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Mar Nero gas

Ecco perché il gas offshore del Mar Nero può rafforzare la sicurezza energetica dell’Unione europea

Con una capacità di circa 8 miliardi di metri cubi all’anno, il progetto Neptun Deep emerge come una fonte cruciale di gas per l’Europa

In un’epoca in cui la sicurezza energetica diventa cruciale per l’Europa, tra tutte le sfide poste dalla guerra della Russia in Ucraina, lo sfruttamento del gas della Romania dalle profondità del Mar Nero può costituire un fattore rilevante nel rafforzamento dell’approvvigionamento energetico, per i Paesi della regione e per l’intera Unione europea.

L’Ue sta cercando delle soluzioni per la transizione sostenibile e la sicurezza energetica, e il ruolo della Romania acquista un’importanza crescente, man mano che si avvicina la scadenza del 2027, quando il Paese dell’Est Europa diventerà il primo produttore di gas naturale del continente. Bucarest deve quindi intraprendere una nuova fase del suo sviluppo economico, perseguendo allo stesso tempo gli obiettivi climatici dell’Unione europea.

IL PROGETTO NEPTUNE DEEP

In quest’ottica, il progetto di produzione di gas Neptun Deep ha un ruolo cruciale. Il gas naturale del Mar Nero non dovrebbe essere visto superficialmente in Romania semplicemente come una questione commerciale o come un obiettivo di dibattiti ecologici. Essendo una vera risorsa per la crescita economica nazionale, il gas offshore estratto dal Mar Nero costituirà, per i prossimi decenni, un tassello centrale nel puzzle della sicurezza energetica europea.

Recentemente – scrive il sito Politico -, in una presentazione del progetto Neptun Deep al Parlamento europeo, si è sottolineata l’idea che la produzione offshore di gas nel Mar Nero rappresenta una base significativa per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico nella regione. Sfruttando le risorse del Mar Nero, l’Europa compie dei passi importanti nel ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia – soprattutto dalla Russia – e garantire l’indipendenza regionale.

Con una capacità di circa 8 miliardi di metri cubi all’anno, il progetto di produzione di gas offshore nel Mar Nero emerge quindi come una fonte cruciale di gas per l’Europa. Un’iniziativa che, tra l’altro, è in linea con gli obiettivi del programma REpowerEU, che mirano a ridurre la dipendenza dalle importazioni dalla Russia e a sostenere la transizione energetica verso fonti più sicure e pulite. Inoltre, sostituendo il carbone e fornendo una risorsa costante per integrare l’energia rinnovabile, il progetto Neptun Deep aumenta significativamente gli sforzi per la decarbonizzazione.

IL MAR NERO E LA DIPENDENZA DAL GAS

La produzione di gas naturale dai fondali profondi del Mar Nero è la chiave per ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas e, cosa ancora più importante, per consolidare la sicurezza energetica dell’intera comunità europea. Ridurrà la vulnerabilità alle fluttuazioni del mercato globale e fornirà risorse essenziali per una transizione verso fonti energetiche verdi, in modo equo e sostenibile per i cittadini, lo Stato e gli investitori nella produzione di energia.

Importanti investimenti di circa 4 miliardi di euro nella fase di sviluppo del progetto Neptun Deep preannunciano una produzione considerevole di circa 100 miliardi di metri cubi di gas. Questo sfruttamento promette non solo ingenti entrate statali sotto forma di tasse e royalties, ma anche l’opportunità di indirizzare questi fondi verso settori chiave dell’economia e della società rumene.

APPROVVIGIONAMENTI ESTERI E SICUREZZA ENERGETICA IN EUROPA

Finora quest’anno le importazioni di gas russo nell’Ue sono diminuite di circa un terzo rispetto a prima dell’inizio della guerra della Russia in Ucraina. Secondo i dati Eurostat, nel terzo trimestre 2021 il 39% del gas Ue proveniva da Mosca, mentre due anni dopo, nel terzo trimestre 2023, la quota è scesa al 12%. Il 31 agosto 2022, Mosca ha sospeso le consegne in Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1 per quelli che sarebbero dovuti essere tre giorni di manutenzione ordinaria ma, da allora, il gasdotto è rimasto offline.

Secondo un rapporto pubblicato nell’ottobre 2023 dal Gas Exporting Countries Forum (GECF), l’Algeria oggi è il secondo fornitore di gas naturale dell’Europa, con una quota del 20% delle esportazioni via gasdotto verso l’Ue tra gennaio e settembre 2023. Il primo fornitore è la Norvegia, con il 54% di gas naturale esportato verso l’Europa; al terzo posto la Russia, che rappresenta il 17% delle esportazioni verso l’Europa tramite gasdotto.

IL GAS CHE ARRIVA IN ITALIA

Nel 2023 il 51% dei 63,4 miliardi di metri cubi di gas immessi in rete in totale nel nostro Paese (il 45% nel 2022, il 37% nel 2021 e il 20% nel 2020) è arrivato attraverso i gasdotti Transmed, TAP e Greenstream. Se il gas prima  arrivava in prevalenza da Nord e il primo fornitore era la Russia (il 33% degli approvvigionamenti nel 2021, poi il 13% nel 2022 e il 2% nel 2023), oggi arriva soprattutto dal Sud, e in particolar modo dall’Algeria (33% degli approvvigionamenti, contro il 29% del 2022)

L’ACCORDO TRA GERMANIA E ALGERIA

Lo scorso 8 febbraio Germania ed Algeria hanno siglato un accordo per la fornitura di gas. Il contratto a medio termine – tra una filiale del trader VNG AG e la società statale algerina Sonatrach – prevede che la Germania riceverà gas dal Paese nordafricano. Grazie all’accordo siglato dalla Germania l’esportazione coinvolgerà anche l’Italia, che è collegata attraverso il gasdotto Transmed, tra Tunisia e Mazara del Vallo, rappresentando così il primo tassello del progetto di “hub del gas” di cui il governo italiano parla da mesi.

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