“Siamo emersi più forti di prima, con una maggiore sicurezza energetica e solidarietà e un mix energetico più pulito”, ha commentato la commissaria Ue Kadri Simson. Ma, come confermano i dati del Crea, il gas russo continua ad arrivare nel Vecchio Continente
“L’Europa sta emergendo dal suo secondo inverno dall’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia. Nonostante molte paure, siamo emersi più forti di prima, con una maggiore sicurezza energetica e solidarietà e un mix energetico più pulito”. Con questo messaggio, la commissaria Ue all’energia Kadri Simson ha sancito la positiva conclusione dell’inverno europeo dal punto di vista delle forniture energetiche e la disponibilità di gas nel contesto della guerra russa a Kyiv.
SIMSON SODDISFATTA DELL’INVERNO ENERGETICO DELL’UE
“Il 31 marzo, quando la stagione di riscaldamento invernale è finita, i nostri depositi di gas erano pieni di oltre il 58%. Questo è il livello più alto mai registrato in questo periodo dell’anno.
Questi alti livelli di stoccaggio – ha proseguito Simson – sono il risultato della nostra diversificazione di successo delle forniture energetiche, degli sforzi dei cittadini e delle imprese per ridurre la domanda di gas e dei nostri investimenti in energie rinnovabili – i tre pilastri del nostro piano REPowerEU.
L’alto livello di stoccaggio del gas in Europa significa che i mercati sono sempre più stabili, i prezzi sono tornati intorno ai livelli prebellici e l’Europa può iniziare a riempire con fiducia per la stagione di riscaldamento del prossimo inverno. Mentre possiamo essere orgogliosi di come l’UE ha gestito finora la crisi energetica, non c’è spazio per l’autocompiacimento. Dobbiamo continuare a sostenere i nostri cittadini e l’industria e i nostri amici ucraini. Garantire la sicurezza energetica e la competitività dell’Europa, abbassare i prezzi e far progredire la transizione all’energia pulita rimangono una priorità assoluta”.
LA SITUAZIONE SUGLI STOCCAGGI DI GAS
Come spiegano i dati ufficiali comunicati dalle istituzioni europee, i passi avanti fatti dall’Ue per acquisire indipendenza energetica rispetto alla Russia, allargando il ventaglio di fornitori e spingendo sulle fonti più pulite (rispetto a carbone e petrolio), sono parecchi. “La quota delle importazioni europee di gas russo è scesa dal 45% nel 2021 al 24% nel 2022 e ulteriormente al 15% nel 2023. Questa tendenza al ribasso deve continuare”, scrive la Commissione nel suo ultimo aggiornamento.
Ma il trend positivo si registra anche dal punto di vista dei consumi. “Gli europei hanno ridotto la loro domanda di gas di quasi il 20%, il che ci ha permesso di risparmiare più di 107 bcm di gas negli ultimi 18 mesi. L’aumento della quota di energie rinnovabili nel mix energetico ci ha permesso di sostituire l’equivalente di 24 bcm di gas russo nel 2022 e nel 2023. E le emissioni del settore energetico sono diminuite di un impressionante 24% nel 2023, mentre anche la nostra economia ha continuato a crescere”.
Come già sottolineato in questo focus, il livello di stoccaggi registrato alla fine di questa stagione fredda è stato un record. Tali progressi hanno inciso positivamente anche sulla leva dei prezzi di scambio al mercato di Amsterdam. Attualmente, il totale di riempimento delle riserve sfiora i 727 TWh
QUANTO GAS C’E’ IN ITALIA
Quanto al nostro Paese, le riserve registrano 118,52 TWh per una percentuale di riempimento pari al 60,68%. Lo stop al transito via Ucraina delle forniture russe previsto per fine anno (con il mancato rinnovo dell’accordo), l’Italia non dovrebbe rilevare problemi perché pur ereditando una forte dipendenza dal gas di Mosca ha costruito in questi ultimi due anni forti relazioni energetiche con Usa, Norvegia, Qatar, Algeria, Mozambico, Libia e Azerbaigian. Assicurandosi flussi via tubo e via nave (grazie ai nuovi rigassificatori). Oltre a spingere sulla produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico e solare ma anche idroelettrico).
I DATI DEL CREA SULLE IMPORT DALLA RUSSIA
Chi invece continua a fare affidamento (anche) sulle forniture della Federazione putiniana è la Francia. Due anni dopo l’inizio della guerra in Ucraina, la Francia è riuscita a fare a meno del petrolio russo ma non ancora del suo gas. Nei primi tre mesi di quest’anno, le consegne di gas naturale liquefatto (GNL) russo verso la Francia sono aumentate più di qualsiasi altro paese dell’Unione europea (UE) rispetto all’anno scorso, secondo i media “Politico”, secondo i dati del Center for Research on Energy and Clean Air (Crea). In totale, Parigi ha già pagato più di 600 milioni di euro al Cremlino per le sue forniture di gas dall’inizio dell’anno, secondo il Crea. Così, Les Echo, quotidiano economico francese oggi in edicola.
I dati Crea (Centro di ricerca sull’energia e l’aria pulita) resi noti ieri, sottolineano che il gas via nave (gnl, gas naturale liquefatti) è continuato ad arrivare dalla Russia nel Vecchio Continente.
Oltretutto, “il 22% (4,4 bcm) delle importazioni russe di GNL dell’UE sono state trasbordate a livello globale, con l’8% (1,6 bcm) che è andato agli Stati membri dell’UE nel 2023.”. Esclusi i trasbordi, invece, “nel 2023, il 13% delle importazioni di GNL dell’UE in volume proveniva dalla Russia. Ciò ammontava a 17,25 bcm.”. Inoltre, “il progetto russo Yamal LNG ha esportato 26 bcm di GNL, il 72% dei quali era destinato all’Europa. L’86% delle esportazioni dagli impianti di Portovaya e Vysotsk (4,5 bcm) è andato in Europa.”.
Come si sarebbe potuto frenare questo flusso di lng? Per il centro di ricerca, “l’attuazione di un livello globale di prezzo del GNL di 17 EUR/MWh avrebbe ridotto le entrate della Russia del 60% nel 2023, portando a un calo di 10 miliardi di euro dei ricavi totali delle esportazioni di GNL. In alternativa, se solo l’UE imponesse un limite di prezzo, le entrate totali delle esportazioni di GNL della Russia nel 2023 sarebbero diminuite del 29% – una perdita di 5 miliardi di euro.”.