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Cosa è successo in assemblea Eni e i programmi futuri dell’azienda

I piani, le strategie e i risultati del Cane a sei zampe evidenziati dall’ad Claudio Descalzi e dal presidente Emma Marcegaglia

Il piano messo a punto da Eni funziona, “lo dimostra il primo trimestre 2018” ma per conoscere l’ammontare del flusso di cassa occorre sapere quale sarà il prezzo del petrolio. Lo ha detto l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, nel lungo intervento all’assemblea degli azionisti che ha dato il via libera al bilancio 2017, che si chiude con un utile netto da 3,4 miliardi, e alla distribuzione del dividendo proposto da 0,80 euro per azione. A Cassa depositi e prestiti, che detiene il 25,76% delle azioni Eni, va un assegno da 747 milioni. Al Tesoro, con il suo 4,34% andranno invece 126 milioni.

DESCALZI: DIVIDEND CASH NEUTRALITY A QUOTA 57 DOLLARI NEL 2017

Durante l’assemblea, Descalzi si è  soffermato sugli obiettivi del piano 2018-2021 ricordando che “nel 2014 avevamo una dividend cash neutrality a 114 dollari, siamo arrivati a 57 dollari nel 2017 e abbiamo un obiettivo di 55 dollari quest’anno per arrivare a 50 dollari al 2021”. Secondo il manager “dobbiamo pensare ad una disciplina tale che ci permetta di garantire la cash neutrality senza rinunciare alla crescita. Essere disciplinati vuol dire mantenere la cash neutrality ma crescendo e investendo”. Descalzi ha poi spiegato che il piano, dal punto di vista dello scenario del petrolio è molto conservativo: “Abbiamo uno scenario a 60 dollari quest’anno e a 72 dollari al 2021 ma abbiamo fatto quasi tutti i calcoli a 60 dollari flat. Su questo abbiamo previsto un flusso di cassa operativo al 2021 di 13 miliardi, due miliardi in più di quest’anno. Ma assumendo 70 dollari al barile arriviamo a 15 miliardi, producendo una cassa, con costi molto bassi, che ci da’ margini di lavorare sul debito”. In questa prospettiva, per Descalzi il primo trimestre del 2018, con numeri in crescita e riduzione del debito, è stato appunto “una cartina di tornasole del piano, ha dato una lettura degli obiettivi di piano in fase prospettica”.

RISORSE SPESE IN ITALIA NEL 2018-2021 SALGONO A 22 MILIARDI

L’Italia è il Paese in cui Eni investe di più. “Abbiamo speso in Italia nel piano precedente (2014-2017) 20 miliardi. Il nuovo piano ha un aumento di circa 2 miliardi, passiamo dai 20 miliardi spesi ai 22 miliardi – ha precisato Descalzi –. Dico spesi perché ci sono gli investimenti ma anche le bonifiche e attività operative”. In queste spese, ha precisato il manager, “la parte verde, quella dentro sostenibilità, spese per sicurezza e ambiente e green, passa dal 21 al 24 per cento”. Una spesa “che comprende non solo gli investimenti che sono pari a 7-8 miliardi ma anche le attività di bonifiche, quelle di manutenzione, le attività operative paragonabili agli investimenti ma che nella parte relativa ai bilanci non finiscono negli investimenti”. L’economia circolare, ha infatti aggiunto, “deve essere il driver della nostra strategia per creare efficienza e valore”.

NON È ASSOLUTAMENTE MOMENTO DI VENDERE SAIPEM

“Non è assolutamente il momento di vendere” la partecipazione Eni in Saipem, al 30,5%. “Verrà il momento in cui ci darà un grande contributo al business. Credo moltissimo nella loro crescita, ho grande fiducia”, ha detto Descalzi rispondendo a una domanda sempre nel corso dell’assemblea degli azionisti. Il crollo del prezzo del greggio e degli investimenti “ha fatto perdere a Saipem un immenso valore, il 60-70% che è la media di tutte le società contrattiste, alcune hanno addirittura chiuso”, ha ricordato il manager. Per questa è stato deciso l’aumento di capitale per Saipem “perché aveva un debito molto alto, aveva bisogno di una ricapitalizzazione, quindi lo ha proposto agli azionisti: noi abbiamo risposto mettendo 1 miliardo e 69 milioni di euro”. Tuttavia “essendo Saipem una società completamente autonoma con un suo board autonomo diventa difficile per un cliente poterla aiutare. Non possiamo entrare nei conti di Saipem perché lavora per noi, per le regole che ci sono quello che possiamo fare è promuovere la qualità di Saipem attraverso delle gare rispettandone l’autonomia assoluta”.

TARGET ZERO GAS FLARING AL 2025 E -80% IL ‘FUGGITIVE’

L’obiettivo Eni è “zero gas flaring al 2025 e -80% fuggitive”, ha confermato Descalzi nel suo intervento, precisando che il discorso sulla decarbonizzazione “per chi come noi produce e vende gas e punta a sostituirlo al carbone, non può prescindere dalla riduzione attenta e dettagliata” di gas flaring e ‘fuggitive’. Dei miglioramenti, comunque, sono già stati registrati: “Per il gas flaring siamo passati dagli anni 2004-2005 quando eravamo a 9,5 miliardi di metri cubi di gas l’anno” bruciati in atmosfera “ad oggi con meno di 2 miliardi mc/anno”, ha spiegato Descalzi. Per le perdite di metano “ci sono circa 100 mld mc di metano disperse in atmosfera nel mondo” ogni anno, che producono circa 2,2 Gigatonnellate di CO2 l’anno”, ha proseguito il manager Eni “ma 150 mld mc bruciati producono 450 milioni di tonnellate di CO2, un rapporto 1 a 4”. In questo quadro “è importante dare un’idea di quanto il sistema energia produca in termini di CO2, 32 miliardi tonnellate di anidride carbonica l’anno”, spiega l’ad del ‘Cane a sei zampe’, ma “se non facciamo nulla arriveranno a 36 o 37 miliardi di tonnellate, e questo vuol dire superare i +2 gradi di aumento della temperatura globale”, quindi “per stare sotto i 2 gradi si dovrà arrivare a 22-23 miliardi tonnellate di CO2” emessa dal sistema energia a livello mondiale. In questo contesto “solo le ‘fuggitive’ danno 2,2 mld di tonnellate di CO2 l’anno, mentre il carbone in generale ne produce quasi 10 mld ton di CO2”, ha ammesso Descalzi.

PIANO DI CHIUSURA DI 33 POZZI E INVESTIMENTO DI OLTRE 100 MILIONI PER IL MAR ADRIATICO

“Sul mar Adriatico da 70 anni produciamo con piattaforme nel rispetto della normativa vigente, tutti i campi sono a gas per quanto ci riguarda. Abbiamo programmato un piano di chiusura di 33 pozzi e la rimozione di 10 strutture per un investimento previsto di oltre 100 milioni”, ha detto Descalzi.

CON NUOVO PIANO IMPEGNO SU RINNOVABILI SUPERIORE AI COMPETITOR

Con il nuovo piano Eni “ha un impegno di crescita organica superiore ai competitor”, ha detto Descalzi rispondendo alle domande degli azionisti in assemblea. “I megawatt italiani sono per l’86% fotovoltaici e 14% eolici” e “il 20% del budget di 1,2 miliardi di capex del piano in new energy solution è sull’eolico con progetti importanti già definiti”. A livello occupazionale “sono stimate più di 300 persone in fase sviluppo e circa 80 full time equivalenti per la gestione degli impianti”. Alla domanda se Eni abbia interesse a partecipare ad aste per l’eolico, l’ad ha risposto che “qualora siano in grado di assicurare margini e redditività e sinergie e integrazione con le altre attività la risposta è affermativa”.

IN IRAN NESSUN IMPATTO DA SANZIONI

“In Iran non abbiamo una presenza, abbiamo finito nel 2017 il recupero di tutti i crediti pregressi, non abbiamo né investimenti né obiettivi per ulteriori investimenti”; ha detto l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. “L’unica attività attualmente in essere – ha aggiunto – è un contratto con la società di Stato per l’acquisto di greggio con una scadenza a fine 2018, circa 2 milioni di barili al mese in lavorazione Eni. Queste forniture scadono a fine anno e da quello che abbiamo capito leggendo velocemente le sanzioni, che non sono ancora uscite, quindi si tratta solo di interpretazioni, ci sono sei mesi di periodo per adeguarsi: quindi con questo contratto che va in scadenza a fine novembre potremo benissimo rientrare in questo periodo”. In ogni caso, “le forniture in termini di qualità del greggio sono sostituibili”.

“TORNEREMO A CIPRO”

“Ritorneremo a Cipro. Visto che sono ripresi i contatti diplomatici e i colloqui, speriamo si possa trovare una soluzione per riprendere le attività a Cipro”, ha ammesso il manager.

DESCALZI (ENI): IN BASILICATA RECUPERATE 338 TON SU 400 TON

In Basilicata sono state “recuperate a oggi 338 tonnellate di greggio delle 400 stimate dal Mise” per lo sversamento che si è creato nel Centro olii di Viggiano, ha detto Descalzi, sottolineando che ad oggi Eni registra “il quasi azzeramento della concentrazione di inquinanti”, e “l’efficacia della messa in sicurezza”. Ad ogni modo nella Regione “Eni investe in sicurezza e ambiente 30 milioni l’anno e 5 milioni per il monitoraggio ambientale. 175 milioni nel quadriennio e più di 120 milioni per la gestione acqua”.

KASHAGHAN RECUPERO ENTRO IL 2026

Per quel che riguarda i costi sostenuti per il giacimento di Kashaghan, nel mar Caspio, “si prevede che il recupero possa avvenire nel 2026 a prezzi Brent odierni, quindi bassi”, ha ammesso Descalzi.

NEL SETTORE GAS & LUCE ENI PUNTA A 11 MILIONI DI CLIENTI

Nel settore gas & Luce Eni “punta a 11 milioni di clienti” dagli attuali 8 milioni e su “un fatturato a fine piano 2018-21 di 7,8 miliardi di euro e su un ebit a l 2021 che dovrebbe essere a 450 milioni di euro”.

MARCEGAGLIA: ENI AZIENDA SNELLA, SOLIDA, LEADER NELLE ESPLORAZIONI E NELL’UPSTREAM

Una società snella, solida, leader nelle esplorazioni e nell’upstream che darà anche massima collaborazioni alla magistratura sulle indagini in corso che la riguardano. Si può riassumere così l’intervento di apertura dell’Assemblea di Eni del presidente Emma Marcegaglia che ha subito ricordato come l’azienda, in questi ultimi anni, è stata chiamata ad affrontare “una delle crisi più gravi e lunghe del settore” ma grazie alla “guida dell’ad, Claudio Descalzi, con il supporto del Cda e, grazie alle nostre persone” oggi è una “società più snella, solida, pronta a crescere anche in scenari di bassi di prezzo”. “Siamo leader indiscussi nell’esplorazione e nello sviluppo upstream, come testimoniato dai tempi record di produzione del giacimento di Zohr. Nel triennio siamo cresciuti organicamente del 14% pur riducendo gli investimenti del 40% e senza alcuna riduzione di personale, contrariamente ad altre società del settore – ha ammesso la Marcegaglia –. Nel 2014 coprivamo i dividendi e gli investimenti con un prezzo del brent di 116 dollari, un livello che è sceso a 57 dollari lo scorso anno (addirittura a 39 dollari se teniamo conto degli incassi del nostro ‘dual exploration model’). Con un prezzo del petrolio di oltre 70 dollari, questo consentirà di liberare cassa e creare valore addizionale per i nostri investitori”. Come se non bastasse, ha aggiunto il presidente, “abbiamo abbassato il leverage al 23%, uno dei livelli più bassi tra i nostri competitors” a “conferma che possiamo crescere in maniera rigorosa ed efficiente, mantenendo il controllo della nostra struttura patrimoniale”. La Marcegaglia ha poi ricordato che l’azienda ha incrementato la ‘distribution policy’ con un rialzo del dividendo del 3,75%: “È un primo passo che potrà essere seguito da altri, in funzione dell’evoluzione dello scenario e della strategia, che passerà da una fase difensiva ad una espansiva in tutti i settori”. In sostanza, “in un mondo che richiede sempre più energia, a bassi costi e a basso contenuto di carbonio, sono certa che Eni giocherà un ruolo da protagonista”.

MARCEGAGLIA: MASSIMA COLLABORAZIONE A MAGISTRATURA. PRESUNTI DEPISTAGGI, FATTI LONTANI NOSTRA CULTURA. SU NIGERIA E ALGERIA CONFERMIAMO ESTRANEITÀ CONDOTTE ILLECITE

Il presidente ha poi chiarito la situazione relativa alle indagini sulle operazioni svolte in Congo che riguardano la riemissione di licenze petrolifere nel 2014 e vedono coinvolti alcuni manager e dipendenti, tra i quali il Chief Development and Tecnology officer. “Gli organi di controllo della società, in modo tempestivo e congiuntamente, hanno dato incarico a due diversi soggetti terzi di condurre indagini interne indipendenti in merito alle presunte condotte illecite contestate”. Inoltre, a seguito dell’avvio dell’indagine nei suoi confronti, sottolinea Marcegaglia “il dirigente coinvolto ha chiesto un breve periodo di aspettativa”. Nel frattempo, rileva il presidente di Eni, “come sempre, la società continua a fornire alla magistratura la massima collaborazione affinché possa essere fatta chiarezza quanto prima sui fatti oggetto di indagini”. L’altra indagine sulla su una presunta attività di depistaggio, avviata a febbraio scorso, ha aggiunto Marcegaglia, “ha coinvolto il Chief gas Lng Marketing & Power officer di Eni, nella sua precedente qualità di capo della Direzione legale. La società ha affermato la propria estraneità a qualsiasi ipotesi di reato e a presunti depistaggi, non risulta attualmente indagata e intende fare piena chiarezza sulle vicende. Ove mai fossero sussistenti, la società – ha sottolinea il presidente – si considera parte danneggiata e si riserva ogni iniziativa nei confronti di qualsivoglia responsabile, in ogni sede, a tutela della propria reputazione”. Si tratta, ha aggiunto la manager, “di fatti lontanissimi dalla cultura di Eni”. Stesso discorso sui procedimenti relativi alla vicenda Saipem in Algeria e all’acquisizione del blocco Opl 245 in Nigeria: “Sono state svolte verifiche interne, anche con l’assistenza di consulenti esterni indipendenti, che hanno dato esito negativo rispetto alle presunte condotte illecite contestate, della società e dei suoi manager. Anche a seguito del rinvio a giudizio nel procedimento su Opl 245, il Cda ha pertanto potuto confermare la massima fiducia nella correttezza dell’operato della società, del suo ad e dei suoi manager”.

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