Stoccaggi Ue di gas ai minimi da 7 anni. La speculazione fa raddoppiare i prezzi del gas. Elkann: “2025 anno di svolta per Stellantis”. Trump pensa a dazi selettivi per l’energia dal 10 al 20%. La rassegna Energia
Le riserve Ue di gas sono ai minimi da 7 anni. Le ragioni principali sono due. La prima è che l’inverno si sta rivelando più rigido dei precedenti, con temperature che nel Nord Ovest sono di qualche grado inferiori alle medie decennali. La seconda è lo stop dell’impianto GNL norvegese di Hammerfest, inattivo fino al 9 gennaio. Negli ultimi giorni la speculazione ha fatto raddoppiare i prezzi del gas rispetto a undici mesi fa, secondo quanto riporta Il Corriere della Sera. L’interruzione del flusso di metano dalla Russia attraverso l’Ucraina è solo la scusa, la ragione reale sono i movimenti degli hedge fund e altri fondi d’investimento sul quel mercato. Il 2025 sarà un anno di svolta per il futuro di Stellantis, secondo John Elkann. Nonostante le difficoltà “il 2024 è stato un anno ricco di successi di cui essere orgogliosi”, sottolinea il presidente del gruppo in una lettera ai dipendenti. Trump starebbe pensando di introdurre dazi selettivi dal 10 al 20% in diversi settori: energetico, militare e medico-farmaceutico. In particolare, la nuova amministrazione potrebbe proporre di imporre dazi del 25% su Messico e Canada e «tariffe» del 60% sull’import cinese. La rassegna Energia.
GAS, RISERVE UE AI MINIMI DA 7 ANNI
“Il Generale Inverno, che dal 2022 aiuta l’Europa a sopportare la crisi del gas – con uniformi da climate change, a manica corta – mostra più cipiglio quest’inverno. Specie nel Nord Ovest, dove le temperature sono qualche grado sotto le medie decennali. Così i riscaldamenti a metano svuotano i bacini di stoccaggio. Anche perché comprare nuovo gas sul mercato è ben costoso da metà dicembre, con rialzi di quasi il 20% malgrado il calo del 4,6% ieri al listino Ttf, a 47,33 euro a MWh. (…) E più del meteo, che gonfia una domanda non servita dal maxi impianto Gnl norvegese di Hammerfest, fermo da giorni e fino al 9. Per questo gli stoccaggi europei, malgrado l’inverno sul calendario sia appena iniziato, sono già scesi al 70,3% della capienza, 15% meno di un anno fa e ai ritmi più rapidi da sette anni. (…) Mentre è emergenza in Ucraina, dove gli stoccaggi erano già semivuoti e ora resta solo il 16%. Per quasi tutti comunque il problema non è di quantità, ma di prezzi: la corsa del Ttf spot ad Amsterdam, infatti, ricalca il prezzo nei vari Paesi – tra cui l’Italia – e determina quello dell’elettricità. «Il primo fattore nell’Europa del Nord-Ovest è rappresentato dalle previsioni di un periodo di 4°C più freddo della media decennale le prossime due settimane – scriveva giorni fa Goldman Sachs in una nota”, si legge su La Repubblica.
“Se le previsioni si realizzeranno, la domanda di gas nell’area salirebbe di oltre 100 milioni di metri cubi al giorno a gennaio, con rischi significativi di rialzo dei prezzi Ttf verso i livelli legati alla sostituzione del gas con il petrolio, nella forbice tra 63 e 84 euro a MWh i prossimi mesi, ben sopra della nostra stima base 2025 di 40 euro a MWh». (…) «Più bassi saranno i livelli di stoccaggio a finemarzo, più difficile sarà per la regione rifornirsi in vista del prossimo inverno ». Il caro gas è già costato circa 115 miliardi di sovrapprezzo agli italiani, dal 2021: e a questi livelli costerà 20 miliardi in più nel 2025. Chi non ha problemi di gas, anzi lucra miliardi vendendolo al mondo, sono gli Usa. (…) «Toglierò immediatamente il divieto di Biden », ha detto Trump, che s’insedia il 20 gennaio. La sua portavoce ha definito la scelta «vergognosa e progettata come vendetta politica sul popolo americano che ha dato mandato al presidente Trump di aumentare le trivellazioni»”, continua il giornale.
GAS, COME LA SPECULAZIONE HA RADDOPPIATO I PREZZI
“Ieri il prezzo del gas in Europa, misurato alla cosiddetta Title Transfer Facility (Ttf) di Amsterdam, è sceso rapidamente: meno 4,89% in un giorno a 47,2 euro a megawattora, la quotazione più bassa dell’ultima decina di giorni. Ma quel valore fissato all’Intercontinental Exchange (l’Ice) in Olanda resta il doppio rispetto a undici mesi fa e quasi un quarto sopra ai livelli di metà dicembre. L’interruzione del flusso di metano dalla Russia attraverso l’Ucraina è la ragione apparente; i movimenti degli hedge fund e altri fondi d’investimento sul quel mercato invece è quella reale. Le regole europee di mercato obbligano l’Ice a pubblicare ogni settimana il quadro delle posizioni «long» (rialziste) e «short» (ribassiste) di tre principali categorie di investitori in contratti a scadenza sul gas: banche, fondi e operatori commerciali come grandi imprese energivore o grandi distributori. (…) Il prezzo del gas alla Ttf è infatti salito nell’ultimo anno con il crescere dei volumi delle posizioni rialziste assunte dai fondi attraverso i futures, cioè attraverso contratti derivati a scadenza fra un mese o su altri periodi per lo più brevi. I dati dell’Ice dicono che in gennaio e febbraio scorsi le posizioni nette sulla Ttf dei fondi erano ribassiste in misura crescente. E il prezzo del gas infatti è sceso, da 29 a circa 23 euro a megawattora. (…) Di solito un investitore speculativo compra un contratto a scadenza con consegna del prodotto – per esempio – fra un mese o fra tre mesi a un prezzo superiore a quello del momento, se pensa che quel prezzo salirà. Che troverà dunque qualcuno disposto a comprare a quel prezzo. Ma il fatto stesso di rastrellare futures con prezzi più alti ne alimenta la domanda, altera la percezione del prezzo «giusto» e finisce per trascinare al rialzo le quotazioni”, si legge su Il Corriere della Sera.
“È ciò che accaduto da giugno in poi. Da quel momento, i fondi all’Ice di Amsterdam hanno continuato ad ammassare posizioni rialziste. A fine novembre erano raddoppiate, come volumi, rispetto ai livelli di cinque mesi prima. E il prezzo del gas Ttf aveva seguito fedelmente le loro mosse, salendo fino quasi a 50 euro a megawattora. Solo nei mesi del 2024 in cui il volume delle posizioni rialziste dei fondi è un po’ sceso, anche il prezzo è un po’ sceso o si è stabilizzato. Certo ad alimentare quelle posizioni rialziste dei fondi sono stati due fattori: prima l’attesa dell’interruzione a fine anno dei flussi dalla Russia, pari al 5% delle forniture via gasdotto all’Europa; poi le previsioni meteo di un inverno freddo”, continua il giornale.
AUTO, ELKANN (STELLANTIS): “2025 ANNO DI SVOLTA PER FUTURO”
“Il 2025 per il gruppo automobilistico Stellantis si apre con la robustezza di fondo che garantisce margini affinché si tratti di un anno «fantastico». Specie perché «nonostante le difficoltà, il 2024 è stato un anno ricco di successi di cui essere orgogliosi». A spiegarlo, in una lettera a tutti i dipendenti del gruppo, è stato il presidente John Elkann. Il quale ha rimarcato che «di fronte alle grandi sfide del nostro settore, nei quattro anni trascorsi dalla creazione di Stellantis abbiamo raggiunto molti traguardi importanti». Ed è per questo, ha affermato, che c’è «senza dubbio una base solida su cui continuare a costruire insieme il nostro futuro». (…) In tal contesto arriva il messaggio di Elkann, che esorta i dipendenti a non perdere di vista quanto di positivo fatto finora. Come quelli statunitensi, dove Ram «ha superato tutti i brand nel J.D. Power 2024 U.S. Initial Quality Study e Jeep è stata riconosciuta come il “brand più patriottico” d’America per il ventitreesimo anno consecutivo»”, si legge su La Stampa.
“(…) positivo è il mercato in Brasile dove Fiat si è confermata al vertice e come la situazione in Medio Oriente e Africa, in cui Elkann ricorda che il gruppo è «leader nella trasformazione della micro-elettromobilità con le nostre Citroën AMI, Fiat Topolino e Opel Rocks-e». Il tutto senza dimenticare la collaborazione con Leapmotor, la casa cinese di veicoli per la mobilità elettrica della galassia Stellantis. A fronte di un contesto complicato, spiega Elkann, servono unità e concentrazione. «Insieme a tutti i nostri stakeholder – i clienti, i concessionari, i fornitori e le comunità in cui operiamo – dobbiamo moltiplicare gli sforzi ed essere coesi al nostro interno e non solo, affinché Stellantis raggiunga il suo pieno potenziale», ha evidenziato. (…) «Ognuno di noi svolge un ruolo fondamentale nella costruzione di questo futuro. Nel farlo, troveremo forza e ispirazione nella nostra storia, nelle nostre radici e nelle nostre diverse identità, tutti elementi che rendono speciale la nostra azienda»”, continua il giornale.
ENERGIA, IPOTESI DAZI SELETTIVI TRUMP
“Donald Trump e il suo team starebbero studiando un piano per introdurre i dazi in modo più selettivo. Secondo il Washington Post sta prendendo quota l’idea di applicare un prelievo solo su tre settori industriali considerati strategici: militare, medico-farmaceutico, energetico. Non sono filtrate indiscrezioni sull’ammontare della tariffa, ma si presume che potrebbe aggirarsi intorno al 10-20%, cioè la percentuale indicata da Trump nel corso della campagna elettorale per tutte le merci importate negli Stati Uniti. Per la filiera bellica l’elenco comprenderebbe l’acciaio, l’alluminio (già tassati), il ferro, il rame. (…) Infine, per la produzione di energia, la lista include le batterie, le terre rare e i pannelli solari. Trump ha subito bollato come «fake news» il resoconto del quotidiano che fa capo all’imprenditore Jeff Bezos, sostenendo che non ha alcuna intenzione di «fare marcia indietro»”, si legge su Il Corriere della Sera.
“La nuova amministrazione si propone, in particolare, di imporre dazi del 25% su Messico e Canada e, soprattutto, «tariffe» pari al 60% sull’import cinese. È possibile che la smentita di Trump serva a tenere alta la tensione con questi Paesi, in vista di negoziati per provare a ridurre il deficit con i primi tre partner commerciali, Messico, Canada e Cina, appunto. (…) nella discussione interna stanno emergendo anche le preoccupazioni del prossimo segretario al Tesoro, il finanziere Scott Bessent. Anche Bessent, naturalmente, è favorevole a una politica economica impostata sui dazi. Altrimenti non sarebbe stato scelto da Trump. Nello stesso tempo, però, segue con attenzione la dinamica dei prezzi e i segnali in arrivo dalla Federal Reserve. Il tasso di inflazione è pari al 2,6-2,7% su base annua: sta rallentando, ma a un ritmo più lento del previsto”, continua il giornale.
“Tutti elementi che contribuiscono a gonfiare i consumi con una conseguente spinta per l’inflazione. Ora, l’ammontare dei dazi viene pagato dagli importatori e, quasi sempre, viene scaricato sui consumatori. È la meccanica che, in particolare, ha fatto schizzare i prezzi alimentari, con rincari record per il latte, le uova, il pane, il bacon e così via. Molte famiglie hanno attribuito la responsabilità a Joe Biden e, a cascata, non hanno votato per Kamala Harris. (…) Bessent punterebbe a influenzare anche le decisioni della Federal Reserve sul tasso di interesse e quindi sul controllo dell’inflazione. La Banca centrale, guidata da Jerome Powell, aspetta, con un certo nervosismo, l’impatto con il ministro trumpiano. Ieri il vicepresidente Michael Barr si è dimesso dall’incarico di supervisore delle banche, proprio per evitare, ha dichiarato, «contenziosi» con il nuovo governo. Barr, però, ha conservato il posto nel «board dei Governatori», la cabina di comando. (…) Ieri Joe Biden, presidente in carica, ha deciso di vietare le trivellazioni offshore di petrolio e di gas, in particolare nel Golfo del Messico e nelle acque dell’Alaska, perché «si rischiano danni irreversibili». Trump lo ha accusato di voler ostacolare la transizione dei poteri con queste iniziative. La sua portavoce, Karoline Leavitt, ha aggiunto sulla piattaforma X: «È una decisione vergognosa, una vendetta nei confronti del popolo americano che ha dato al presidente Trump il mandato di aumentare le trivellazioni e abbassare i prezzi della benzina»”, continua il giornale.