Il talk di RCS Academy “Fonti Alternative & Green Transition” è stata un’occasione di confronto tra imprenditori, manager e rappresentanti delle istituzioni su numerosi aspetti del settore energetico
Transizione ecologica ed energie alternative, investimenti dell’industria e trasformazione di processi industriali, infrastrutture e tecnologia, soluzioni di ottimizzazione dei consumi energetici e innovazione verso la riduzione di CO2. Di questi temi si è discusso nella mattinata di oggi durante l’evento di RCS Academy “Fonti Alternative & Green Transition”, che ha coinvolto imprenditori, manager e rappresentanti delle istituzioni.
Pichetto: le rinnovabili sono il cuore della strategia energetica italiana
“Le rinnovabili – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin – sono il cuore della strategia energetica italiana perché è l’obiettivo che dobbiamo mantenere al 2030, ribaltare il rapporto che abbiamo rispetto ai combustibili fossili. Se riusciamo a far crescere le rinnovabili potremo intervenire da qui al 2030 sul prezzo finale dell’elettricità. Finché non riusciremo a far pesare di più le rinnovabili nel mix energetico, rischiamo di avere dei prezzi dell’energia molto più alti dei nostri competitor, che sono i grandi Paesi europei come Francia, Spagna e Germania”.
“L’obiettivo di ribaltare il rapporto due terzi di fossili e un terzo di rinnovabili dobbiamo mantenerlo – ha aggiunto Pichetto -, dobbiamo arrivare al 2030 ad avere due terzi di rinnovabili e un terzo di fossili. Per farlo dobbiamo agire implementando le rinnovabili che già possediamo, come l’idroelettrico e il geotermico, e con le nuove rinnovabili, come il solare, l’eolico e l’idrogeno, quando arriverà”.
Pichetto: il gas determina il prezzo dell’elettricità nel 70% dei casi
“Il disaccoppiamento non è possibile farlo come singolo Paese, perché un Paese come il nostro ha troppe interconnessioni, e quello dell’energia elettrica è un mercato che viaggia a minuti e a secondi. In questo momento, ad esempio, potremmo star vendendo la nostra energia alla Germania o ad altri Paesi e fra mezz’ora la situazione potrebbe essere opposta, potremmo essere noi a stare importando energia”.
Per Pichetto “dev’esserci un meccanismo di incrocio completo. Il prezzo viene determinato attraverso uno strano meccanismo che per molti anni ci ha avvantaggiati, che è dato dal momento peggiore con l’impianto peggiore: il momento peggiore in genere è verso le ore 17-18, e gli impianti che determinano il maggior prezzo sono quelli che utilizzano fonti fossili. Ciò significa che il gas, che produce il 40% della nostra energia elettrica, determina il prezzo nel 70% dei casi. Questa è l’amara realtà che dobbiamo riuscire a ribaltare, aumentando le nostre rinnovabili. Poi, a livello europeo, dovremmo trovare dei meccanismi diversi di disaccoppiamento che stiamo studiando con l’Unione europea, ma bisogna mettere d’accordo tutti i Paesi”.
Pichetto: eventuale ritorno del gas russo sul mercato abbasserebbe il prezzo
“L’Italia a livello di quantità non ha bisogno del gas russo. La difficoltà ci ha portati ad aumentare le forniture e ad avere a pieno regime o quasi la pipeline che ci porta il gas dall’Algeria. Abbiamo poi il gas che arriva dalla Libia, dall’Azerbaigiane tramite il TAP e lo prendiamo anche da Nord, dalla Norvegia”.
“Se – ha aggiunto Pichetto – a livello internazionale ci sarà una nuova immissione di gas russo, anche se non arrivasse né all’Italia né a molti Paesi europei, sicuramente avrà un impatto sui prezzi, perché un aumento dell’offerta generalmente porta ad una diminuzione del prezzo, e questo potrebbe avvantaggiare tutti”.
Vigliotti (BEI): il 50% delle nostre attività è dedicato all’azione climatica
“La BEI – ha spiegato Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della Banca Europea per gli Investimenti – è la banca che dal 1995 ha aderito pienamente all’Accordo sul clima di Parigi e ha stabilito una roadmap molto precisa a supporto dell’azione conto il cambiamento climatico. È una strada che abbiamo iniziato per primi rispetto ad altre banche multilaterali di sviluppo e ad altre istituzioni finanziarie”.
“Non penso – ha aggiunto Vigliotti – che questo sia il momento di cambiare strategia. Dobbiamo lavorare sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica è una strada di non ritorno. Il costo delle rinnovabili si sta riducendo sempre di più. Resta il tema del disaccoppiamento, su cui tutti stanno lavorando. L’obiettivo della sostenibilità ambientale resta uno dei nostri obiettivi principali, e almeno il 50% delle nostre attività è dedicato all’azione climatica”.
Fabbri (Ansaldo): il consumo di elettricità è diminuito perché le aziende chiudono
“L’energia è un qualcosa che va prodotta nella stessa quantità di quanta se ne consuma, in ogni secondo della giornata, tutti i giorni l’anno. Il mix energetico è importante: abbiamo bisogno delle rinnovabili, ma abbiamo bisogno anche di energie programmabili”. Lo ha dichiarato Fabrizio Fabbri, amministratore delegato di Ansaldo Energia.
“In Italia – ha aggiunto Fabbri – abbiamo centrali con cicli combinati tra i più efficienti al mondo, con rendimenti altissimi. Oggi funzionano col gas naturale, perché ha il prezzo più accessibile, ma un domani potranno funzionare a idrogeno. Se l’ideologia è quella di dire ‘’acceleriamo solo su una parte del mix’, gli effetti li abbiamo sotto gli occhi: siamo in recessione industriale da più di 24 mesi e il consumo di energia elettrica è diminuito perché le aziende chiudono, anche silenziosamente, soprattutto quelle più piccole”.
Salerno (RINA): la CCS è la tecnologia di transizione più rapida da utilizzare
Per Ugo Salerno, presidente di RINA, “lo sviluppo dell’intelligenza artificiale potrebbe arrivare anche in Europa. L’IA è fondamentale perché, se si parla di efficienza energetica e di capacità di studio, grazie all’IA possiamo fare tantissime cose, tra cui ad esempio la cattura della CO2”.
“La CCS – ha aggiunto Salerno – è la tecnologia di transizione più rapida da utilizzare, perché ci consente di agire subito. Altre tecnologie richiedono più tempo, il nucleare richiederà 8-10 anni prima di dare un reale apporto. Riguardo la CCS, Eni sta utilizzando l’intelligenza artificiale per analizzare i pozzi in cui andrà a mettere la CO2 catturata, per capire la capacità geologica di questi pozzi di trattenere la CO2.
Stangalino (Edison): ci sono 18.000 MW di solare e 4.000 MW di eolico autorizzati
“Ad oggi la transizione sta accelerando, ma va cavalcata con accortezza”, ha affermato Marco Stangalino, Executive vicepresident Power Asset di Edison, che ha aggiunto: “ci sono state delle oscillazioni: negli anni scorsi c’è stato un blocco delle autorizzazioni, mentre negli ultimi 2 anni se ne sono sbloccate moltissime. Oggi abbiamo 18.000 MW di fotovoltaico e 4.000 MW di eolico autorizzati, quindi bisognerà mettere a terra questi investimenti”.
“Noi come Edison stiamo investendo 500 milioni di euro e abbiamo 400 MW di cantieri aperti. Di recente sono arrivati oltre 1.000 MW di decreti VIA abbiamo previsto 1,5 miliardi di investimenti nei prossimi 18-24 mesi. Bisogna fare sistema, avere delle filiere e avere la capacità che tutti remino nella stessa direzione. Ci sono alcune tecnologie che vanno in aiuto di altre, come i sistemi di accumulo, e anche le reti elettriche sono fondamentali”.
Pastorello (Acea): dobbiamo capire come abilitare la transizione idrica
“Un euro investito in un’infrastruttura idrica ha un moltiplicatore sul valore produttivo di 2,5 volte, capiamo che l’infrastruttura idrica è un’opera portante del nostro Paese”. Così Marco Pastorello Chief Transformation Officer di Acea. “Di acqua – ha proseguito – si parla poco, ma l’acqua impatta sia direttamente che indirettamente sul 70% del nostro PIL. L’acqua è una risorsa che impatta sui lavori un po’ di tutti gli altri settori. Produrre idrogeno verde consuma molta acqua: secondo una stima, al 2050 l’acqua necessaria per produrre idrogeno verde sarà pari al consumo complessivo dell’intero Portogallo. Oggi, oltre alla transizione energetica, è importante capire anche come abilitare la transizione idrica”.
Gozzi (Federacciai): sulla siderurgia siamo più avanti di altri Paesi, ma paghiamo di più per l’energia
“La siderurgia italiana non sta vivendo un momento semplice: c’è una caduta della domanda, e quindi una caduta dei prezzi”, ha spiegato il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi. “Siamo in una fase di difesa, che si basa sul mantenimento di una grade efficienza del nostro sistema siderurgico, che è molto più avanti del resto della siderurgia europea, perché nessun altro Paese produce l’85% dell’acciaio con il forno elettrico, invece che con carbone o con altri forni”.
“La siderurgia italiana – ha aggiunto Gozzi – è quasi del tutto decarbonizzata, e questo rappresenta un grande vantaggio competitivo rispetto agli altri Paesi. Siamo una siderurgia molto efficiente, che con la sua efficienza compensa gli extra costi, soprattutto quello energetico, visto che i siderurgici italiani pagano l’energia il doppio rispetto ai francesi e gli spagnoli e un terzo in più di quanto la pagano i tedeschi”.