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Ecco perché Stati Uniti, Europa e Cina domineranno la fornitura di idrogeno

Nell’Hydrogen Supply Outlook, BNEF prevede che la fornitura annuale aumenterà di 30 volte, arrivando a 16,4 milioni di tonnellate. Gli Stati Uniti dovrebbero rappresentare il 37% della produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio entro il 2030, seguiti da Europa e Cina, rispettivamente con il 24% e il 19%

Secondo BloombergNEF, entro la fine del decennio gli Stati Uniti, l’Europa e la Cina domineranno la fornitura globale di idrogeno a basse emissioni di carbonio, spinti da un forte sostegno normativo e da ambiziosi obiettivi di crescita. Entro il 2030, i tre mercati rappresenteranno l’80% della produzione globale di idrogeno pulito, la cui produzione riduce o cattura le emissioni di gas serra. Nel “Hydrogen Supply Outlook”, BNEF prevede che la fornitura annuale aumenterà di 30 volte, arrivando a 16,4 milioni di tonnellate. Gli Stati Uniti dovrebbero rappresentare il 37% della produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio entro il 2030, seguiti da Europa e Cina, rispettivamente con il 24% e il 19%, grazie al forte sostegno della politica interna, inclusi crediti d’imposta e i sussidi.

Regno Unito, Olanda, Spagna e Portogallo costituiranno la maggior parte della produzione in Europa. Secondo il rapporto, la pipeline di approvvigionamento della Cina invece resterà difficile da monitorare, a causa della mancanza di visibilità sui progetti e sugli obiettivi del governo.

L’USO DELL’IDROGENO NELLE DIVERSE INDUSTRIE

L’idrogeno è stato utilizzato per decenni in settori come la raffinazione del petrolio e i prodotti chimici, e quasi tutto è prodotto utilizzando gas naturale o carbone, il cosiddetto “idrogeno grigio”. Al contrario, l’idrogeno verde viene prodotto scindendo l’acqua utilizzando elettricità da fonti rinnovabili ed è considerato un combustibile a emissioni zero, mentre l’idrogeno blu è ottenuto da combustibili fossili, ma abbinato alla cattura e allo stoccaggio del carbonio.

Si prevede che la domanda di tutti i tipi di idrogeno quadruplicherà fino a raggiungere i 390 milioni di tonnellate entro il 2050, secondo il New Energy Outlook di BNEF, pubblicato all’inizio di questa settimana. Le industrie come il ferro e l’acciaio, l’aviazione e le spedizioni rappresenteranno una quota crescente.

LE PREVISIONI DI BNEF SULLA DOMANDA DI IDROGENO

La previsione è stata fatta nell’ambito di uno scenario di zero emissioni nette, in cui il riscaldamento globale è limitato a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, come richiesto dall’Accordo di Parigi.

Entro la fine del 2030 potrebbero diventare operativi circa 95 GW di elettrolizzatori, quasi 10 volte la capacità già approvata oggi. È probabile che questo metodo rappresenti quasi tutta la produzione nell’Asia del Pacifico in questo decennio. Secondo BNEF, però, è l’idrogeno blu a costituire la maggior parte della fornitura da parte dei produttori più grandi, come Stati Uniti e Regno Unito. 

LA BANCA DELL’IDROGENO DELL’UNIONE EUROPEA

Nell’Unione europea vengono prodotte milioni di tonnellate di idrogeno fossile utilizzando il gas naturale come materia prima, con il risultato di circa 12 tonnellate di emissioni di anidride carbonica per ogni tonnellata di idrogeno. La produzione di idrogeno utilizzando acqua ed elettricità rinnovabile può eliminare tali emissioni, ma attualmente costa sostanzialmente di più. Per colmare parte di questo divario di costi (o “premio verde”), l’Ue ha sviluppato la Banca Europea dell’Idrogeno (EHB), un meccanismo di sussidio per sostenere la produzione di idrogeno rinnovabile, con l’obiettivo di aumentare gli investimenti privati ​​all’interno dell’Ue e a livello globale.

IL SISTEMA PAY-AS-BID DELLA BANCA DELL’IDROGENO

La EHB è un meccanismo d’asta “pay-as-bid”, con i potenziali produttori di idrogeno che fanno delle offerte per un sussidio fisso per chilogrammo di idrogeno rinnovabile prodotto. Tutte le offerte devono includere delle prove credibili di accordi contrattuali preliminari con gli acquirenti. La prima asta si è chiusa lo scorso 30 aprile e ha assegnato 720 milioni di euro a 7 progetti sull’idrogeno rinnovabile, con ulteriori 2,2 miliardi di euro riservati per una seconda asta.

Le offerte vincenti sono state inferiori al previsto. Ciò significa che il fondo EHB può supportare volumi maggiori, anche se questi ultimi restano molto piccoli nel contesto degli obiettivi politici.

Delle offerte basse implicano anche che alcuni acquirenti sono disposti a pagare una quota elevata del premio verde per l’idrogeno rinnovabile rispetto al fossile. In particolare, le offerte vincenti provenivano tutte dalla penisola iberica o dai Paesi nordici, aree con risorse energetiche rinnovabili competitive. Ciò suggerisce un forte effetto di attrazione degli investimenti derivante dalla disponibilità di fonti rinnovabili.

L’AMBIZIONE POLITICA SUPERA LA REALTÀ DEL FINANZIAMENTO CONGIUNTO

Supponendo che i progetti vincitori vadano avanti e che delle offerte simili verranno presentate nella seconda tornata d’asta, entro la fine dell’anno, la dotazione di 3 miliardi di euro della EHB dovrebbe tradursi in una produzione annua di circa 0,7 milioni di tonnellate (Mt) di idrogeno rinnovabile entro il 2030 (con una capacità degli elettrolizzatori di 6 GW). Per fare un esempio, la Strategia UE sull’idrogeno 2020 fissa l’obiettivo di produrre 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile entro il 2030.

Il Consiglio europeo, nella revisione della direttiva sulle energie rinnovabili, ha concordato degli obiettivi settoriali specifici e vincolanti. Per l’industria (come ad esempio i produttori di ammoniaca), entro il 2030 il 42,5% della fornitura di idrogeno dovrà essere rinnovabile. I prodotti rinnovabili a base di idrogeno dovranno costituire almeno l’1% del carburante fornito al settore dei trasporti entro il 2030. Il think tank Bruegel ha calcolato che questi obblighi ammontano a circa 4 milioni di tonnellate della domanda di idrogeno pulito, sulla base dell’attuale domanda di carburante in questi settori. 

LE GRANDI AZIENDE PRIVATE INVESTIRANNO NELL’IDROGENO RINNOVABILE

Il costo di produzione dell’idrogeno rinnovabile in Europa supera quello dell’idrogeno fossile (basato sul gas naturale) tra i 4 e i 6 euro al chilogrammo. La EHB ha fissato un prezzo massimo di sovvenzione di primo livello pari a 4,50 euro/kg, più o meno equivalente al premio verde necessario per i progetti più competitivi. Tuttavia, le offerte vincenti sono state inferiori al 10%, con una media di 0,40 €/kg, il che significa che il restante 90% del premio verde è coperto dal consumatore finale e da qualche altro supporto dal lato dell’offerta. Da questi risultati si può dedurre che alcuni acquirenti europei sono disposti a pagare un premio sostanziale per l’idrogeno rinnovabile rispetto a quello fossile.

Questa è una buona notizia per due motivi: in primo luogo, dimostra che l’idrogeno rinnovabile non ha bisogno di raggiungere la parità di prezzo con l’idrogeno fossile (o addirittura avvicinarsi) per iniziare a sostituire volumi significativi dello storico fossile; in secondo luogo, l’onere di ridurre questo divario di costi non deve necessariamente essere sostenuto esclusivamente dai fondi pubblici.

Per fare un esempio, i prezzi delle offerte vincenti nell’asta EHB erano una frazione del sussidio di circa 11 €/kg per le offerte vincenti nell’ultima tornata d’asta sull’idrogeno rinnovabile del Regno Unito, e ben al di sotto del credito d’imposta statunitense di 3 dollari/kg, che è stato creato ai sensi dell’Inflation Reduction Act. Queste informazioni preliminari suggeriscono che l’Unione europea sta ottenendo un ottimo valore dai suoi fondi limitati. L’uso di un modello di asta competitiva aiuta, poiché i progetti ricevono “ciò di cui hanno bisogno”, piuttosto che “ciò che vogliono”. Un aiuto proviene anche dalle normative che richiedono ai consumatori di idrogeno fossile esistenti di passare al rinnovabile (come la direttiva RED).

I SOSTEGNI AL DI FUORI DELLA EHB E IL PRINCIPIO DI ADDIZIONALITÀ

Qui entrano in gioco due fattori: innanzitutto, i progetti europei ricevono ulteriore sostegno finanziario non proveniente dalla Banca Europea dell’Idrogeno. Dal 2025, i produttori di idrogeno rinnovabile saranno considerati come le loro controparti fossili nel sistema di scambio delle emissioni UE ETS. Di conseguenza, riceveranno un volume di quote di carbonio gratuito. I produttori di idrogeno fossile devono utilizzare le quote per compensare le loro emissioni, ma per i produttori di fonti rinnovabili che non hanno emissioni da dichiarare, queste quote possono essere vendute. L’azione è volta a creare condizioni di parità, consentendo al tempo stesso il funzionamento del prezzo del carbonio. Bruegel ha calcolato che i crediti potrebbero valere circa 0,7 €/kg sulla base dei recenti prezzi ETS, anche se il numero di crediti gratuiti assegnati inizierà ad essere gradualmente ridotto già a partire dal 2026.

In secondo luogo, le offerte vincenti di questa prima tornata d’asta dovrebbero essere operative entro il 2028, e quindi saranno esentate per 10 anni dall’obbligo di rispettare il “principio di addizionalità” per la produzione di energia elettrica rinnovabile. L’esenzione consente ai progetti di utilizzare capacità di elettricità rinnovabile precedentemente sovvenzionata, che comprende gran parte dell’investimento di capitale per un progetto sull’idrogeno rinnovabile. Questo costo aggiuntivo sarà rilevante per i progetti futuri, anche se è probabile che anche i vincitori della seconda tornata saranno esentati.

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