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Perchè Zohr non limiterà la dipendenza energetica dell’EU dalla Russia

Numerosi ottimisti europei hanno visto in Zohr la possibilità di emancipazione dalla dipendenza energetica dalla Russia ma il ministro del Petrolio e delle Risorse Minerarie egiziano ci dice che probabilmente non sarà così
Dopo la notizia e il test preliminare dell’estrazione dei primi metri cubi di gas dal giacimento egiziano di Zohr, numerosi sono i sostenitori che fanno conto sul giacimento per cercare di diventare sempre meno dipendenti da Mosca.
Sul sito Eni, nella sezione di descrizione del giacimento, si leggono diverse volte confronti con il territorio italiano che aprono a scenari diversi per un accordo di approvvigionamento: c’è anche un passaggio che identifica un deposito come “simile per dimensioni al massiccio del Sella, nelle Dolomiti”, aggiungendo poi che le risorse di gas in sito sono pari a 10-12 volte i consumi di gas della Penisola e la produzione massima sarà paragonabile ai volumi che il Bel Paese importa da Gazprom, e sarà raggiunta tra un paio d’anni.
Le possibilità sono state annullate quasi del tutto dal parere del Ministro del Petrolio e delle risorse minerarie egiziano, Tarek El Molla, il quale è stato molto chiaro in proposito. Il suo parere si allinea con la necessità primaria dell’Egitto che vorrebbe riconquistare l’autosufficienza energetica per risanare le finanze dello Stato: il Cairo smetterà di importare Gnl a metà 2018 ed eventualmente tornerà ad esportare, ma solo in un futuro piuttosto lontano e incerto. “L’Egitto – ha dichiarato El Molla –continuerà ad acquistare le quote di produzione dei partner stranieri perché ne ha bisogno”.
L’Egitto è lo stato più popoloso tra i Paesi arabi: conta 95 milioni di cittadini con un tasso di natalità elevato; i consumi si allineano ai numeri: sono circa 135 milioni i metri cubi giornalieri consumati nel 2016 con una produzionee di 110 milioni di mc. Tempo fa, il Paese era esportatore via pipeline verso Israele e Giordania ma dopo la primavera araba, in cui si erano verificati numerose volte carenze e blackout, c’è stata una interruzione totale delle vendite estere dal 2014.
Se si annulla la possibilità dell’approvvigionamento di gas dall’Egitto si manifesta la necessità di rivolgersi ad altri, per commercializzare le risorse di Leviathan e Tamar in Israele piuttosto che quelle di Aphrodite a Cipro. Così si muove l’Europa, pressando con il progetto del gasdotto EastMed – una conduttura sottomarina lunga 2mila chilometri con una spesa di oltre 6 miliardi di euro – che dovrebbe collegare i giacimenti del Bacino di Levante alle coste pugliesi attraversando la grecia.
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