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Eolico Offshore

Il problema dei cavi offshore per Orsted

Orsted dovrà spendere oltre 400 milioni per riparare i cavi degli impianti eolici offshore danneggiati dallo sfregamento con le rocce sui fondali

La società energetica danese Orsted, la maggiore sviluppatrice di parchi eolici offshore al mondo, dovrà spendere fino a 3 miliardi di corone danesi (circa 407 milioni di euro) per riparare i cavi sottomarini danneggiati dallo sfregamento con le rocce sui fondali.

“DOLORI DELLA CRESCITA”

Bloomberg ha definito l’inconveniente come “parte dei dolori della crescita per l’industria dell’eolico offshore”, diventata una delle fonti di elettricità in più rapida crescita.

I VANTAGGI DELL’EOLICO OFFSHORE

Costruire parchi eolici in mare aperto consente infatti di installare turbine eoliche più grandi e potenti ma meno impattanti visivamente, ed offre anche il vantaggio di disporre di una ventosità maggiore e più consistente rispetto alla terraferma.

GLI OBIETTIVI EUROPEI

L’Unione europea vuole disporre di almeno 60 gigawatt di capacità eolica offshore entro il 2030, per arrivare poi a 300 GW entro il 2050. L’Italia al momento non possiede capacità eolica di questo tipo.

IL PROBLEMA DEL PARCO RACE BANK

I parchi eolici offshore sono composti da un insieme di turbine e da cavi che connettono gli impianti alla costa e alla rete elettrica.

Il parco Race Bank di Orsted, al largo della costa orientale del Regno Unito, in grado di fornire energia a 500mila abitazioni, ha recentemente avuto dei problemi. Le indagini sul sito hanno rivelato che il sistema di protezione dei cavi era stato danneggiato dallo sfregamento con le rocce poste sul fondale marino per prevenire l’erosione.

Marianne Wiinholt, direttrice finanziaria di Orsted, ha spiegato che “con il movimento in mare, questi sistemi di protezione dei cavi si danneggiano”.

LA MANUTENZIONE NECESSARIA

La società ha identificato in tutto dieci progetti in Europa che utilizzano lo stesso sistema del parco Race Bank e che potrebbero dover subire della manutenzione.

In alcuni casi, si tratterà di operazioni semplici: basterà posizionare altre rocce sui cavi per evitare che si muovano. Wiinholt ha parlato appunto di “un costo piuttosto limitato”.

In altri casi, però, la manutenzione dovrà essere più profonda e costosa: i cavi andranno riparati oppure sostituiti completamente.

STANDARD SUPERATO

Bloomberg scrive che questo metodo di posare i cavi sopra le rocce era una sorta di “standard” per l’industria anni fa, quando nacquero i primi parchi eolici offshore, ma oggi non viene più utilizzato.

È però possibile che altri operatori si ritrovino nella stessa situazione di Orsted – e a dover affrontare una grossa spesa – per manutenere i loro impianti in mare attivi da più tempo.

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