Advertisement vai al contenuto principale
Petrolio

Iraq, parte produzione gas nel sud del paese. Ma rimane il problema del flaring

Nessuna major petrolifera ottiene i diritti di prospezione degli undici blocchi messi all’asta da Bagdad.

Produzione al via per la Kuwait Energy Plc nel sud dell’Iraq e precisamente nei giacimenti di gas naturale di Siba, il primo ad essere reso operativo nella zona.

ENTRO FINE ANNO LA PRODUZIONE DOVREBBE AUMENTARE

Secondo quanto riporta Reuters, Siba ha iniziato a produrre gas ad un ritmo iniziale di 25 milioni di piedi cubi al giorno (mcf/d), che dovrebbe salire gradualmente a 100 mcf/d entro la fine dell’anno, ha detto Kareem Abd Oda, il direttore generale della joint venture costituita da Iraq e Kuwait Energy per sviluppare il campo. Siba, a sud della città di Basra, sta producendo non solo gas naturale ma anche condensati di gas. Gli altri giacimenti di idrocarburi dell’Iraq meridionale già in funzione producono gas naturale insieme al petrolio. Il gas estratto in molti di questi giacimenti viene bruciato invece di essere catturato, in quanto il paese non ha la capacità di trasformarlo in combustibile per il consumo locale o per le esportazioni. Anche il governo regionale semiautonomo del Kurdistan ha avviato la produzione di gas naturale dai giacimenti dell’Iraq settentrionale.

ENTRO IL 2021 STOP AL FLARING PER RECUPERARE RISORSE

L’Iraq spera entro il 2021 di porre fine al flaring, che, secondo la Banca mondiale, costerebbe al governo quasi 2,5 miliardi di dollari in mancate entrate e sarebbe sufficiente a soddisfare la maggior parte del suo fabbisogno non soddisfatto di produzione di energia elettrica a base di gas.

EXPORT GREGGIO A QUOTA 3,5 MILIONI DI BARILI AL GIORNO AD APRILE

L’Iraq è il secondo produttore dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio dopo l’Arabia Saudita. Aziende come BP, Exxon Mobil, Eni, Total, Royal Dutch Shell e Lukoil hanno aiutato l’Iraq ad espandere la produzione nell’ultimo decennio di oltre 2,5 milioni di barili al giorno (bpd), portandola a circa 4,7 milioni di bpd. Le esportazioni di greggio iracheno dalla sua regione meridionale del Golfo hanno raggiunto una media di 3,5 milioni di bpd nel mese di aprile, secondo le informazioni raccolte da Reuters.

ENI UNICA MAJOR IN GARA: LE DUE OFFERTE NON SONO STATE ACCOLTE

Il 26 aprile, inoltre, si è tenuta un’asta per la prospezione di undici blocchi petroliferi lungo il confine con Iran e Kuwait e nelle acque offshore del Golfo. Tuttavia nessuna grande major petrolifera ha partecipato a parte Eni. “Abbiamo deciso di accelerare lo sviluppo dei campi di confine dopo cinque decenni senza investimenti … lasciarli senza investimenti significava sprecare la ricchezza petrolifera del paese”, aveva detto il ministro del Petrolio Jabar al-Luaibi prima dell’asta. Cinque dei blocchi di esplorazione non sono stati oggetto di alcuna offerta. Tre sono andati alla Crescent Petroleum di proprietà degli Emirati Arabi Uniti, due alla cinese Geo-Jade e uno a United Energy Group, anch’esso con sede in Cina. Eni ha presentato due offerte non accolte, mentre nessun’altra offerta è stata presentata dalle altre major. Quattordici imprese hanno manifestato interesse e acquistato un pacchetto contenente i documenti di gara e le condizioni per gli undici blocchi, aveva dichiarato il ministero il 14 aprile.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su