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Iran Petrolio

Energia, il futuro del petrolio in Iran dopo le sanzioni USA

Il Paese vuole aprire una nuova raffineria, costruire un nuovo oleodotto e favorire le relazioni internazionali per aumentare le esportazioni

 L’Iran sta organizzando il proprio futuro petrolifero a seguito delle sanzioni da parte degli Stati Uniti. Con l’aumento delle vendite e dei ricavi di petrolio nel 2021, l’Iran ha in programma di investire nella sua industria petrolifera aprendo una nuova raffineria, costruendo un nuovo oleodotto e favorendo le relazioni internazionali per aumentare le sue opportunità di esportazione. Sebbene le sanzioni statunitensi continuino a limitare le esportazioni di petrolio, ciò non impedisce al Paese di continuare il commercio dove possibile e di riorganizzare la sua economia dopo le sanzioni.

Di recente il presidente della National Iranian Oil Company (NIOC), Mohsen Khojasteh-Mehr, ha dichiarato che le entrate petrolifere sono aumentate in modo significativo nel 2021, supportate dagli investimenti del settore pubblico e privato nell’industria petrolifera del Paese. Negli ultimi mesi l’Iran ha visto un aumento delle sue vendite di petrolio greggio, di gas condensati e prodotti petrolchimici. Il ministro del petrolio, Javad Owji, la scorsa settimana ha affermato che il bilancio iraniano per l’anno, a partire da marzo, ha previsto vendite di petrolio di 1,2 milioni di barili al giorno, un obiettivo sostanziale considerando che la Cina è l’unico importatore di petrolio ufficialmente noto dell’Iran. È chiaro che il Paese mediorientale ha esportato petrolio a un ritmo crescente negli ultimi anni, tuttavia, a causa delle sanzioni statunitensi in corso, nessun altro Paese ha ammesso di importare petrolio iraniano.

LA RAFFINERIA DI PETROLIO SUPER PESANTE

L’Iran sta comunque investendo nella sua industria petrolifera aprendo una raffineria di petrolio super pesante nell’isola meridionale di Qeshm. Il presidente Ebrahim Raisi ha avviato la prima fase della raffineria di Qeshm da 220 milioni di dollari la scorsa settimana. Il nuovo impianto offre un’opportunità significativa per aumentare la produzione petrolchimica del Paese, con il greggio che arriva alla raffineria dai giacimenti petroliferi di Soroush e Nowruz. C’è il potenziale per trasformare 35.000 barili al giorno di greggio super pesante in una varietà di prodotti, tra cui bitume, nafta, diesel e olio leggero, e nei prossimi tre anni questa cifra potrebbe salire a circa 100.000 barili.

IL NUOVO OLEODOTTO STRATEGICO

Il governo sta pianificando anche un nuovo progetto di gasdotto: a gennaio la National Iranian Oil Refining and Distribution Company (NIORDC) ha firmato un accordo con la Bank Mellat per il finanziamento della costruzione di un oleodotto strategico per un periodo di 4 anni. Il gasdotto Tabesh – che sarà costruito per collegare le province di Kerman e Razavi Khorasan – dovrebbe misurare 948 km, per un costo di 425,1 milioni di dollari. Il prezzo include tre terminali e due stazioni di pompaggio. Il NIORDC punta a una capacità di trasporto totale di 150.000 barili al giorno di prodotti petroliferi, garantendo una maggiore sicurezza del carburante nell’est e nel nord-est dell’Iran. Il ministro del petrolio iraniano, Javad Owji, ha dichiarato che “senza questo oleodotto servirebbero dalle 800 alle 1000 petroliere per trasportare prodotti ogni giorno” e che “Il progetto è importante per alimentare centrali e industrie in questa regione, ma anche per esportare nei Paesi vicini, tra cui l’Afghanistan e il Pakistan”.

Come detto, però, l’Iran è fortemente limitato dalle sanzioni statunitensi, che riduce il potenziale di crescita del Paese. Iran e Stati Uniti continuano la loro situazione di stallo sulla ripresa dell’accordo nucleare del 2015 ma, nonostante la testardaggine da ambo i lati, entrambi i Paesi trarrebbero vantaggio da un eventuale accordo: per Biden comporterebbe dei progressi nella politica estera degli Stati Uniti dopo la rovinosa uscita dall’Afghanistan; per l’Iran, invece, significherebbe l’attenuazione del conflitto e, allo stesso tempo, il potenziale per rilanciare la sua economia grazie a maggiori entrate petrolifere e a un aumento del commercio generale.

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