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Gas

È l’Europa l’Eldorado dei nuovi produttori di gas

A est sono l’Azerbaigian e il Turkmenistan le nuove frontiere che guardano al ricco mercato del Vecchio Continente per esportare gas. A sud si affacciano, prepotenti, gli enormi giacimenti mediterranei di Israele

 

È il ricco mercato europeo l’obiettivo principale dei nuovi produttori di gas che si affacciano alle porte del Vecchio Continente. A est sono l’Azerbaigian e il Turkmenistan le nuove frontiere dell’approvvigionamento del combustibile blu mentre a sud si affacciano prepotenti gli enormi giacimenti mediterranei di Israele.

Ue_e_ambienteLa commissione Ue ha esortato la BEI a sostenere il gasdotto dell’Azerbaigian

Nella testa dei vertici di Bruxelles c’è prima di tutto il gas azero di Shah Deniz e il grande progetto del gasdotto Tanap che trasporterà combustibile fino in Italia attraverso il Tap. In questi giorni, grazie alla legge sulla libertà di informazione, è stata resa nota la lettera che il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič e il commissario per il clima e l’energia Miguel Arias Cañete hanno scritto il 13 luglio 2017 al presidente della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) Werner Hoyer per valutare la possibilità di erogare prestiti per oltre 2 miliardi di euro a due sezioni del gasdotto: quello che va dall’Azerbaigian alla Turchia occidentale (gran parte dei lavori di costruzione della sezione turca è già terminata) e dalla Grecia all’Italia meridionale. Nella lettera si indicava, in particolare, il gasdotto come “vitale e insostituibile” per la diversificazione delle fonti di gas dell’Ue e la sicurezza dell’approvvigionamento visto che quasi un terzo delle importazioni di gas naturale in Europa provengono dalla Russia. “L’impegno dell’Europa non deve calare”, hanno scritto Šefčovič e Cañete, aggiungendo l’auspicio che la BEI e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) possano fornire sostegno finanziario al gasdotto per ricordare che “il patrocinio dell’Unione europea sul corridoio meridionale del gas continua”. La BERS ha già approvato un prestito di 500 milioni di dollari a ottobre mentre la BEI, che riceve finanziamenti pubblici dagli Stati membri dell’Ue, doveva prendere in considerazione la richiesta di prestito a ottobre, ma ha rinviato la decisione.

Turkmenistan pronto a fornire risorse energetiche attraverso la regione del Mar Caspio

Spostandosi più a est, anche il Turkmenistan è pronto ad utilizzare il gasdotto interno Est-Ovest per fornire le sue risorse energetiche ai mercati internazionali attraverso la regione del Mar Caspio. Secondo quanto riferisce l’agenzia stampa statale turkmena Dovlet Habarlary, l’obiettivo è ancora una volta il mercato europeo. I negoziati per la fornitura di gas turkmeno al Vecchio Continente sono partiti nel 2011 e il corridoio meridionale del gas, compreso il progetto Trans-Caspio, rimane una priorità per l’Ue. Dopo l’entrata in funzione del gasdotto Est-Ovest nel dicembre 2015, si sono aperte grandi prospettive per un’ulteriore espansione del partenariato multilaterale energetico, tanto che il paese ha intenzione di realizzare numerose infrastrutture lungo la dorsale Est-Ovest, che collega tutte le reti di distribuzione del gas del paese ad un unico sistema. Inoltre, il progetto di installare un gasdotto di 300 chilometri lungo il fondo del Mar Caspio fino alle coste dell’Azerbaigian, viene considerato un modo ottimale per esportare le risorse turkmene verso il mercato europeo. Dall’Azerbaigian, infatti, il gas turkmeno può raggiungere direttamente la Turchia e di lì l’Europa.

Israele, per il ministro dell’energia: il gas può trasformare lo status geopolitico del paese

A sud, invece, la scoperta da parte di Israele di enormi giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo potrebbe trasformare il paese in un grande esportatore, modificandone lo status geopolitico e dandogli indipendenza energetica e maggiore influenza a livello mondiale. Ne è convinto il ministro dell’Energia Yuval Steinitz che in un’intervista al The Jerusalem Post la scorsa settimana ha ammesso: “Per molti decenni, gli arabi hanno usato le forniture di petrolio e gas all’Europa per cercare di esercitare pressioni su Israele. Ora anche noi guadagneremo qualcosa in equilibrio e influenza”. Da quest’anno Israele ha intavolato colloqui con l’Europa per l’esportazione di gas entro sei-sette anni con progetti pilota senza precedenti come un gasdotto sottomarino da 2.300 km sotto il Mediterraneo per connettere Israele con Cipro, la Grecia e possibilmente l’Italia, dal costo di 6-7 miliardi di dollari. “Ho convinto tutti i paesi europei e il commissario per l’energia un anno e mezzo fa a dare una possibilità al progetto” su cui “è stato condotto uno studio di fattibilità” scoprendo che “quello che due anni fa era solo una fantasia tecnicamente e finanziariamente irrealizzabile, può diventare una realtà”. Per ora l’export israeliano corre verso la vicina Giordania, e alcuni accordi sono sul tavolo con Egitto e Turchia. Ma le nuove scoperte di gas stanno cambiando soprattutto il mercato interno: quasi il 70% dell’ elettricità di Israele quest’anno proverrà dal gas. Era il 30% cinque anni fa, prima che i giacimenti del paese entrassero in funzione. Tre anni fa, il carbone costituiva addirittura il 70% delle fonti di energia elettrica mentre ora il governo sta pensando di chiudere la centrale a lignite di Hadera entro il 2022, limitando l’utilizzo del combustibile al 15%, sostituendolo con gas appunto e rinnovabili.

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