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Pitesai

Elezioni Emilia Romagna, effetto nazionale per le “trivelle”

Dovesse vincere Bonaccini, certamente uno dei primi effetti che produrrebbe, sarebbe la richiesta al governo Conte di sospendere la moratoria sulle trivelle

Energia Oltre vi aveva già raccontato come il tema delle estrazioni Oil&gas era entrato nella campagna elettorale per le regionali in Emilia Romagna.

Lungo la costa romagnola, in particolare nel ravennate,vi sono i più importanti bacini di idrocarburi italiani, alcuni già attivi con pozzi produttivi da anni, altri in itinere, non ancora sfruttati.

La moratoria del governo Conte 1 ha bloccato per 18 mesi le concessioni per i nuovi permessi di ricerca, in particolare proprio uno in Emilia Romagna di Eni che aveva programmato un investimento di 2 miliardi di euro in 4 anni in attività di sviluppo e mantenimento degli asset nell’offshore adriatico, il cui potenziale avrebbe consentito di raddoppiare la produzione dagli attuali 45 mila barili al giorno. La moratoria, però, ha bloccato tutto ed Eni ha avviato a Ravenna il piano di decomissioning delle piattaforme con un impegno economico di 150 milioni di euro in quattro anni. Il progetto prevedeva di raggiungere i 5 miliardi di metri cubi estratti all’anno in adriatico, più di 100mila barili equivalenti al giorno.

Altre ditte estere che erano presenti sulle piattaforme adriatiche hanno già chiuso i battenti.

La posizione del presidente Bonaccini su questo tema è sempre stata chiara. In linea con la politica e le azioni del governo del Pd quando era guidato da Matteo Renzi, ovvero quella espressa nel decreto Sblocca Italia (ancora in vigore, salvo appunto moratoria di 18 mesi) con la possibilità di ricerca e prospezione oltre le 12 miglia. Posizione ribadita da Bonaccini anche durante questa campagna elettorale.

Se la sfidante Borgonzoni non si è mai chiaramente espressa a riguardo, Matteo Salvini si è invece più volte dichiarato favorevole alle estrazioni.

Eppure diversi candidati del centrosinistra ricordano che proprio il governo Salvini ha firmato la moratoria. E che la Lega votò no al referendum Notriv, scritta sulle felpe che Salvini indossava in quei giorni.

Gli unici apertamente contrari in Emilia Romagna sono oggi i 5 stelle, se pure proprio il ministro dell’Ambiente Costa qualche settimana fa si è apertamente schierato a favore dell’estrazione del gas.

Ma il primo difensore del settore è un consigliere regionale uscente, del Partito Democratico. Gianni Bessi, candidato proprio nel collegio di Ravenna (al suo fianco nella stessa battaglia il sindaco della città De Pascale), autore anche di un saggio sul gas naturale.

Il quale ha condotto anche in questi mesi la sua campagna elettorale con la bandiera del si triv.; “Visto che Giuseppe Conte ha messo all’ordine del giorno una verifica dell’azione di governo a gennaio, spero, auspico e mi batterò nel Pd e con il Pd affinché il tema dell’energia e dell’oil&gas sia parte integrante di questa verifica. Cioè occorre finalmente delineare una politica industriale e una politica energetica per questo paese. Tutto questo richiede aziende all’avanguardia, la frontiera più avanzata in termini di ricerca, innovazione, tecnologie applicate. L’Emilia-Romagna e il distretto dell’oil&gas sono la nostra carta importante da giocare”.

“Al nostro Paese – dichiara Gianni Bessi nelle interviste di questi ultimi giorni di campagna elettorale – serve una nuova strategia, che rilanci un settore cruciale non solo per l’economia ma anche per la sicurezza nazionale. Se guardiamo a cosa sta avvenendo nel mondo vediamo che il tema energetico è al centro dei sommovimenti geopolitici e non a caso. Da tempo cerco di incoraggiare il Partito Democratico e il governo a prendere decisioni coraggiose in questo senso”.

“Smettere di inseguire un ecologismo di facciata o peggio, di opportunità, per utilizzare le risorse di gas naturale che sono presenti nei nostri giacimenti, come quello dell’Adriatico. E smettere di penalizzare un settore, quello dell’oil&gas che è uno dei nostri fiori all’occhiello. Eni aveva già previsto investimenti cospicui, che avrebbero portato benessere ai territori e alleggerito la nostra bolletta energetica, sulla quale in questo momento pesa il fatto che importiamo praticamente tutto il nostro fabbisogno di fonti energetiche. Il Polo Eni di Ravenna rischia la chiusura e non ci sono giustificazioni per chi crea disagi piuttosto che opportunità. Se il ministro Costa lo ha capito, può ben spiegarlo ai suoi colleghi.Non possiamo giocare a chi si mette la giacca da ecologista più appariscente. È tempo di passare dalle parole ai fatti scegliendo con convinzione la strada della produzione nazionale di gas e del sostegno alla più importante impresa partecipata dallo Stato”.

Nel programma del governo Conte 2 infatti è scritto: “Bisogna introdurre una normativa che non consenta, per il futuro, il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per estrazione di idrocarburi. In proposito, il Governo si impegna a promuovere accordi internazionali che vincolino anche i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo a evitare quanto più possibile concessioni per trivellazione”. Ma appunto, importanti governatori, esponenti di maggioranza, e persino il ministro Costa ora si dichiarano a favore.

E’ evidente dunque che l’esito delle elezioni emiliane avrà un rilievo nazionale.

Poiché, dovesse vincere Bonaccini, certamente uno dei primi effetti che produrrebbe, essendo le normative energetiche – nonostante le ricadute locali – di competenza nazionale, sarebbe la richiesta al governo Conte di sospendere la moratoria che vieta la concessione per la ricerca degli idrocarburi. E chiaramente non potrebbe essere ad regionem.

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