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Extraprofitti, dagli 800 mln di Repsol ai 600 di Endesa: ecco il conto in Spagna

Il Governo spagnolo dovrebbe garantirsi, secondo le stime, un incasso molto superiore ai 2 miliardi di euro grazie alla tassazione sugli extraprofitti

Ieri sono scaduti i termini per la presentazione degli emendamenti al disegno di legge riguardante gli extraprofitti che tasserà, appunto, parte del reddito delle banche e delle grandi società energetiche con un fatturato superiore al miliardo di euro all’anno per due anni.

Il governo spagnolo incasserà 400 milioni di euro in meno rispetto alle attese dalla revisione del disegno di legge sulla tassa sugli extraprofitti delle società energetiche, approvato oggi dalla Camera dei deputati in prima lettura. Lo ha affermato il ministro del Bilancio, Maria Jesus Montero.

Alcuni partiti regionali nel nord della Spagna – dove le compagnie energetiche hanno una presenza significativa – avevano ottenuto una modifica prima del voto parlamentare per esentare le attività regolamentate nazionali e le operazioni estere delle grandi utility.

Diverse compagnie energetiche avevano minacciato di portare il governo in tribunale se l’imposta dell’1,2% sulle vendite di servizi energetici fosse stata approvata nella sua forma originale. Inizialmente, il governo puntava a raccogliere 4 miliardi di euro nel 2023 e nel 2024 dalle tasse sulle società energetiche per finanziare sussidi per aiutare le famiglie a fronteggiare le pressioni sul costo della vita.

ESCLUSI DALLA BASE IMPONIBILI I REDDITI DALLE IMPRESE REGOLATE E I PROFITTI OTTENUTI FUORI DALLA SPAGNA

Il via libera è arrivato al Senato spagnolo ma si dà per scontato il semaforo verde al provvedimento e l’entrata in vigore a partire dal 1 gennaio 2023, scrive Cinco Dias. Gli emendamenti al provvedimento del governo iberico hanno escluso dalla base imponibile i redditi delle imprese regolate (reti, impianti extrapeninsulari e rinnovabili agevolate) oltre ai profitti quelli ottenuti fuori dalla Spagna. Nonostante ciò il calcolo prevede impatti di una certa rilevanza per le imprese spagnole e conseguentemente sulle casse dell’erario.

PER ENDESA 300 MILIONI L’ANNO, IBERDOLA 250, PER REPSOL SI PARLA DI 400 MLN

“Endesa – si legge su Cinco Dias – non ha esitato a rivelare pubblicamente che, se applicabile, la tassa avrà un impatto di 600 milioni di euro (300 milioni all’anno). A Iberdrola costerà altri 500 milioni. Nel caso della terza compagnia elettrica, Naturgy, l’impatto sarà inferiore rispetto ai suoi concorrenti, forse la metà, mentre per Repsol, che mantiene segreta la cifra, sarebbe di 800 milioni”. In ogni caso, il Governo dovrebbe garantirsi un incasso molto superiore ai 2 miliardi di euro. Iberdrola, Naturgy e Repsol hanno rifiutato di commentare.

La stima dei costi di Endesa rimane di 300 milioni di euro, ha affermato la società. Gli analisti di RBC ritengono che le società energetiche possano contestare la tassa in tribunale anche dopo le modifiche.

La proposta fiscale ora verrà inviata al Senato, dove potrebbe essere approvata così com’è o tornare alla Camera bassa, se i senatori dovessero apportarvi delle modifiche.

GLI ALTRI PAESI: IN ITALIA AL 35%, OK ANCHE IN CECHIA E AUSTRIA

La Manovra italiana appena varata dal governo e in via di approvazione dal Parlamento prevede un aumento della tassazione sugli extraprofitti delle società energetiche fino al 31 luglio 2023: dall’attuale aliquota del 25% si passera’ al 35% nel 2023 come consentito dal Regolamento europeo. La base imponibile non sarà più sul fatturato ma sugli utili.

Il Senato del Parlamento della Repubblica ceca ha invece approvato qualche giorno fa la tassa straordinaria per le imprese energetiche e le banche: Il disegno di legge, in fase di approvazione, stima che il tetto aumenterà ad 80 miliardi di corone (3,4 miliardi di euro) nel 2023 e si aggiunge ad una tassa già approvata sugli extraprofitti delle imprese energetiche e delle banche. Complessivamente, nel 2023 la Repubblica Ceca prevede di raccogliere da queste misure almeno 100 miliardi di corone.

Anche il governo austriaco ha annunciato che introdurrà una tassa sugli extraprofitti delle società energetiche, che per le società petrolifere e del gas arriverà fino al 40%.

La misura implementa l’accordo a livello di Unione Europea per un prelievo di almeno il 33%, volto a ridistribuire parte del reddito extra che le compagnie energetiche hanno guadagnato grazie all’aumento dei prezzi. Per le compagnie petrolifere e del gas, ha spiegato il ministero delle Finanze, l’imposta fino al 40% si applicherà agli utili superiori del 20% alla media dei quattro anni precedenti, ma le aziende possono ridurre l’aliquota fiscale al 33% se investono in rinnovabili. La tassa si applicherà retroattivamente dal 1° luglio 2022 fino alla fine del prossimo anno.

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