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Ue promette 1,8 miliardi per batterie. Transizione italiana vale 32 miliardi. Orsini (Confindustria): “Nucleare necessario”

In arrivo 1,8 miliardi dall’Ue per i produttori di batterie europei. La transizione italiana vale 32 miliardi €. Orsini (Confindustria): “Nucleare necessario per abbassare bolletta nazionale”. La rassegna Energia

L’Unione Europea non vuole rallentare sulla transizione elettrica. Von der Leyen ha annunciato che l’Ue destinerà 1,8 miliardi di euro di aiuti in due anni ai produttori europei di batterie per rilanciare la filiera. “Creare campioni europei in settori critici come batterie elettriche, semiconduttori, intelligenza artificiale e dati, è la spina dorsale di un’industria automobilistica europea forte, competitiva e indipendente”, è il commento favorevole di Stellantis. Il nucleare farebbe scendere la bolletta nazionale generale da 33,5 a 18 miliardi di euro. “Il nucleare è una scelta necessaria, è una fonte di energia continuativa, a basso costo, prodotta nel nostro continente, consentirà di realizzare un mix energetico. Creeremo le condizioni per realizzarlo il prima possibile”, ha detto il ministro Adolfo Urso nel corso di una visita al centro Enea di Brasimone. La filiera italiana della transizione energetica vale 32 miliardi di euro, l’1,5% del PIL. Nel quinquennio 2019-2023 il fatturato è cresciuto del 70%, gli investimenti sono aumentati del 50%, gli occupati sono saliti del 16%, secondo i numeri del recente studio di Althesys. La rassegna Energia.

AUTO ELETTRICA, 1.8 MILIARDI DA UE PER BATTERIE

“Avanti con l’auto elettrica. Stop ai prodotti di origine cinese, anche quelli prodotti fuori dalla Repubblica popolare, incentivi finanziari da stabilire con gli Stati, e l’opzione «zero pedaggi autostradali per camion a zero emissioni». Il piano d’azione della Commissione europea per l’automotive, che verrà svelato in dettaglio oggi, punta molto sulle quattro ruote a batteria: la mobilità elettrica è centrale nell’agenda di sostenibilità dell’Ue, ma l’esecutivo comunitario ha già concesso aperture sullo stop ai motori tradizionali dal 2035 e la possibilità di ricorrere alle tecnologie neutre per andare oltre le sole e-car. (…) Un altro elemento a cui si intende guardare è il recupero delle batterie. Da una parte si intende discutere con gli Stati come finanziarli, dall’altra si potrebbe chiedere agli investitori straniere garanzie in tal senso prima di fare affari con e nell’Ue. A questo si aggiunge l’annuncio pubblico di strumenti per sostegno diretto ai produttori europei di batterie: 1,8 miliardi in due anni”, si legge su La Stampa.

“Certo, molte di queste proposte dovranno essere discusse con gli Stati membri, perché è vero che la Commissione può intraprendere azioni volte a sostenere l’industria, ma in materia di trasporti e mercato interno le competenze non sono esclusive bensì condivise con i governi nazionali. È con loro che dunque bisognerà lavorare, sempre che i Ventisette non abbiano nulla da ridire in merito. (…) «Salutiamo l’impegno a valutare la possibilità di fornire un supporto diretto ai produttori di batterie dell’Ue», il commento di Stellantis secondo cui «creare campioni europei in settori critici come batterie elettriche, semiconduttori, intelligenza artificiale e dati, è la spina dorsale di un’industria automobilistica europea forte, competitiva e indipendente». (…) «Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, non vediamo l’ora di proseguire il dialogo costruttivo ed esplorare modi per dare ai clienti maggiore libertà di scelta tra diverse opzioni di prodotto, perseguendo nel contempo la transizione ecologica»”, continua il giornale.

ENERGIA, LA FILIERA ITALIANA DELLA TRANSIZIONE VALE 32 MILIARDI

“La filiera italiana delle aziende specializzate che operano nel campo della transizione energetica ha un valore della produzione pari a 32 miliardi di euro, l’1,5% del Pil, con 8,7 miliardi di valore aggiunto e 86mila dipendenti (dati 2023). Nel quinquennio 2019-2023 il segmento ha registrato un fatturato in crescita del 70%, investimenti aumentati del 50%, occupati saliti del 16%. Una dinamicità confermata anche dal fatto che dal 2018 sono nate 49 nuove aziende specializzate, con un impatto positivo di 2,7 miliardi di euro di fatturato aggiuntivo. (…) «Un’Italia completamente dipendente dall’estero per quanto riguarda le tecnologie della transizione energetica è una mezza verità», riflette Alessandro Marangoni, ceo di Althesys: «Certo il nostro Paese è indubbiamente debole nelle tecnologie di base legate al solare, ai sistemi di accumulo elettrochimico, come il resto d’Europa, e in parte all’eolico: tutti settori in cui sconta una bilancia commerciale negativa. La sua presenza è tuttavia significativa in alcune catene del valore come quella delle componenti elettriche e delle infrastrutture di rete, delle torri dell’eolico, della nicchia dei produttori di elettrolizzatori per l’idrogeno”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“Nello specifico, secondo lo studio, e considerando sempre il 2023, l’Italia registra un deficit commerciale di 1,9 miliardi per le forniture fotovoltaiche, un settore in cui si contano sul territorio 79 aziende con specializzazione alta o esclusiva, e valore della produzione media di 43,6 milioni: emergono i produttori di inverter, quadri e altra componentistica elettrica mentre manca chi realizza strutture di supporto, tracker e moduli. Nel settore degli accumuli, il disavanzo commerciale arriva a 3 miliardi in un comparto che vede 34 aziende specializzate con valore medio della produzione di 99 milioni. L’eolico, caratterizzato in Italia dalla presenza di gruppi internazionali per fattori logistici, vede infine un saldo estero positivo per quel che riguarda la costruzione delle torri, ma negativo per l’intero segmento, con 20 milioni di disavanzo; qui le aziende contabilizzate dall’analisi di Althesys sono 32, con un valore medio della produzione di 98,8 milioni. (…) In particolare nel segmento della componentistica per le reti la bilancia commerciale italiana è positiva per 1,9 miliardi e le 187 aziende specializzate hanno un valore medio della produzione di 85,1 milioni e un Roe del 17%. In generale per reti e accumuli per il sistema elettrico lo studio di Althesys stima un mercato potenziale molto grande, con investimenti previsti dal Pniec per 42 miliardi. Sono addirittura 130 quelli per l’efficientamento energetico, mentre la stima arriva a 30 miliardi per lo sviluppo delle rinnovabili e solo a 2 miliardi per l’idrogeno verde. (…) «Rafforzando sostegni come Industria 5.0, rivedendo strumenti come il carbon border adjustment mechanism, spingendo il “buy European”. Soprattutto, investendo in competenze e formazione», risponde Marangoni”, continua il giornale. Il nucleare farebbe scendere la bolletta complessiva italiana da 33,5 a 18 miliardi di euro, secondo Emanuele Orsini, presidente di Confindustria. “Il nucleare è una scelta necessaria, è una fonte di energia continuativa, a basso costo, prodotta nel nostro continente, consentirà di realizzare un mix energetico. Creeremo le condizioni per realizzarlo il prima possibile”, ha sottolineato il ministro Adolfo Urso nel corso di una visita al Centro Enea del Brasimone.

ORSINI (CONFINDUSTRIA): “IL NUCLEARE E’ NECESSARIO, I DAZI SONO UNA SVEGLIA PER L’UE”

“I numeri per valutare l’impatto: «In Italia oggi si consumano 312 Twh con una bolletta complessiva di 33,5 miliardi. Se utilizzassimo questa tecnologia sarebbe di 18 miliardi». È il nucleare la tecnologia alla quale fa riferimento il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, parlando al Centro Enea del Brasimone. Da qui, con la collaborazione tra Enea e Newcleo, sta ripartendo la sfida italiana al reattore di quarta generazione. E ieri, pochi giorni dopo il varo del in Consiglio dei ministri del disegno di legge delega sul nucleare, il presidente Orsini, Aurelio Regina, delegato per l’Energia del presidente di Confindustria, i ministri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, e dell’Industria e Made in Italy, Adolfo Urso, si sono ritrovati per una visita agli impianti, insieme all’ad di Newcleo, Stefano Buono, al direttore generale di Enea, Giorgio Graditi, e altri vertici del Centro. «Siamo consapevoli che ci vuole tempo, ma occorre partire. Oggi abbiamo cominciato ad accendere la luce sul nucleare che è la tecnologia del futuro. Dal mio primo giorno in Confindustria mi sono speso per il nucleare, l’energia è un tema di sicurezza nazionale e di competitività. (…) «Il nucleare è una scelta necessaria, è una fonte di energia continuativa, a basso costo, prodotta nel nostro continente, consentirà di realizzare un mix energetico. Creeremo le condizioni per realizzarlo il prima possibile», ha detto Urso ringraziando la scienza, la tecnologia e le imprese italiane «che non hanno mai mollato». Per Pichetto Fratin «oggi siamo a metà del guado in una scelta che rappresenta un ritorno al futuro. Abbiamo il dovere come governo – ha detto il ministro – di disegnare il futuro del paese”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“C’è in gioco la competitività del paese, che si confronta con continenti come Cina, India e Usa, con l’amministrazione Trump che sta andando avanti sui dazi: «L’Europa deve dare una sterzata. Siamo un paese che esporta 626 miliardi di euro, gli Usa valgono 64 miliardi. È un tema importante, è una forte sveglia suonata per la Ue, già da tempo», ha detto Orsini, sottolineando che in Italia la produzione industriale è in calo da 23 mesi e che le percentuali di aumento della integrazione sono un segnale che occorre cambiare rotta. L’energia è in primo piano, in Italia e in Europa: «Paghiamo l’energia il doppio rispetto agli altri paesi Ue. Occorre fermare le speculazioni finanziarie che ci sono in Europa sul gas e quindi sul TTF: costano al paese 5,5 miliardi che suddivisi vogliono dire 17 euro a mwh per impresa», ha detto Orsini, rilanciando la necessità della neutralità tecnologica e di un prezzo unico dell’energia nella Ue. (…) Argomento prioritario, ma occorre agire anche su altri fronti: «Serve un atto di coraggio da parte della Bce, ci dovrebbe essere un taglio almeno dello 0,50 per cento. Gli investimenti sono fermi», ha detto Orsini. E sul piano Ue per la difesa: «È importante, ma credo sia più un tema geopolitico. A noi serve una visione di futuro, preservare le imprese che vanno bene, trovare nuovi mercati. Dobbiamo capire dove vuole andare l’Europa, non possiamo pensare che per un annuncio si sposti l’economia», ha detto il presidente di Confindustria”, continua il giornale.

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