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Rinnovabili

Futuro green? Non significa rinunciare al petrolio

Un’eccezione degna di nota è rappresentata dagli Stati Uniti, che sono stati lenti a seguire il trend degli stimoli green, perdendo potenzialmente una grande opportunità economica

Non importa come la si analizzi, quello che è chiaro è che stiamo entrando in un’era nuova e senza precedenti per l’energia. Il coronavirus ha scosso il settore energetico globale in modi prima impensabili. All’inizio di quest’anno, chi avrebbe potuto prevedere che in soli quattro mesi il greggio di riferimento del West Texas Intermediate (Wti) sarebbe sprofondato in un territorio negativo senza precedenti – raggiungendo i 37 dollari al barile –, che la Halliburton avrebbe lasciato il settore dell’argillite per sempre, e che i paesi di tutto il mondo si sarebbero affrettati a progettare pacchetti di stimolo ‘green’ che definissero la traiettoria futura dei modi in cui alimentiamo il nostro pianeta?

WEF, AIE, ONU, UE STANNO TUTTI VALUTANDO PIANI DI STIMOLO ‘GREEN’

Questa rara opportunità di ridefinire il futuro del settore energetico non è passata inosservata agli esperti, ai leader mondiali o al settore privato. Il World Economic Forum ha sostenuto a gran voce la necessità di un “nuovo ordine energetico” e di un “grande reset”. Agenzie internazionali come le Nazioni Unite, l’Agenzia internazionale per l’energia e l’Unione europea stanno attualmente valutando o elaborando piani di stimolo ‘green’.

L’UNICA ECCEZIONE? GLI USA

Un’eccezione degna di nota è rappresentata dagli Stati Uniti, che sono stati lenti a seguire il trend degli stimoli verdi, perdendo potenzialmente una grande opportunità economica, e guadagnandosi il disprezzo di un certo numero di aziende “blue chip”, circa 30 delle quali hanno presentato una petizione al Congresso degli Stati Uniti per riconsiderare e sviluppare un pacchetto di stimoli radicato nell’energia verde, come ha riportato Oilprice.

Ora che il business più redditizio delle compagnie petrolifere non è più il petrolio, appoggiarsi alla transizione globale all’energia verde ha senso dal punto di vista economico. Ma negli Stati Uniti, richiederà un enorme cambiamento e una mobilitazione radicale come non si vedeva dai tempi del New Deal di Franklin Delano Roosevelt per decarbonizzare l’economia nazionale in tempo per prevenire un cambiamento climatico catastrofico.

LE AZIENDE VEDONO IL GREEN COME UN’OPPORTUNITÀ A BASSO COSTO E ALTO RENDIMENTO

PV Tech ha recentemente riferito che ci sono “una serie di nuovi studi” che sottolineano la volontà delle aziende “di spingere le energie rinnovabili al cuore della ripresa da Covid-19” rivendicando il fatto che il settore dell’energia verde “offre un’opportunità a basso costo e ad alto rendimento per gli investitori”.

E proprio la settimana scorsa, l’organizzazione di Saul Griffith Rewiring America, vincitrice anche del premio MacArthur “ha fatto il suo grande debutto con un rapporto sull’occupazione che mostra che la rapida decarbonizzazione attraverso l’elettrificazione creerebbe da 15 a 20 milioni di posti di lavoro nel prossimo decennio, con 5 milioni di posti di lavoro permanenti in seguito”.

INTANTO GOVERNI E PRIVATI PUNTANO DECISI SULLE RINNOVABILI

Ma mentre occorrerà capire se la leadership degli Stati Uniti nel settore si affermerà, molti altri governi e gran parte del settore privato non stanno perdendo tempo. “Gli investimenti globali nell’eolico offshore sono più che quadruplicati nella prima metà del 2020. Al culmine della pandemia sono stati approvati più parchi eolici rispetto all’anno scorso – ha riferito Greentech Media -. Alcuni di questi progetti offshore includono lo stoccaggio di batterie o di idrogeno. Alcuni di essi includono pannelli solari galleggianti. È questo il futuro dei progetti per le major del petrolio e del gas?”. Secondo alcuni esperti, il futuro dell’energia non sta solo nelle energie rinnovabili, ma in un approccio “super-ibrido” alle energie rinnovabili.

L’IDROGENO

Negli ultimi anni e mesi, i giganti dell’energia globale hanno fatto una sorta di gara per accapparrarsi la loro fetta di torta verde all’idrogeno. E in questo mercato, la produzione rinnovabile “super-ibrida” ha senso. L’idrogeno ha grandi promesse come fonte di combustibile pulito che brucia rilasciando solo il vapore acqueo nell’atmosfera.

Ma la neutralità del carbonio dell’idrogeno è vana se l’idrogeno viene prodotto usando combustibili fossili, il cosiddetto “idrogeno grigio”. Per decarbonizzare veramente l’economia globale, l’intero ciclo di vita dell’energia deve essere valutato, e tutte le fasi della produzione devono essere verdi. In breve, occorre innovare. Ma finora, sembra che questi super ibridi stiano vincendo la corsa al vertice di una nuova era per le major del petrolio in attesa di nuove tecnologie che consentano di abbassare i costi e produrre energia in modo verde.

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