L’ex Ilva verso il commissariamento. Il socio pubblico Invitalia (che ha il 38% della società) ha inviato al ministero delle Imprese e del Made in Italy l’istanza per richiedere l’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia. Nel mentre, entra nel vivo la partita del rinnovo dei vertici nelle società partecipate. Da Ferrovie a Cdp ecco le poltrone in gioco
Arrivano novità per l’ex Ilva. Invitalia ha inviato al ministero delle Imprese e del Made in Italy l’istanza per richiedere l’amministrazione straordinaria di Acciaierie d’Italia. Lo rende noto la società, spiegando che il socio privato si è mostrato “indisponibile a garantire la continuità aziendale o a sciogliere la joint venture”.
Nel mentre, inizia la corsa al rinnovo dei vertici di buona parte delle partecipate. Si va da Cassa depositi e prestiti (Cdp) alle Ferrovie, dall’Anas alla Sogei, da Saipem alla Rai, oltre che, tra le altre, Fintecna, Cinecittà, Eur Spa, Invimit Sgr, Telespazio, Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026.
EX ILVA, INVITALIA CHIEDE L’AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA
Invitalia, il socio pubblico di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) con il 38% del capitale, ha inviato formale richiesta al ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) per mettere in amministrazione straordinaria la società. A riprendere la notizia oggi è il quotidiano la Repubblica che riporta quanto scritto nella nota del socio pubblico: «Invitalia dopo aver esperito negli ultimi mesi e da ultimo in queste settimane, in costante dialogo con il governo, ogni tentativo possibile di accordo con il socio privato, preso atto dell’indisponibilità di quest’ultimo a contribuire a garantire la continuità aziendale o a sciogliere la joint venture in modo equilibrato e conforme alle normative vigenti anche di fonte europea nell’ambito di una situazione di crisi non dipendente dalla volontà né da responsabilità gestionali della parte pubblica, ha inoltrato al Mimit un’istanza per le conseguenti valutazioni tecniche e amministrative per la procedura di amministrazione straordinaria per Adi spa».
Secondo il recente decreto legge promosso dal governo – scrive il quotidiano – ora toccherà al ministro Adolfo Urso verificare che ci siano i presupposti del commissariamento e, in caso affermativo, poi spetterà al Tribunale di Milano in seduta collegiale riscontrare lo stato di insolvenza della società. Da quel momento Adi spa, cioè la società che ha in affitto gli stabilimenti dell’Ilva già in amministrazione straordinaria dal 2015, passerà nelle mani di uno o più commissari nominati dal Mimit che dovranno valutare se procedere con il funzionamento dell’azienda o se liquidare le attività per far fronte alle passività”, riporta il quotidiano La Repubblica.
ADI PROPONE IL CONCORDATO CON RISERVA
“Poco dopo il comunicato di Invitalia è emerso che Adi spa, guidata dall’ad Lucia Morselli, venerdì notte ha presentato al Tribunale di Milano una proposta di concordato con riserva, strumento che l’impresa insolvente può stipulare con i propri creditori al fine di cercare una soluzione equa e vantaggiosa per entrambe le parti coinvolte, e consentire all’azienda di negoziare e raggiungere un accordo con i creditori stabilendo nuove condizionidi pagamento o una ristrutturazione del debito. Si tratta di un concordato in bianco, nel senso che non contiene un piano specifico da parte dell’azienda insolvente. Quest’ultima mossa del concordato, a quanto si apprende, sarebbe stata dettata dal fatto che i commissari dell’Ilva hanno dichiarato ai giudici milanesi che non è possibile dissequestrare gli impianti alla scadenza contrattuale del 31 maggio. L’acquisto degli impianti era soggetto al completamento del piano di ambientalizzazione, effettivamente concluso nell’agosto 2023, ed erastato facilitato da un decreto del governo emesso la scorsa estate che consentiva l’acquisto anche senza il consenso della magistratura a patto di vincolare i soldi per eventuali richieste danni. A questo punto, secondo Adi, non si porrebbe più un tema di continuità aziendale ma sarebbe venuto meno l’oggetto sociale, quello per cui ArcelorMittal entrò in azienda dopo aver vinto la gara nell’autunno 2018. La palla ora in mano ai giudici milanesi che devono districare la complicata matassa e decidere se procedere con l’As o con il concordato”; scrive la Repubblica.
SOCIETÀ PARTECIPATE: ENTRA NEL VIVO LA PARTITA DEL RINNOVO DEI VERTICI
“Prima le nomine in Inps e Inail poi quelle in 52 società partecipate dal ministero dell’Economia, mentre questa settimana il dipartimento della Funzione pubblica avvierà la complessa procedura (dura 90 giorni) di selezione pubblica delle candidature per la presidenza dell’Istat, scoperta da quasi un anno, con l’attuale facente funzioni, Francesco Maria Chelli, in pole position per essere scelto. Si avvicina il momento delle scelte per circa 500 nomine nel settore pubblico. Anche per Inps e Inail la nomina dei cda presenta una certa urgenza, visto che i due presidenti sono stati designati il 31 dicembre scorso dal Consiglio dei ministri — Gabriele Fava per l’Inps e Fabrizio d’Ascenzo per l’Inail — e hanno ricevuto il via libera delle commissioni parlamentari. I due presidenti saranno affiancati nel cda da quattro membri ciascuno, sui cui nomi i partiti della maggioranza stanno battagliando da settimane e così anche le opposizioni per accaparrarsi il posto loro riservato in ciascun consiglio. Subito dopo toccherà al vertice dell’Aisi, il servizio di intelligence interna. A fine aprile scade infatti il mandato (più volte confermato) del generale Mario Parente. Al suo posto dovrebbe andare il vice, Giuseppe Del Deo, molto stimato dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi”, riporta il quotidiano Il Corriere della Sera.
OLTRE 500 POLTRONE IN GIOCO
“A maggio il governo rinnoverà i vertici di buona parte delle partecipate. Sul sito del ministero dell’Economia la lista degli organi in scadenza fa riferimento a 52 società. Si va da Cassa depositi e prestiti (Cdp) alle Ferrovie, dall’Anas alla Sogei, da Saipem alla Rai, oltre che, tra le altre, Fintecna, Cinecittà, Eur Spa, Invimit Sgr, Telespazio, Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026. In tutto circa 300 poltrone considerando solo i cda, più di 500 comprendendo anche i collegi sindacali. Rai e Cdp, cui fa capo il risparmio postale (circa 340 miliardi di euro) per finanziare le infrastrutture e il sistema imprenditoriale nazionale, sono due irrinunciabili leve per la politica. Non a caso, tutti gli ultimi governi (Renzi, Conte e Draghi) hanno puntualmente scelto di sostituirne i vertici con figure di loro fiducia, senza cioè confermare gli amministratori uscenti, come invece capitato, per esempio, in Eni, Enel, Terna, e Poste. Questa volta la linea della continuità dovrebbe prevalere in Cdp, con la conferma dell’attuale amministratore delegato Dario Scannapieco. Ma si erano fatti i nomi di Alessandro Daffina e Antonino Turicchi. Le poltrone in scadenza in Via Goito, oltre a quella dell’ad, sono in totale otto, compreso il presidente Giovanni Gorno Tempini che i nuovi assetti Acri dovrebbero garantire, mentre in passato si era parlato di Gaetano Miccichè o Federico Ghizzoni. In Rai sono sette le nomine da effettuare, a cominciare da quelle per i successori dell’attuale amministratore delegato, Roberto Sergio, e della presidente, Marinella Soldi. La premier Giorgia Meloni spinge per l’attuale direttore generale, Giampaolo Rossi, al posto di Sergio, sostenuto invece dalla Lega. Partita aperta per la presidenza, dove le chance di Soldi vengono giudicate poche. Un’altra partita fondamentale per Palazzo Chigi riguarda il destino di Ferrovie. Le ragioni sono principalmente due: l’azienda guidata da Luigi Ferraris investirà 206 miliardi entro il 2032 (di cui 26 miliardi del Pnrr), il secondo fattore è legato al ruolo di Fs nel piano di privatizzazioni da 20 miliardi predisposto dal governo, in cui ricade anche Mps (dove andrà nominato un nuovo consigliere di amministrazione). La conferma di Ferraris appare quindi probabile, in passato si erano fatti i nomi di Stefano Donnarumma e Luigi Corradi (attuale ad di Trenitalia). In scadenza è, infine, anche il vertice di Anas, controllata al 100% da Fs”; riporta il Corriere della Sera.