Secondo una simulazione dei ricercatori del Cluster of Excellence Integrated Energy Systems (CINES) di Francoforte, anche nello scenario di domanda più elevata, solo il 10% dell’idrogeno dovrebbe essere importato, ad esempio dal Nordafrica
Secondo i ricercatori del Cluster of Excellence Integrated Energy Systems (CINES) di Francoforte, la domanda prevista di idrogeno verde in Europa potrà essere in gran parte coperta dalla produzione interna. I ricercatori hanno analizzato gli scenari di una domanda bassa (700 terawattora nel 2050), media e alta (2.800 TWh) in Europa nel 2050, e hanno concluso che, anche nello scenario di domanda più elevata, solo il 10% dovrebbe essere importato, ad esempio dal Nordafrica.
RENDERE L’IDROGENO VERDE IN EUROPA COMPETITIVO
Secondo il ricercatore Tobias Fleiter, l’idrogeno verde prodotto in Europa potrebbe restare competitivo rispetto alle importazioni, se il sistema energetico verrà costruito correttamente. “I costi di trasporto aggiuntivi dal Nordafrica e dal Medio Oriente compensano i bassi costi di produzione lì”, ha spiegato.
In tutti gli scenari, gli elettrolizzatori necessari per produrre il combustibile inizialmente verrebbero costruiti in siti di energia eolica con costi di produzione di elettricità favorevoli, in particolare al largo delle coste di Gran Bretagna, Norvegia, Germania nord-occidentale e Francia. A lungo termine, si aggiungeranno località soleggiate nell’Europa meridionale, soprattutto nella penisola iberica, nei Balcani e in Italia.
UN ELEMENTO ESSENZIALE PER LA DECARBONIZZAZIONE
Nella lotta al cambiamento climatico, l’idrogeno prodotto con energia rinnovabile è considerato essenziale per la decarbonizzazione di settori con emissioni particolarmente elevate, come l’industria pesante e l’aviazione. Lo scenario di basso livello ipotizzato dai ricercatori per la domanda di idrogeno in Europa nel 2050 è di 700 TWh, che include il consumo previsto di idrogeno per il calore dei processi industriali, le centrali elettriche, il teleriscaldamento e il traffico aereo intraeuropeo, che altrimenti sarebbero difficili da elettrificare.
I DUBBI SUL RUOLO DELL’IDROGENO VERDE
Molti esperti dubitano che l’idrogeno verde svolgerà il ruolo importante sostenuto da molti rappresentanti dell’industria e governi. Ciò è dovuto a fattori come i costi, la disponibilità di altre alternative e le limitazioni legate alle proprietà fisiche del gas, come la sua densità di energia volumetrica relativamente bassa.
La Germania ha deciso di diventare leader mondiale nelle tecnologie dell’idrogeno e il governo ha elaborato una strategia nazionale per raggiungere queste ambizioni. Il governo tedesco ha dichiarato che, in futuro, il Paese dovrà importare in gran parte l’idrogeno a causa delle condizioni locali sfavorevoli per la produzione di elettricità rinnovabile. Berlino sta costruendo una rete centrale dell’idrogeno partendo da vecchi gasdotti e nuove infrastrutture, con l’obiettivo di far circolare il combustibile nel 2025.
IL CONVEGNO A ROMA SUL SOUTH H2 CORRIDOR
Nel frattempo, ieri a Roma, nella sede di Confindustria, si è svolto il convegno “Le imprese italiane e la sfida del SoutH2Corridor”, organizzato da Confindustria in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Il convegno ha visto la partecipazione delle istituzioni e di molte associazione di settore del sistema confindustriale, che hanno discusso delle opportunità per il Sistema Paese collegate al Corridoio Meridionale Idrogeno.
Il South H2 Corridor è il progetto transnazionale per una infrastruttura di trasporto dell’idrogeno che, connettendo i centri di potenziale consumo italiani e centro-europei, potrà anche abilitare all’importazione di idrogeno verde, prodotto a costi competitivi nell’Africa mediterranea.
Nel corso dell’evento è stato approfondito il ruolo del Corridoio nell’ambito della strategia italiana e la rilevanza della regolazione per lo sviluppo delle infrastrutture di trasporto dell’idrogeno. Si è discusso inoltre delle potenzialità non solo legate all’approvvigionamento degli off-taker nazionali, ma anche alle possibili collaborazioni industriali con i Paesi del Nordafrica, sia per la realizzazione di impianti locali di produzione sostenibile di idrogeno, sia per l’esportazione di know-how tecnologico.