Il potenziale dell’eolico offshore galleggiante in Italia è alto, ma c’è ancora strada da fare per costruire la filiera e nel Pniec è sottostimato. Una spinta importante arriverà dal dl Blue Economy, in arrivo a settembre, secondo Urso. Chi c’era e che si è detto durante il 2° Summit Italiano sull’eolico Offshore
L’Italia è il terzo mercato a livello mondiale per potenziale dell’eolico offshore galleggiante, ma c’è ancora strada da fare per creare una filiera nazionale. Infatti, da qui al 2040 si potrebbero installare 11 GW aggiuntivi, un potenziale non colto nel Pniec. Già oggi le domande di allaccio alla rete italiana sono oltre 100 GW. Sono solo alcuni dei dati presentati oggi durante il 2° Summit Italiano sull’eolico Offshore, “La filiera nazionale dell’eolico offshore. Ridurre le tempistiche di approvvigionamento per la fornitura di attrezzature utili alla realizzazione di impianti eolici flottanti”, organizzato da Anev.
EOLICO, URSO (MIMIT): “DL BLUE ECONOMY PRONTO PER SETTEMBRE, IN CDM IN AUTUNNO”
La legge quadro sulla Blue Economy rappresenta un tassello importante per lo sviluppo della filiera dell’eolico offshore. Il dl è ormai a un passo, secondo quanto ha rivelato il ministro dell’Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
“Stiamo lavorando con il ministro Musumeci al disegno di legge sulla Blue Economy e siamo a buon punto. Parliamo di un decreto che riguarda diversi ministeri, ad esempio difesa, ambiente, infrastrutture. Completeremo i lavori a settembre e porteremo il decreto in consiglio dei ministri nell’autunno. Una norma ce si accompagna alla legge sulla Space Economy, che riguardano due dei comparti del futuro: spazio e mare”, ha affermato Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, a margine del 2° Summit Italiano sull’eolico Offshore, “La filiera nazionale dell’eolico offshore. Ridurre le tempistiche di approvvigionamento per la fornitura di attrezzature utili alla realizzazione di impianti eolici flottanti”, organizzato da Anev.
“Domani incontreremo i sindacati con Abi, la produzione d’acciaio e la cantieristica sono settori in cui l’Italia può dare molto per la produzione delle piattaforme galleggianti, una delle opportunità più importanti nei prossimi anni. Le potenzialità del nostro Paese sono molte, che ha sviluppato una propria capacità industriale per eolico a terra, ma può fare di più e meglio per l’eolico offshore per le caratteristiche delle imprese a perché siamo gli attori più significativi dell’economia del mare. A settembre porteremo in Parlamento il decreto preparato con Musumeci per aprire la strada alla legge quadro sulla Blue Economy. L’eolico offshore può rafforzare il sistema industriale italiano e aumentare l’indipendenza energetica. Stiamo lavorando a partnership industriali. Tema di cui mi sono occupato a Pechino e su questa base si svilupperà l’accordo elaborato con il Ministero dell’industria cinese sarà sottoscritto durante la missione di Giorgia Meloni, che si terrà nei prossimi giorni. L’accordo si concentra sulla tecnologia green e la mobilità elettrica per renderci uno dei Paesi più performanti per la produzione di energia green ai fini del mercato interno ed europeo. Il piano riguarda progetti di ricerca, sviluppo e innovazione per la creazione di batterie, pannelli solari e turbine eoliche, oltre a pompe di calore. Le risorse per realizzare gli impianti eolici offshore ci sono. Dobbiamo coniugare transizione ambientale e sostenibilità economica, produttiva e sociale del sistema Italia e industriale. Dobbiamo metterci al centro dello sviluppo di queste nuove fonti non solo per l’installazione, ma anche per la produzione aiv fini dell’esportazione di tecnologia green. Parliamo dei comparti del futuro dell’industria italiana”, ha affermato Adolfo Urso.
“Il nostro Paese può essere attrattivo per l’industria dell’auto, grazie a un sistema performante. Non a caso, in occasione del mio ultimo viaggio a Pechino ho viaggiato con il presidente di Anfia. Il ddl Concorrenza, invece, risponde a diverse esigenze, soprattutto il decoro e i servizi in città. Confido che arriverà in Consiglio dei Ministri nei prossimi giorni”, ha aggiunto Urso.
EOLICO, I NUMERI
L’eolico ha un giro d’affari potenziale al 2030 di 600 miliardi di euro. Tuttavia, il Pniec sottostima la capacità di installazione futura, ferma a 2,1 GW. Sono solo alcuni dei numeri contenuti nell’ultimo studio di Nomisma Energia sulla filiera dell’eolico offhsore, commissionato da Anev.
“L’eolico contribuisce per il 7% al soddisfacimento della domanda, a fronte di un obiettivo al 2030 di 26 GW di capacità eolica per l’onshore e di 2,1 GW per l’offshore. Saremo un’avanguardia mondiale per quantità e tecnologie. Il vantaggio dell’energia eolica è di essere pulita a costi relativamente più contenuti rispetto ad altre soluzioni. Il giro d’affari potenziale al 2030 è di 600 miliardi di euro. L’Europa e l’Italia sono prive di fonti energetiche e definiscono le politiche economiche su tre principi: ambiente, competitività e sicurezza, su cui non siamo messi bene. Abbiamo un disperato bisogno di fare energie domestiche, in particolare l’eolico. Il prezzo dell’elettricità in Borsa è sempre più alto, oggi siamo intorno ai 110 MW/h, un problema per il sistema Paese. Dobbiamo aumentare l’offerta. L’Italia è il Paese con la più alta dipendenza dall’estero da importazioni, anche di energia elettrica, che importiamo per il 17%. L’Italia è in ritardo nella produzione eolica rispetto agli altri Paesi. Ci sono sempre comunità che cercano di preservare il territorio, condizione che favorisce l’eolico offshore. Siamo il sesto Paese per capacità installata (quinto nella Eu 27) con oltre 12 GW, ma è quasi assente nel comparto dell’offshore. Il potenziale europeo di capacità eolico offshore parliamo di un potenziale tra 330 e 520 GW. La maggiore parte del potenziale italiano è rappresentato dal galleggiante. Dobbiamo accelerare sul Pniec, che indica una capacità di 2,1 GW offshore, a fronte di un potenziale di più di 20. I problemi sono diversi: manca una regolazione sulle autorizzazioni per lo spazio marittimo, l’opposizione di Nimby. Servono grandi investimenti per infrastrutture, intervenendo sulle Regioni critiche. Nei prossimi anni dovremo vedere una riduzione dei costi delle tecnologie. Bisogna anche aggiustare le tariffe. Prevediamo un’esplosione di 25 GW, 9 di onshore, un business secondo solo al fotovoltaico. L’Italia ha una grande occasione per diventare hub dell’energia con una filiera dell’eolico”, ha affermato Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia.
“Dobbiamo intercettare nella crescita del settore eolico al 2050 il percorso di creazione del valore per il nostro Paese, in particolare legato all’acciaio. L’Italia deve riuscire a diventare il centro nel comparto. Diversi Paesi possono realizzare impianti offshore fissati sul fondo del mare, l’Italia, invece, per caratteristiche ha un maggiore potenziale nell’eolico galleggiante. Questa applicazione deve partire quanto prima, speriamo sia possibile abbassare il prezzo delle tariffe. L’approccio giusto è non precludere una tecnologia o l’altra. Due porti per la realizzazione e l’assemblaggio degli impianti non sono sufficienti per il percorso di sviluppo, forse 3 o 4 sarebbe il numero giusto”, ha affermato Simone Togni, Presidente di Anev, nel corso nel corso del 2° Summit Italiano sull’eolico Offshore, “La filiera nazionale dell’eolico offshore. Ridurre le tempistiche di approvvigionamento per la fornitura di attrezzature utili alla realizzazione di impianti eolici flottanti”, organizzato da Anev.
“Gli enti di ricerca, come il CNR, sono uno degli elementi centrali per lo sviluppo dell’eolico, qualcosa di per se è positivo, farlo bene è un elemento distintivo che la nostra associazione vuole seguire come modello di crescita, affinché sia sostenibile. Quest’anno abbiamo proseguito il processo di formazione della filiera industriale, fondamentale per accompagnare lo sviluppo del settore eolico. Le parole del ministro Urso ci spingono a continuare in questa direzione per realizzare un quadro che dia stabilità per una programmazione a medio-lungo termine”, ha aggiunto Togni.
“Il Governo sta ponendo grazie attenzione alle fonti energetiche. Il tema energetico ormai definisce la geopolitica. L’indipendenza energetica è la nuova via per la ricerca della pace. L’eolico offshore rappresenta una realtà molto più importante di quella che definisce il Pniec, un limite da rivedere. L’eolico offshore può contribuire a risolvere il problema energetico nel nostro Paese. Il tema dell’eolico offshore ha superato una serie di resistenze, che riscontravamo i primi tempi nei ministeri. C’è la necessità di favorire questa iniziativa per la creazione di una filiera industriale italiana che può garantire la produzione dei componenti che servono per accompagnare lo sviluppo di questo settore. La filiera nazionale serve appunto per evitare di diventare dipendenti dei Pasi che hanno i componenti che servono per le rinnovabili. Speriamo che si possa inaugurare il prima possibile un sito per l’assemblaggio dell’eolico offshore. Ci sono oltre 100 GW di richieste di progetti. I problemi non si risolvono con i dazi. Urso ha sottolineato che l’Italia può diventare la piattaforma produttiva per questi impianti”, ha affermato Mauro Fabris, Vice Presidente dell’ANEV.
NUCLEARE
Le rinnovabili avranno un ruolo centrale nel percorso di decarbonizzazione, ma anche il nucleare farà la sua parte, secondo il ministro Urso, che auspica che l’Italia diventi leader anche nella produzione di nucleare di III e IV generazione.
“Vogliamo diventare produttori di componenti e tecnologie per la transizione. Il nuovo Net Zero dell’Ue ha destinato 2,5 miliardi di euro per le tecnologie green. Personalmente vorrei che ci affermassimo anche nella produzione di piccoli reattori modulari per l’industria. L’accordo che vede protagonista Federacciai e altre aziende italiane è molto promettente per lo sviluppo del nucleare di III e IV generazione. Possediamo le tecnologie, il know-how, tutto quello che serve per garantire al nostro Paese una fonte di energia pulita, che si deve affiancare alle rinnovabili”, ha affermato Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, a margine del 2° Summit Italiano sull’eolico Offshore.
“Vogliamo diventare produttori di componenti e tecnologie per la transizione. Il nuovo Net Zero dell’Ue ha destinato 2,5 miliardi di euro per le tecnologie green. Personalmente vorrei che ci affermassimo anche nella produzione di piccoli reattori modulari per l’industria. L’accordo che vede protagonista Fincantieri e altre aziende italiane è molto promettente per lo sviluppo del nucleare di III e IV generazione. Possediamo le tecnologie, il know-how, tutto quello che serve per garantire al nostro Paese una fonte di energia pulita, che si deve affiancare alle rinnovabili”, ha affermato Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy.