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Opec

Opec ammette: è il gas il futuro dell’energia

In termini assoluti la domanda di oro blu dovrebbe aumentare di quasi 34 milioni di barili di petrolio equivalenti (mboe) al giorno, raggiungendo un livello di 93 mboe entro il 2040.

 

 

Le energie rinnovabili avranno une crescita enorme ma gas e shale oil rappresentano le fonti di energia del futuro. È quanto afferma il World Oil Outlook dell’Opec appena pubblicato, che offre una valutazione approfondita delle prospettive a medio e lungo termine (fino al 2040) di quelli che saranno gli sviluppi dell’industria petrolifera ed energetica mondiale. Secondo il rapporto dell’organizzazione dei paesi produttori di greggio, le rinnovabili godranno di un elevato tasso di crescita pari al 6,8% fino al 2040, tallonate, appunto da shale oil e gas. Al contrario l’utilizzo del carbone è stimato in netto declino.

Addio carbone. A gas e petrolio la metà della domanda globale di energia

L’Opec ha previsto un picco del carbone nel 2035 circa quando raggiungerà un livello pari a 86 milioni di barili di petrolio equivalenti al giorno (mboe), prima di comunicare la tendenza al ribasso mentre gas e petrolio continueranno a soddisfare oltre la metà della domanda globale di energia. “I combustibili fossili manterranno un ruolo dominante nel mix energetico globale, anche se con una quota complessiva in calo”, ha dichiarato l’Opec. Il contributo maggiore alla futura domanda di energia dovrebbe provenire dal gas naturale. In termini assoluti, infatti, la domanda di gas dovrebbe aumentare di quasi 34 milioni di barili di petrolio equivalenti al giorno, raggiungendo un livello di 93 mboe al giorno entro il 2040. La sua quota nel mix energetico globale dovrebbe aumentare di 3,6 punti percentuali. La maggior parte della crescita della domanda di energia nel periodo 2015-2040 proverrà da paesi non Ocse con circa 29 mboe/giorno, mentre il resto (circa 5 mboe/giorno) si trova nella fascia matura dei mercati dei paesi Ocse. La forte crescita demografica nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, combinata con un forte sviluppo economico, porterà alla crescita della domanda di gas in tutti i settori, secondo Opec: generazione di energia, industria, nonché i settori residenziale e commerciale. Anche la crescente disponibilità di gas sul mercato globale, dovuta all’espansione della produzione di gas naturale liquefatto (GNL), contribuirà all’elevato tasso di crescita di questa fonte energetica.

Il settore dei trasporti sarà, invece, il principale consumatore di petrolio. Per quanto riguarda le rinnovabili, il loro utilizzo, osserva l’organizzazione petrolifera, risulta in rapido aumento ma la quota di mercato alla fine non sarà così ampia come quella di petrolio e gas. La spiegazione, secondo Opec, è data dal fatto che le energie verdi partono da una base più bassa rispetto agli idrocarburi, piuttosto che a problemi legati all’adozione delle tecnologie. La parte del leone sarà affidata in questo settore a solare, eolico e geotermico. Anche l’idroelettrico dovrebbe crescere dai 6,8 mboe al giorno del 2015 ai 10,3 mboe al giorno nel 2040, ma per Opec è difficile dire se nel conteggio sono da ricomprendere anche impianti di stoccaggio tramite pompaggi. L’energia nucleare, infine, crescerà in media del 2,3 per cento all’ anno, passando dai 13,5 mboe al giorno del 2015 a 23,8 mboe al giorno nel 2040.

Dallo shale oil grandi numeri ma il picco arriverà nel 2025

La maggior parte del petrolio non-Opec che contribuirà alle forniture mondiali proverrà proprio dallo shale oil, secondo il cartello petrolifero. Quest’anno ha contribuito a sostenere il mercato e proseguirà il suo trend positivo ma raggiungerà rapidamente il picco. Rispetto alla relazione dello scorso anno, rileva Opec, “le prospettive di medio termine sono moderatamente più favorevoli e sono in gran parte basate sulla resistenza del settore petrolifero Usa e sulla sua capacità di ripresa”, si legge nel rapporto. “Il tight Oil costituisce la parte maggiore dell’aumento di offerta Usa” che secondo le previsioni “dovrebbe salire a 11,1 milioni di barili al giorno entro il 2022”. Una crescita, a giudizio dell’organizzazione petrolifera, “trainata dall’aggressiva perforazione del bacino permiano statunitense” e da “ulteriori attività di esplorazione e produzione in Canada, Argentina e Russia” che comunque “raggiungerà il picco di circa 13 milioni di barili al giorno nel 2025”. “Ad eccezione del Canada e dei volumi minimi prodotti in Russia e Argentina, il tight oil rimane una storia di successo degli Stati Uniti” grazie ad “aumenti sostenuti da miglioramenti tecnologici e da un migliore utilizzo degli asset”.

Evoluzione della domanda di energia: +35% entro il 2040

Il rapporto prevede un’espansione massiccia della domanda energetica mondiale – comprendendo non solo elettricità, ma anche industria, trasporti e agricoltura – in aumento del 35% dal 2015 al 2040, con un tasso di crescita annua dell’ 1,2%, pari ad altri 96 mboe al giorno. Come detto la crescita sarà in gran parte da attribuire a paesi non Ocse, dove la domanda di energia aumenterà del 56% in questo periodo, con un tasso su base annua dell’1,9%. Questa crescita sarà mitigata da una domanda di energia relativamente stabile nella regione Ocse pari allo 0,1% annuo. La maggiore crescita della domanda energetica proverrà dall’India, che registrerà un aumento del 3,5% della domanda annua al 2040 mentre la Cina avrà il podio della quota maggiore di domanda mondiale con un drastico calo dell’uso di carbone che passerà dal 64,3% del 2015 a meno della metà al 2040.

Per il resto “le tendenze attuali” sulle politiche energetiche “dovrebbero condurre verso una convergenza globale a lungo termine incentrata sull’efficienza energetica e su una maggiore adozione di modalità energetiche pulite, comprese le energie rinnovabili – si legge nel rapporto -. Tra le tendenze visibili della politica energetica globale a lungo termine vi è la crescente penetrazione dei veicoli elettrici, l’inasprimento delle norme sulle emissioni di carburante e la desolforazione nei settori del trasporto stradale, marittimo e dell’aviazione”. Questa decarbonizzazione dell’industria sarà determinata dall’aumento della diffusione di tecnologie a basse emissioni e ad alta efficienza energetica.

Petrolio a medio terminepetrolio

Il mercato petrolifero ha registrato un picco in questi ultimi due anni grazie alla decisione dell’Opec di abbassare i livelli di produzione, mentre i produttori americani e russi hanno ripreso a crescere fortemente negli ultimi mesi, aumentando i prezzi. Tutto è dovuto all’intesa raggiunta da 24 paesi produttori di greggio che hanno ridotto l’output di 1,8 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, per un periodo iniziale di sei mesi, poi prorogato fino a marzo 2018 con l’obiettivo di tagliare l’offerta in eccesso e ridurre le scorte di greggio esistenti. L’Opec si riunirà questo mese per decidere se prorogare tale accordo oltre il 2018. Ma secondo gli analisti di Citibank la risoluzione passerà, rafforzando ulteriormente il mercato. Proprio secondo Citibank la fiammata dei prezzi petroliferi statunitensi da 58 a 64 dollari al barile di questi giorni è stata determinata “dal rischio geopolitico e dall’aumento dell’ottimismo su un accordo Opec” mentre la prossima mossa sui prezzi del greggio “sarà probabilmente trainata dai flussi degli investitori, trainati a loro volta dall’Opec”. Non solo. “Riteniamo che quest’ anno i rischi geopolitici siano stati trascurati e sottovalutati nei mercati petroliferi e gli sviluppi in Arabia Saudita, Nigeria, Iraq e America Latina rafforzano questa idea”, hanno dichiarato gli analisti di Citi. Gli analisti di UBS, dal canto loro, hanno previsto una forte crescita per il settore, anche se ritengono che il prezzo possa presto raggiungere un tetto massimo: “Tre anni consecutivi di scarsi investimenti nel petrolio convenzionale porteranno a maggiori disavanzi petroliferi a partire dal 2018, giustificando l’aumento dei prezzi del greggio”.

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