Secondo il nuovo studio di Allianz Trade dal titolo “3.5% to 2035, Bridging the global Infrastructure gap” sarà necessario investire il 3,5% del PIL mondiale. In Italia attesi investimenti per oltre 90 miliardi di euro per le infrastrutture non energetiche.
Domani ci sarà l’approvazione del progetto definitivo per l’avvio dei lavori del ponte sullo Stretto di Messina e Allianz Trade, il leader mondiale nell’assicurazione del credito commerciale, ha pubblicato oggi un nuovo studio dal titolo “3.5% to 2035, Bridging the global Infrastructure gap” che prevede che sarà necessario investire annualmente il 3,5% del PIL mondiale per chiudere il gap infrastrutturale globale, per un totale di oltre 10.500 miliardi di euro (11.500 miliardi di dollari) entro il 2035. Circa 7.000 miliardi saranno destinati ai mercati emergenti, ma anche l’Europa dovrà intensificare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi di transizione climatica e digitale.
EUROPA: SERVONO INVESTIMENTI URGENTI NELL’ENERGIA
La spinta verso la decarbonizzazione richiederà tra i 100 e i 137 miliardi di euro all’anno in Europa per ammodernare le reti elettriche, potenziare lo stoccaggio energetico e rafforzare le interconnessioni transfrontaliere. Complessivamente, l’Europa dovrà mobilitare oltre 1.800 miliardi di euro in infrastrutture energetiche entro il 2035 — il 70% dei quali sarà destinato a reti e sistemi di accumulo per evitare colli di bottiglia e interruzioni nella fornitura di energia.
La Germania svolgerà un ruolo centrale come hub energetico del continente, con investimenti previsti superiori a 68 miliardi di euro solo nello stoccaggio a batteria.
Anche l’Italia riveste un ruolo strategico: sono necessari 17,5 miliardi di euro per lo stoccaggio e 6,3 miliardi di euro per le interconnessioni. l’iniziativa RePowerEU rafforza significativamente il PNRR originario dell’Italia, finanziando progetti volti a migliorare le infrastrutture energetiche, potenziare la resilienza delle reti e accelerare lo sviluppo delle energie rinnovabili. Investimenti rilevanti — molti dei quali sostenuti dalla Banca Europea per gli Investimenti — sono focalizzati sulla modernizzazione delle reti di trasmissione, sull’incremento dell’affidabilità e sull’espansione della capacità per integrare una quota crescente di energia pulita nel sistema nazionale, passaggio chiave per l’indipendenza energetica e la decarbonizzazione del Paese.
IN ITALIA ATTESI INVESTIMENTI DI OLTRE 90 MILIARDI DI EURO PER LE INFRASTRUTTURE NON ENERGETICHE
Germania, Francia, Regno Unito, Spagna e Italia dovranno investire complessivamente almeno 500 miliardi di euro in infrastrutture non energetiche. Le esigenze specifiche dell’Italia — che comprendono strade, ferrovie, porti, telecomunicazioni e reti idriche — superano i 90 miliardi di euro entro il 2035. Una parte significativa di tali investimenti sarà necessaria nel Sud e nei principali centri urbani. Ulteriori fondi saranno necessari per modernizzare le reti elettriche e sviluppare capacità di accumulo in un paese ancora fortemente dipendente dal gas.
Stimiamo che l’effettiva spesa dei fondi del programma NGEU abbia contribuito alla crescita di un punto percentuale del PIL italiano tra il 2021 e il 2024. Nonostante l’Italia abbia ricevuto oltre 122 miliardi di euro di fondi — su un totale di 194 miliardi — ad oggi è stato speso solo poco più di un terzo delle risorse disponibili. Con un solo anno rimasto per raggiungere tutti gli obiettivi necessari allo sblocco dell’intera somma, accelerare l’attuazione è cruciale per massimizzare i benefici economici ed evitare il mancato utilizzo di fondi disponibili.
Persistono ostacoli burocratici, lentezze nelle autorizzazioni e inefficienze — in particolare a livello locale — che continuano a ostacolare lo sviluppo delle infrastrutture. L’Italia ha già apportato numerose revisioni al PNRR per far fronte ai ritardi, e ulteriori semplificazioni normative sono attualmente in discussione con l’UE. Questi aggiustamenti sono fondamentali per garantire il tempestivo versamento delle prossime tranche e scongiurare la possibile perdita fino a 54 miliardi di euro in fondi non richiesti entro la scadenza di agosto 2026.
IL RUOLO CRESCENTE DEL CAPITALE PRIVATO
Il capitale privato sta diventando sempre più il pilastro del finanziamento infrastrutturale globale. Gli asset infrastrutturali a capitale privato hanno superato i 1.350 miliardi di euro nel 2024, alimentando investimenti mirati in energie pulite, data center e trasporti sostenibili. I rendimenti attesi tra l’8% e il 10% annuo rendono l’infrastruttura una classe di attivo strategica per gli investitori istituzionali.
Il futuro delle infrastrutture europee e italiane dipenderà dalla capacità di attivare un circolo virtuoso tra capitale pubblico e privato. Il pubblico dovrà fungere da catalizzatore, definendo obiettivi chiari, fornendo garanzie e riducendo i rischi iniziali. Il privato, dal canto suo, porterà capitale, know-how tecnologico e capacità di gestione.