Il governo Merz vara un piano da qui al 2028 per sostenere i settori energivori e frenare le delocalizzazioni. La misura, finanziata con fondi pubblici, attende l’ok definitivo di Bruxelles dopo un lungo negoziato. Gli industriali applaudono, ma i Verdi criticano il finanziamento e l’Handelsblatt avverte: “Non risolve i problemi strutturali”.
Il governo tedesco accelera sul sostegno all’industria ad alta intensità energetica, annunciando l’introduzione di un prezzo calmierato dell’elettricità che sarà operativo dal 2026 al 2028. L’iniziativa, ritenuta uno dei pilastri della nuova strategia economica della Grosse Koalition guidata da Friedrich Merz, mira a rafforzare la competitività delle imprese manifatturiere e a contrastare il rischio di delocalizzazione produttiva. Il prezzo obiettivo fissato per l’energia elettrica industriale sarà di 5 centesimi per chilowattora, finanziato da fondi pubblici e condizionato all’approvazione finale da parte della Commissione europea, con cui Berlino ha quasi concluso i negoziati.
OBIETTIVO: SOSTENERE LA PRODUZIONE NAZIONALE
Il piano, elaborato dal ministero dell’Economia guidato da Katherina Reiche (Cdu) con il sostegno diretto della Cancelleria prevede un’estensione della compensazione dei costi energetici anche a nuovi comparti, come la chimica organica, la produzione di vetro e le batterie. Attraverso questa misura, il governo intende garantire condizioni di stabilità e occupazione, consolidando la base produttiva tedesca nel momento in cui la transizione energetica sta imponendo costi elevati alle imprese.
Negli ultimi anni, numerose società hanno infatti trasferito parte delle loro attività all’estero, spinte dai costi dell’energia e dalle difficoltà nell’accesso a elettricità a prezzo competitivo. “La nostra priorità è mantenere un’economia forte e posti di lavoro sicuri”, ha dichiarato Merz al termine del vertice di coalizione nel quale è stata anche varata la strategia per nuove centrali a gas, definendo il provvedimento un elemento centrale della politica industriale nazionale.
UN PROGETTO ATTESO DA TEMPO
Il concetto di prezzo industriale calmierato non è nuovo nel dibattito politico tedesco. Già durante la precedente legislatura, il ministro verde Robert Habeck aveva sostenuto una proposta simile, trovando però la contrarietà dell’allora cancelliere Olaf Scholz, che temeva effetti distorsivi per le piccole e medie imprese. Allo stesso modo, diversi economisti – tra cui l’esperta di energia e ambiente dell’istituto di ricerca Diw di Berlino Claudia Kemfert – avevano sollevato dubbi sul rischio di favorire i grandi consumatori a discapito di chi ha investito in efficienza energetica.
Con il nuovo corso politico, la coalizione ha scelto un approccio più diretto, nonostante le iniziali perplessità di Bruxelles sugli aiuti di Stato. A lungo si sono susseguiti i colloqui tra la ministra dell’Economia e la vicepresidente della Commissione europea Teresa Ribera Rodríguez, fino alla recente intesa che lascia presagire un nulla osta formale entro fine anno.
LA SODDISFAZIONE DEGLI INDUSTRIALI
L’iniziativa è stata accolta positivamente dalle associazioni industriali, che da tempo chiedono misure strutturali per contenere l’impatto dei costi energetici. Il vice direttore generale della Confederazione dell’industria tedesca (Bdi), Holger Lösch, ha definito il prezzo dell’energia industriale “una boccata d’ossigeno” per i settori più energivori, ma ha auspicato che la misura venga estesa anche ad altre categorie industriali. Resta comunque l’esigenza, sottolinea Lösch, di garantire nel lungo periodo un approvvigionamento stabile e competitivo, condizione essenziale per la pianificazione produttiva.
LE CRITICHE DEI VERDI
Più cauti i Verdi, favorevoli nel merito ma critici riguardo al finanziamento previsto attraverso il fondo per il clima e la trasformazione. Secondo il leader Felix Banaszak, la misura sostiene la competitività ma non rientra pienamente nelle politiche di tutela ambientale.
Gli esponenti della maggioranza invece difendono l’iniziativa. Il leader della Csu Markus Söder (che è anche il presidente del Land più ricco del paese, la Baviera) ha affermato che “la coalizione sta combattendo contro il pericolo della deindustrializzazione”. La ministra del Lavoro Bärbel Bas, socialdemocratica, ha invece invitato le aziende a garantire a loro volta posti di lavoro ai propri dipendenti, sulla scia di questa promessa dello Stato.
LE OSSERVAZIONI DELL’HANDELSBLATT
Il quotidiano economico Handelsblatt ha osservato che la rapidità con cui la coalizione sta agendo su questo versante energetico-industriale deriva anche dalla facilità di approvazione dei sussidi, ma ha avvertito che tali interventi “non risolvono i problemi strutturali del sistema energetico tedesco”. Il piano, valido fino al 2028, “garantisce sollievo immediato alle imprese”, ma la vera sfida per Berlino rimane quella di “assicurare in prospettiva un costo dell’energia sostenibile, senza ricorrere a misure transitorie e senza compromettere l’equilibrio dei conti pubblici”.


