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Europa bocciata sugli obiettivi ambientali: il report Aea

Secondo l’Aea gli Stati membri devono rafforzare urgentemente le azioni per soddisfare le ambizioni ambientali e climatiche dell’Europa entro il 2030
È una fotografia preoccupante quella scattata dall’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) sull’Europa: secondo l’ultimo report annuale, l’Ue potrebbe essere sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo climatico 2030 di ridurre le emissioni del 55% rispetto ai livelli del 1990, ma è in ritardo quando si tratta di altri obiettivi verdi.

RAFFORZARE LE AZIONI AMBIENTALI E CLIMATICHE

“La nostra analisi mostra che gli Stati membri devono rafforzare urgentemente le azioni per soddisfare le ambizioni ambientali e climatiche dell’Europa entro il 2030”, ha affermato Leena Ylä-Mononen, direttore esecutivo dell’EEA.

Il piano d’azione ambientale europeo prevede infatti otto obiettivi generali, costituiti da obiettivi politici concreti, che l’agenzia valuta da “molto probabile” a “molto improbabile”.

Per arrivarci è necessario “la piena attuazione delle leggi attuali, maggiori investimenti in tecnologie a prova di futuro e fare della sostenibilità un elemento centrale in tutte le politiche”, ha sottolineato Leena Ylä-Mononen nella valutazione dell’agenzia sui progressi Ue.

IN FONDO ALLA CLASSIFICA LA RIMOZIONE DELLA CO2 DALL’USO DEL SUOLO

Il giudizio peggiore riguarda la rimozione della CO2 dalla natura come parte dell’uso del territorio, del cambiamento dell’uso del suolo e della silvicoltura, noto come LULUCF. Le foreste sane immagazzinano la CO2 nel terreno, mentre le torbiere intatte tengono il metano lontano dall’atmosfera.

Secondo le proiezioni dell’agenzia, l’obiettivo dell’Ue di sequestrare ulteriori 310 milioni di tonnellate di CO2 verrà mancato di ben 50 milioni di tonnellate. L’agenzia attribuisce questo “all’aumento della raccolta di legno e al minore sequestro di carbonio dovuto all’invecchiamento delle foreste in alcuni Stati membri”.

L’Aea prevede che un gruppo di tre paesi dell’Ue – Danimarca, Paesi Bassi e Irlanda – emetteranno complessivamente 130 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, mentre tutti gli altri, tranne i Paesi Bassi, emetteranno più anidride carbonica rispetto al periodo 2013-2020.

PROBABILE IL RAGGIUNGIMENTO DEL TARGET SULLA MITIGAZIONE DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Il secondo obiettivo concreto di mitigazione del cambiamento climatico – ridurre le emissioni del blocco del 55% rispetto ai livelli del 1990 – è ritenuto raggiungibile. Secondo l’Aea, il raggiungimento dell’obiettivo climatico Ue per il 2030 è considerato “probabile ma incerto”.

BENE IL RISPARMIO ENERGETICO

Per quanto riguarda i parametri di risparmio energetico, l’Ue non sta andando molto bene. Raggiungere l’obiettivo di efficienza energetica di ridurre il consumo primario al di sotto di 11.542 Terawattora e 8.700 TWh di uso finale sembra “molto improbabile”, secondo l’Agenzia europea.

INCERTO L’OBIETTIVO SULLE RINNOVABILI

Garantire che il 45% di tale energia sia rinnovabile entro il 2030 appare analogamente “improbabile ma incerta” sulla base delle proiezioni dei tassi di installazione passati. “Se si vuole raggiungere l’obiettivo, entro questo decennio sarebbe necessaria una profonda trasformazione del sistema energetico europeo”, stima l’agenzia.

Nessun voto positivo anche su altri indicatori, come la quota di autobus nel trasporto interno, il materiale riciclato o l’agricoltura biologica.

Nel quadro della mitigazione dei cambiamenti climatici, risalta invece la mancanza di progressi concreti in materia di adattamento.

Probabilmente non verranno raggiunti gli obiettivi volti a rendere meno dannosi gli impatti degli eventi meteorologici gravi e della siccità. “Improbabile ma incerto”, stima l’agenzia.

MALE ANCHE GLI OBIETTIVI DI ECONOMIA CIRCOLARE

Anche gli obiettivi dell’economia circolare, come la riduzione dell’uso dei materiali e la riduzione significativa dei rifiuti, sono “improbabili ma incerti”, principalmente a causa della continua crescita economica e del conseguente consumo che porta all’uso dei materiali e alla creazione di rifiuti.

Nel complesso, anche l’impronta ambientale dell’Ue, cresciuta del 4% dal 2013, dovrebbe aumentare ulteriormente. Ridurre l’impatto dei consumi dei cittadini europei sembra “molto improbabile”, afferma l’Agenzia Ue per l’ambiente, e ciò a causa della “crescita economica e degli attuali modelli di consumo”.

CRESCITA DELL’ECONOMIA VERDE SULLA BUONA STRADA

Almeno la crescita dell’economia verde è sulla buona strada. Nel 2020, le industrie verdi come le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la gestione dei rifiuti – in quanto attori principali – hanno contribuito per il 2,5% al Pil dell’Ue.

“Si prevedono aumenti, in particolare per quanto riguarda l’applicazione dei principi dell’economia circolare e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio”, ha spiegato l’agenzia, senza fornire ulteriori dettagli.

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