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decreto Salva casa

Ecco perché il decreto Salva Casa resta fermo al palo

Il cosiddetto decreto “Salva Casa” è un intervento legislativo considerato molto interessante dagli addetti ai lavori e dai proprietari di immobili, che intendono regolarizzare le eventuali lievi difformità edilizie o “abusi minori” presenti nei fabbricati

A fine gennaio sono state pubblicate le linee guida del decreto “Salva Casa”, varato dal ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, a maggio 2024. Ciononostante, il decreto continua ad incontrare difficoltà applicative e la sanatoria delle piccole difformità edilizie, per sbloccare il mercato immobiliare, resta difficile.

Le ragioni sono molteplici: da un lato vi sono ancora delle lacune e dei dubbi interpretativi, inoltre la normativa regionale e i Tribunali amministrativi in alcuni limitano la portata del decreto. Nonostante le pratiche di sanatoria non arrivino, il ministro Salvini è pronto a rilanciare con una mossa importante: riformare il Testo Unico sull’Edilizia del 2001.

COS’È IL DECRETO SALVA CASA

Il cosiddetto decreto “Salva Casa” è un intervento legislativo considerato molto interessante dagli addetti ai lavori e dai proprietari di immobili, che intendono regolarizzare le eventuali lievi difformità edilizie o “abusi minori” presenti nei fabbricati.

Il decreto vuole infatti fornire soluzioni concrete ai cittadini per proteggere le loro abitazioni dalla riduzione del valore immobiliare e dai fattori che possono ostacolare il trasferimento di proprietà in presenza di abusi o difformità.

DL SALVA CASA: IL PROBLEMA DEI MODULI

Secondo i tecnici che curano i progetti, il primo problema applicativo del decreto Salva Casa è l’assenza, a 9 mesi dal varo del decreto, dei nuovi moduli unificati e standard per la richiesta dei titoli edilizi: Scia, Scia in sanatoria, Cila e permesso di costruire. Questi infatti devono essere aggiornati alle nuove norme, ma la decisione della Conferenza unificata non è ancora arrivata.

Senza i moduli non funzionano neanche le piattaforme telematiche, così alcune Regione e Comuni stanno realizzando una propria modulistica. I tecnici sono restii ad avanzare le nuove istanze per certificare, dal punto di vista legale, lo stato legittimo dell’immobile in base alle nuove regole.

LA QUESTIONE DELLE SOVRINTENDENZE

Un altro problema riguarda la sanatoria delle piccole difformità nelle aree vincolate. Il decreto Salvini prevede la possibilità di ottenere l’autorizzazione paesaggistica postuma, al momento della regolarizzazione dell’abuso. Le Sovrintendenze però sono titubanti, e hanno scelto di non pronunciarsi sulle singole pratiche, ricorrendo al silenzio-assenso dopo 90 giorni dal ricevimento dell’istanza. Molti professionisti, però, oltre a banche e notai, non si fidano degli atti realizzati con questa procedura.

LA NORMATIVA DI REGIONI E COMUNI

Vi è poi una questione che riguarda la normativa di alcune regioni: in Sardegna, ad esempio, non si applicano le norme sui requisiti minimi per l’abitabilità, quindi niente da fare per i mini appartamenti da 20 metri quadri previsti nel decreto. Stessa cosa per le altezze minime dei soffitti, che in Sardegna possono essere ridotte da 2,70 a 2,40 metri solo in casi particolari.

LA RIFORMA DEL TESTO UNICO DELL’EDILIZIA

Ecco quindi spiegato perché il decreto Salva Casa stenta a decollare. Il ministro Salvini, per uscire dall’impasse, punta a riscrivere il Testo Unico dell’Edilizia del 2001. Da pochi giorni il ministro ha chiuso la consultazione con i professionisti, che chiedono numerosi interventi, tra cui la revisione degli interventi edilizi, dei titoli abilitativi, la definizione puntuale delle difformità e l’istituzione del fascicolo del fabbricato.

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