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Gas, l’Ue si aspetta che i fornitori Usa contribuiscano alla neutralità carbonica

Bruxelles sta analizzando gli strumenti politici per ridurre i gas a effetto serra dal settore del gas nell’ambito di un pacchetto legislativo che sarà proposto il prossimo anno. Una delle opzioni in esame è l’introduzione di certificati verdi per i carichi di Gnl

L’Unione europea sta cercando i modi possibili per esercitare pressioni sugli esportatori globali di gas naturale liquefatto (Gnl) per ridurre la loro impronta emissiva, come parte dello sforzo continentale volto a ridurre l’inquinamento da combustibili fossili.

I funzionari della Commissione europea stanno valutando, in particolare, i modi per ridurre l’inquinamento da combustibili gassosi come parte del Green Deal. L’obiettivo è aumentare la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e metano in quadro di utilizzo di nuove tecnologie come l’idrogeno per centrare i target climatici. Ma in questi quadro è evidente che l’Europa finirà per scontrarsi con colossi come gli Usa.

POSSIBILI TENSIONI CON GLI USA SUL GAS

“Il commercio di Gnl e gas rimarranno l’argomento principale della nostra cooperazione con gli Stati Uniti negli anni a venire – ha dichiarato in un webinar Anne-Charlotte Bournoville, capo dell’unità per le relazioni internazionali e l’allargamento presso la direzione energetica della Commissione Ue secondo quanto riferito da Bloomberg -. Allo stesso tempo è chiara la direzione della politica energetica e climatica dell’Ue. Dobbiamo raggiungere il nostro target di neutralità climatica al 2050″.

Per questo, sebbene lo sforzo dell’Ue si applichi in tutto il mondo, aggiungerebbe una fonte di tensione con il governo degli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha cercato di promuovere le esportazioni di Gnl in Europa come modo per diversificare le fonti di energia del continente. Il numero di carichi statunitensi che arrivano in Europa è aumentato negli ultimi due anni, con i paesi dell’Europa orientale ‘spronati’ ad acquistare gas dall’America piuttosto che dalla Russia.

ENGIE HA RINUNCIATO AD ACQUISIRE NEXTDECADE

Allo stesso tempo, il gas e il Gnl, una volta pubblicizzati come combustibili ‘ponte’ per agevolare la transizione dal carbone, sono stati oggetto di un maggiore controllo. Solo per fare un esempio, il mese scorso, Engie ha accantonato i piani di acquisto dall’esportatore statunitense di Gnl NextDecade Corp., suscitando il plauso dei gruppi ambientalisti che avevano esortato la società francese a rinunciare all’accordo per questioni di inquinamento.

L’UE PENSA A CERTIFICATI VERDI PER I CARICHI DI GNL

“Bruxelles sta analizzando gli strumenti politici per ridurre i gas a effetto serra dal settore del gas nell’ambito di un pacchetto legislativo che sarà proposto il prossimo anno. Una delle opzioni in esame è l’introduzione di certificati verdi per i carichi di Gnl, secondo Bournville”, si legge su Bloomberg.

LE STRATEGIE UE

La Commissione Ue ha già adottato una strategia per migliorare la misurazione, la comunicazione e la verifica delle emissioni di metano il mese scorso. Sebbene questa iniziativa non avrà un impatto diretto sulle vendite di Gnl degli Stati Uniti in Europa, la questione delle perdite di metano è destinata a diventare un argomento di primo piano nelle discussioni con gli Stati Uniti.

“In effetti, stiamo implementando standard equivalenti che vengono applicati a livello statale o federale negli Stati Uniti – ha detto Bournoville -. Tuttavia, gli acquirenti europei possono mostrare una preferenza per i migliori della categoria e questo potrebbe portare a degli impatti all’interno del mercato statunitense con quelli con le migliori prestazioni che ottengono i migliori punteggi nei mercati europei”.

LA CARBON BORDER TAX UE

L’Europa sta anche lavorando a un’imposta transfrontaliera per le importazioni di beni ad alta intensità di carbonio che molto presto “sarà introdotta in qualche forma”, ha detto Klaus-Dieter Borchardt, vicedirettore generale della Commissione europea per l’energia qualche settimana fa.

“Borchardt ha confermato in un’intervista trasmessa online alla conferenza virtuale Flame che tale meccanismo è in fase di formulazione, ma la sua esatta struttura non è ancora stata concordata”, si legge su S&P Global Platts.

“Arriverà qualcosa come un carbon border adjustment mechanism – ha aggiunto Borchardt -, ma ci saranno prima alcune aree in cui lo proveremo, la forma è ancora in discussione, perché si può fare in diverse forme”. Per questo, ha precisato “ci stiamo ancora sforzando a trovare una via per un tale meccanismo in un modo compatibile con il WTO. Abbiamo diverse idee, ma c’è ancora bisogno di lavorare. Forse proveremo in alcuni settori che sono meno legati al WTO rispetto ad altri”.

COSA HA DETTO TIMMERMANS

Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans nel corso di un webinar ospitato dall’Agenzia internazionale per l’energia la scorsa settimana, ha precisato che l’Europa andrà avanti con misure di carbon border tax settore per settore, da applicare alle merci importate da paesi che scelgono di non dare un prezzo alle emissioni di CO2 o di intraprendere azioni equivalenti. “Se sarà questo il caso, perché altri non stanno prendendo le misure di cui c’è bisogno, allora proteggeremo il nostro settore introducendo un meccanismo di aggiustamento delle frontiere del carbonio. E ci stiamo lavorando, guardando settore per settore. Siamo nel bel mezzo di questa analisi, e all’inizio del prossimo anno probabilmente saremo in grado di mostrare alcuni risultati e di prendere decisioni”.

Se altri paesi adotteranno misure che “vanno nella stessa direzione” sul prezzo del carbonio, la necessità di un meccanismo di carbon border tax sarà più limitata, ha detto Timmermans aggiungendo che l’Europa si sta inoltre impegnando attivamente con gli Stati, le città e le società statunitensi che desiderano agire per ridurre le emissioni di gas serra.

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