Meloni blocca la proroga del mercato tutelato dell’elettricità chiesta da Lega, FI e FdI. Capitolo nomine tutto da scrivere: Dal Fabbro (Iren): “Soci decideranno nuovo ad, Egea pronti per 2025”. La rassegna stampa
Fallito il blitz di Lega, FI e Fdi per la proroga del mercato tutelato dell’energia elettrica. I partiti di maggioranza hanno provato ad ottenere il rinvio della fine del regime di maggior tutela, ma Meloni ha respinto al mittente la risoluzione presentata in commissione Attività produttive alla Camera, firmata dal presidente leghista Alberto Gusmeroli. Oggi si terranno le assemblee di Cdp e Ferrovie, ma nulla è ancora scritto e il rischio rinvio delle nomine è concreto, molto dipende dal rapporto tra la premier Giorgia Meloni e il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Il presidente esecutivo di Iren, Luca Dal Fabbro, sottolinea che il business plan presentato martedì scorso è “rivoluzione” necessaria, perché «nell’ultimo periodo ci sono stati grandi cambiamenti a livello di mercato, del costo del denaro nonché alcune novità regolatorie».
LEGA, FI E FDI CHIEDONO PROROGA MERCATO TUTELATO ELETTRICITÀ
“Possibile proroga in arrivo sulla vicenda della fine del mercato tutelato dell’energia elettrica che dovrebbe andare in soffitta il prossimo 30 giugno. La svolta potrebbe arrivare già nelle prossime ore. La decisione riguarderebbe tuttavia soltanto la possibilità di rientrare al mercato tutelato entro il 31 dicembre 2024 (oggi si può fare solo entro il 30 giugno) e la possibilità di passare in modo diretto dal mercato libero alle tutele graduali nel triennio 2024/2027. Sulla materia c’è molta incertezza. Secondo una recente indagine di Facile.it e mUp Research, 1 consumatore su 4 (11 milioni di individui), non sa del termine del regime di maggior tutela. La fine di questo meccanismo”, si legge sull’edizione odierna de La Stampa.
“(…) quasi 3 milioni di famiglie sono rimaste nel tutelato. Ma 4,5 milioni di italiani dichiarano di non sapere quale sia il loro contratto. La decisione in arrivo rischia di acuire le tensioni tra Lega e governo. La Lega ha chiesto di rinviare il passaggio mentre il governo ha sempre frenato. Tra le incognite, con questo rinvio si andrebbe ad alterare l’esito di gare già chiuse con le conseguenze legali del caso. E si andrebbe a modificare una milestone del Pnrr già liquidata. Intanto ieri il garante della privacy sanzionato Eni Plenitude con una multa di 6,4 milioni per chiamate promozionali effettuate senza consenso, rivolte anche a numeri iscritti al Registro delle opposizioni, e per l’assenza di controlli sui contratti acquisiti tramite contatti illeciti”, continua il giornale.
ELETTRICITÀ, GOVERNO DICE NO A PROROGA MERCATO TUTELATO
“Non ci sarà nessuna proroga del mercato tutelato dell’elettricità che terminerà tra tre giorni. Con uno scontro interno al governo, è fallito il tentativo della Lega, in accordo con i partiti di maggioranza (FI e Fdi) e di M5S, di far adottare una risoluzione in commissione Attività produttive alla Camera, firmata dal presidente leghista Alberto Gusmeroli, per posticipare al 31 dicembre 2024 il termine per poter rientrare nel mercato tutelato, prevedendo anche per tutti coloro che si trovano in quello libero di poter aderire al sistema a tutele graduali nel triennio 2024-2027. La morte definitiva della “maggior tutela” è arrivata per mano dell’esecutivo di Giorgia Meloni che, come lo scorso novembre, ha osteggiato ogni proroga chiesta dai partiti, bocciando la risoluzione e accogliendo solo con riformulazione la possibilità di aiutare i clienti in condizioni di povertà energetica e che, mentre andiamo in stampa, potrebbe andare in votazione”, scrive il Fatto Quotidiano.
“(…)Si è creato grazie a delle aste al ribasso aggiudicate da sette operatori che, per accaparrarsi milioni di clienti, hanno preferito offrire forti sconti. Se per i prossimi tre anni è, infatti, certificato che nelle tutele graduali si pagheranno in media 130 euro in meno all’anno rispetto a oggi, poi quel che accadrà nel 2027, con il solo mercato libero e 700 operatori a contendersi i clienti, è chiaro: le famiglie non cambieranno fornitore e si ritroveranno delle bollette in cui i gestori gli metteranno in conto anche le perdite degli anni precedenti. Ed è proprio su questa follia che è nata la battaglia in difesa della maggior tutela,(…) Meloni ha scaricato la colpa sul predecessore ma non ha voluto tornare indietro per evitare attriti con Bruxelles. E, anche ieri, il ministro forzista dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, e quello dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, hanno ribadito la stessa linea, non nascondendo la preoccupazione che una possibile proroga avrebbe potuto aprire una valanga di contenziosi dei gestori che hanno vinto le aste”, continua il giornale.
“Per il governo, quindi, va fatto il passaggio a un mercato completamente liberalizzato senza tenere neanche conto dei pareri degli stessi parlamentari e dell’Autorità dell’energia (Arera) che da mesi vanno ripetendo i problemi legati all’avvento del mercato libero: prezzi più alti, scarsa informazione sulle nuove tariffe e call center che forniscono informazioni imprecise. Criticità finite nella risoluzione di Gusmeroli”, continua il giornale.
“(…) A rimetterci saranno così oltre 15 milioni di clienti attualmente nel mercato libero che ignorano la possibilità di scelta, non molto pubblicizzata: rientrare entro domenica nella maggior tutela per riuscire a risparmiare fino al 2027 finendo nelle “tutele graduali” gestite dagli operatori che hanno vinto le aste. Che 1 consumatore su 4, ovvero 11 milioni di persone, nemmeno sappia del termine del regime di maggior tutela, emerge da altri dati: tra marzo e maggio solo 27 mila clienti hanno deciso di lasciare il mercato libero per rientrare in tutela, peraltro a fronte di un percorso inverso che ha riguardato quasi 400 mila soggetti. Si vede l’effetto delle chiamate con cui le società stanno tempestando i potenziali clienti per spingerli a passare nel libero. Ieri, per dire, il Garante della privacy ha inflitto una multa da oltre 6 milioni a Eni Plenitude per chiamate promozionali effettuate senza il consenso dell’interessato o rivolte a numeri iscritti al Registro pubblico delle opposizioni e l’assenza di controlli sui contratti acquisiti tramite contatti illeciti. In una settimana campione, su 747 contratti stipulati, 657 sono arrivati da un contatto illegittimo. Numeri che, proiettati su un anno, porterebbero a 32.850 forniture attivate in modo illecito”, continua il Fatto Quotidiano.
OGGI ASSEMBLEA FS MA RISCHIO RINVIO NOMINE
“La notte prima delle nomine pubbliche è sempre turbolenta. E in effetti la circostanza si conferma anche questa volta, a poche ore dalla riapertura dell’assemblea della Cassa Depositi e Prestiti per il rinnovo dell’intero cda e a stretto giro, sempre oggi, di quella delle Ferrovie dello Stato, con un analogo obbiettivo. La turbolenza, come già successo un anno fa per i rinnovi alla guida dei colossi Eni, Enel, Poste, Terna, si sviluppa tutta all’interno della maggioranza e in particolare alla dialettica tra la premier Giorgia Meloni e il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.”, si legge sull’edizione odierna de la Repubblica.
“Le ultime voci raccolte ieri sera riferiscono di un tavolo per cercare di arrivare a una quadra dopo che Meloni ha insistito per indicare un suo consigliere all’interno del cda di Cdp. (…) Giovanni Gorno Tempini, l’ad è nominato dal Mef, che intende confermare Dario Scannapieco, due consiglieri sono indicati ancora dalle fondazioni, un altro dal Mef e poi consiglieri indipendenti e quota rosa per arrivare al totale di nove. La richiesta di Meloni, secondo alcune fonti, non avrebbe trovato il consenso del fronte della Lega e quindi la premier sarebbe intenzionata a far slittare di un’altra settimana i rinnovi di Cdp e di Fs”, continua il giornale.
“Alle Ferrovie la quadra sembra trovata con la poltrona di presidente riservata all’attuale consigliere in quota Fratelli d’Italia Tommaso Tanzilli, mentre per il ruolo di ad il candidato in pole position è sempre Stefano Donnarumma, indicato da Salvini ma con il beneplacito di Palazzo Chigi. Forza Italia avrebbe fatto un passo indietro dalle richieste di presidenza delle Fs per concentrarsi sulla Rai dove indicherà la presidente Simona Agnes e due o più capistruttura. Inoltre a Viale Mazzini non sembra sia stata accolta la richiesta della Lega di nominare un dg sotto l’ad Giampaolo Rossi targato Fratelli d’Italia.(…) Le tensioni Meloni-Salvini sulle nomine potrebbero avere ragioni più ampie. Ieri il governo ha dato parere negativo al provvedimento che prevede una proroga fino a fine anno del mercato tutelato dell’energia, originariamente proposta dalla Lega a cui si sono associati Pd e 5Stelle”, continua il giornale.
DAL FABBRO (IREN): “SOCI DECIDERANNO NUOVO AD, EGEA PRONTI NEL 2025”
“L’operazione Egea? «Grazie alle azioni messe in atto in questi mesi sta dando risultati migliori del previsto: se verranno confermati potremmo consolidarla già l’anno prossimo. Tutto ciò rafforzerà e accelererà la crescita di Iren». Il focus del nuovo piano sulle reti? «Abbiamo deciso di focalizzarci su business regolati. Potremmo guardare con interesse a possibili eccedenze Antitrust legate all’eventuale fusione Italgas-2i Rete Gas». Il licenziamento di Signorini? «Con la decisione del cda, l’azienda supera definitivamente questa vicenda, saranno i soci di maggioranza a decidere se e quando cambiare nuovamente la governance». ll presidente esecutivo Luca Dal Fabbro, al quale il board ha confermato tutte le principali deleghe della multiutility controllata dai Comuni di Genova, Torino e Reggio Emilia, in un’intervista con Il Sole 24 Ore e Radiocor, sottolinea come il business plan presentato martedì rappresenti una piccola “rivoluzione”, necessaria perché «nell’ultimo periodo ci sono stati grandi cambiamenti a livello di mercato, del costo del denaro nonché alcune novità regolatorie»”, si legge sull’edizione odierna de Il Sole 24 Ore.
“Il contesto di mercato è cambiato. Abbiamo preso decisioni importanti che ci aiuteranno a rendere l’azienda ancora più resiliente e più disciplinata dal punto di vista finanziario. Cioè ci focalizziamo molto sulle reti e sul regolato, diminuendo progetti merchant e produzione di energia elettrica da combustibile fossile. È un piano molto solido con maggiore visibilità su risultati e remunerazione agli azionisti. (…) Al contempo il board ha deciso di voltare pagina, licenziando l’ex ad Signorini alla luce del suo coinvolgimento nell’inchiesta di Genova. Con la decisione del cda di ieri l’azienda supera definitivamente questa vicenda. Saranno i soci di maggioranza a decidere se e quando cambiare nuovamente la governance. L’attuale assetto ha già dato prova di tenuta e di buone performance, anche dopo l’uscita del precedente ad. Il gruppo va avanti con un team affiatato di top manager, coordinato da due delegati esecutivi, tutti impegnati a portare avanti il piano industriale, senza tentennamenti”, continua il giornale.