dell’invasione dell’Ucraina, la Russia inviava ogni anno circa 155 miliardi di metri cubi di gas in Europa, principalmente tramite gasdotti.
IN UE IMPORTAZIONI DI GAS IN CALO
Nel 2022 le importazioni di gas in Ue sono scese a 60 miliardi di metri cubi, e l’Ue prevede che quest’anno scenderanno a 20 miliardi di metri cubi. Per far fronte al deficit si è dovuto affrontare il problema della domanda e dell’offerta. Dal lato dell’offerta, la Norvegia ha sostituito la Russia come principale fornitore di gasdotto dell’Ue e le importazioni di GNL sono aumentate, guidate dalle forniture dagli Stati Uniti.
Lo scorso anno sono stati aperti nuovi gasdotti per trasportare gas non russo in Grecia e Polonia. La Finlandia, la Germania, l’Italia e l’Olanda hanno aperto dei terminal di importazione di GNL e altri sono previsti in Francia e in Grecia.
La Germania, in passato il maggiore acquirente europeo di gas russo, si è concentrata particolarmente sulle nuove infrastrutture. Berlino – ha ricordato l’analista di materie prime della SEB, Ole Hvalbye – ha aperto 3 navi galleggianti di stoccaggio e rigassificazione (FSRU) in grado di importare l’equivalente del 50%-60% dei 55 miliardi di metri cubi/anno che il gasdotto Nord Stream 1 utilizzava per convogliare il gas dalla Russia. Inoltre, per sostenere le forniture, l’Ue ha iniziato ad acquistare congiuntamente gas non russo.
La Germania ha introdotto poi delle norme che impongono ai Paesi di condividere il gas con i loro vicini in caso di crisi, e ha concordato degli obblighi legali per i Paesi di riempire gli stoccaggi di gas. Secondo i dati di Gas Infrastructure Europe, gli stoccaggio ora sono pieni al 95% in tutta l’Unione europea e, quando raggiungeranno il limite della capacità, dovrebbero coprire circa un terzo della domanda invernale di gas Ue.
LA DOMANDA DI GAS IN EUROPA E IL RUOLO DELLE RINNOVABILI
Un fattore importante per evitare carenze energetiche è stato il crollo della domanda causato dai prezzi elevati, sebbene anche le politiche Ue e del governo abbiano promosso il risparmio energetico. Il clima ha avuto un ruolo determinante, poiché un inverno caldo ha reso relativamente facile utilizzare meno energia per il riscaldamento, e l’Europa all’inizio del 2023 è uscita dalla sua stagione di punta per la domanda di gas con gli stoccaggi insolitamente pieni, rendendo più facile ricostituirli quest’anno.
A parte le incertezze sulle condizioni meteorologiche di quest’inverno, alcuni analisti affermano che la conseguenza del ridotto utilizzo di energia potrebbe essere una contrazione permanente dell’attività industriale dell’Unione europea.
Secondo la Banca centrale tedesca, la Germania, dovrà contrarsi in questo trimestre, poiché l’industria è in recessione. Energy Aspects stima che l’8% della domanda media di gas industriale 2017-2021 di Belgio, Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Olanda e Spagna entro il 2024 potrebbe scomparire definitivamente. “L’Europa è riuscita a sostituire il gas russo, ma in realtà ciò è stato possibile solo a scapito di un’attività economica più ampia”, ha affermato Tom Marzec-Manser, responsabile analisi gas dell’ICIS.
Parte della riduzione della domanda di gas è stata determinata da una transizione più positiva, in quanto l’Europa ha aumentato la propria dipendenza dalle energie rinnovabili. Wood Mackenzie prevede che l’Europa quest’anno installerà 56 GW di nuova capacità di energia rinnovabile, sufficienti a sostituire circa 18 miliardi di metri cubi di gas.
ANALISTI: I MERCATI DEL GAS SONO RIGIDI
Passando ai prossimi mesi invernali, Gergely Molnar, analista del gas dell’AIE, ha affermato che “l’Europa si trova in una posizione abbastanza confortevole”. Gli analisti ritengono improbabile un ritorno ai prezzi record dello scorso anno, che nell’agosto 2022 raggiunsero il picco di 343 euro/MWh. A livello globale, però, i mercati del gas sono insolitamente rigidi, il che comporta il rischio che l’Europa possa affrontare dei picchi di prezzo a seconda delle condizioni meteo eccezionali o di eventuali ulteriori shock nell’offerta, come il taglio da parte della Russia del gas e GNL rimanenti che continua a fornire all’Europa.
Qualsiasi picco di questo tipo aumenterebbe la pressione sui politici quando l’Ue, la Gran Bretagna, la Polonia e l’Olanda affronteranno le elezioni, nel 2024, in cui si prevede che la crisi del costo della vita sarà una questione dominante. Questi Paesi potrebbero ritrovarsi di nuovo a cercare fondi per aiutare i cittadini con le bollette energetiche e per incentivare un maggiore riempimento degli stoccaggi, il cui costo si ritiene sia stato di molti miliardi. “Si tratta di costi molto inferiori rispetto all’estate 2022, ma potrebbe comunque costare miliardi di euro”, ha affermato Jacob Mandel, associato senior di Aurora Energy Research.