Durante l’incontro, a cui hanno partecipato i ministri Adolfo Urso e Marina Calderone, Invitalia e i commissari, è stato presentato il piano industriale per l’acciaio verde dell’ex Ilva, già condiviso nei giorni scorsi con la Regione Puglia e gli enti locali.
Via libera dei sindacati al piano di decarbonizzazione per l’ex Ilva, ma con una condizione irrinunciabile: massima tutela dei livelli occupazionali nel nuovo bando di gara. Questo l’esito principale del vertice tenutosi oggi a Palazzo Chigi tra il governo, guidato dal sottosegretario Alfredo Mantovano, e le organizzazioni sindacali. L’esecutivo ha illustrato il progetto che prevede tre forni elettrici a Taranto, un quarto a Genova e un polo del DRI (preridotto) per alimentarli, ricevendo un’apertura di credito dalle parti sociali, che ora però chiedono garanzie vincolanti e minacciano la mobilitazione di fronte a uno scenario definito “drammatico”.
La riunione, come emerge dalle note ufficiali e dalle dichiarazioni dei leader sindacali, segna un passo avanti sul fronte industriale ma apre un nuovo, delicato capitolo sulla gestione della vertenza, con un appello unitario di Fim, Fiom e Uilm a tutte le forze parlamentari e la pronta risposta del Partito Democratico.
GOVERNO E SINDACATI CONVERGONO SUL PIANO, MA RESTA IL NODO OCCUPAZIONALE
Durante l’incontro, a cui hanno partecipato i ministri Adolfo Urso e Marina Calderone, Invitalia e i commissari, è stato presentato il piano industriale per l’acciaio verde, già condiviso nei giorni scorsi con la Regione Puglia e gli enti locali. Il progetto, che prevede la realizzazione di tre forni elettrici a Taranto, un quarto a Genova e la costruzione del polo del DRI, ha trovato il consenso di massima dei sindacati. Tuttavia, quando il discorso si è spostato sull’aggiornamento del bando di gara per la vendita degli impianti, le organizzazioni hanno messo un paletto chiaro: tra le condizioni di gara dovrà essere prevista “espressamente la massima tutela dei livelli occupazionali”.
LE VOCI DEI SINDACATI: TRA CAUTO OTTIMISMO E MINACCIA DI MOBILITAZIONE
Le reazioni sindacali, pur partendo da una base comune, evidenziano sfumature e preoccupazioni diverse. Per Loris Scarpa (Fiom-Cgil), “la decarbonizzazione e la salvaguardia di tutta l’occupazione devono essere garantiti”. Scarpa ha sottolineato la necessità di un “vincolo della garanzia occupazionale” nel bando, criticando il fatto che, a causa dei “conflitti istituzionali in corso”, governo ed enti locali “non sono in grado di garantire quello che ci era stato prospettato”. Ha poi aggiunto che “il lavoro deve essere messo al centro della ripartenza”, altrimenti il rischio è una “desertificazione industriale”.
Antonio Spera (UGL Metalmeccanici) ha messo in guardia dal rischio di una “‘mini Ilva’ che segnerebbe la fine della siderurgia nel nostro Paese”, criticando l’atteggiamento degli enti locali che “decidono di non decidere”. Spera ha riconosciuto l’impegno del governo e l’importanza strategica di impianti come il rigassificatore per la creazione del polo del DRI, ma ha ribadito che “tutti gli asset industriali devono essere salvaguardati e non devono esserci esuberi”.
Anche Ferdinando Uliano (Fim-Cisl) ha insistito sulla centralità del piano dei forni elettrici e del polo del preridotto, chiedendo che “il sindaco di Taranto si deve assumere la responsabilità di tutti gli aspetti in gioco”. Riguardo alla cassa integrazione, Uliano ha riferito che la ministra Calderone ha prospettato un possibile rinvio della discussione prevista per fine agosto.
Durissimo il commento di Rocco Palombella (Uilm-Uil), che parla di “un altro gesto disperato”. “Cosa stiamo vendendo sul mercato?”, si chiede il leader della Uilm, sottolineando la mancanza di accordo tra le istituzioni anche sulla produzione di acciaio con i forni elettrici. “Come può un privato comprare una scatola vuota rischiando ingenti risorse finanziarie senza le garanzie minime e nessuna certezza?”. Palombella ha poi avvertito: “Non vogliamo essere testimoni di una strage ambientale e sociale senza precedenti e per questo reagiremo”.
L’APPELLO ALLA POLITICA E LA RISPOSTA DEL PD
Di fronte a uno scenario definito “drammatico”, i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella, hanno chiesto unitariamente un incontro a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione. L’obiettivo, spiegano, è “discutere e chiarire lo stato attuale della vertenza e i problemi che si stanno sempre più acutizzando sulla pelle dei lavoratori e di intere comunità”.
Una mano tesa immediatamente raccolta dal Partito Democratico. “Il futuro dell’Ilva riguarda il Paese intero. Transizione, lavoro, sviluppo sostenibile, politiche industriali, salute e sicurezza: sono dossier che non possiamo lasciare nelle sole mani del governo”, hanno dichiarato in una nota i capigruppo Chiara Braga e Francesco Boccia. “Per questo diciamo ai sindacati: noi ci siamo. Nelle prossime ore avvieremo i contatti per incontrare le delegazioni FIM-FIOM-Uilm al più presto”.