Un fronte di investitori sfida il re di Tesla. Le accuse sono pesanti: pacchetto retributivo folle e governance ostaggio. Ecco perché attaccano il premio di Musk e cosa rischia Tesla
Il dominio di Musk su Tesla è al capolinea? Un gruppo di potenti investitori ha dichiarato guerra al nuovo mega-compenso di Elon Musk: un pacchetto azionario da un trilione di dollari, il maggiore mai proposto nella storia moderna. Un pacchetto che, tra due anni, permetterebbe all’ad di mettere le mani su una quota di controllo quasi assoluto, senza sforzo. I maggiori fondi pensione pubblici americani non si fermano qui. Infatti, nella lettera inviata agli azionisti chiedono di sostituire il cda, “catturato” da Musk.
PERCHE’ GLI AZIONISTI BOCCIANO IL PREMIO DI MUSK
Il carisma del fondatore di Tesla rischia di trasformarsi in un boomerang. Le sue scelte impulsive, la gestione caotica di X, i tagli di personale, i progetti irrealizzabili e le dichiarazioni a sfondo politico stanno erodendo la fiducia degli investitori tradizionali. Un gruppo di fondi pensione pubblici ha inviato una lettera agli investitori per chiedere di bocciare il piano di retribuzione del fondatore della casa automobilistica: un trilione di dollari in azioni tra due anni. Nella lista degli investitori contrari alla proposta figurano nomi di un certo peso: SOC Investment Group, Friends Fiduciary Corporation, il Comptroller di New York City, diversi tesorieri statali e la Federazione americana degli insegnanti.
Gli investitori temono gli effetti di un simile trasferimento di controllo e valore: diluizione azionaria per gli altri investitori, instabilità di lungo periodo e contrarietà degli investitori istituzionali, già irritati dal comportamento imprevedibile del CEO. Inoltre, i firmatari della lettera considerano gli obiettivi associati al premio “vaghi e poco impegnativi”. In teoria, per Musk sarebbe sufficiente restare CEO per due anni per ricevere la cifra, senza dover migliorare le performance di Tesla.
CDA DI TESLA A RISCHIO?
Gli influenti investitori non risparmiano neanche il consiglio di amministrazione di Tesla. Nella lettera agli azioni chiedono anche di sostituire l’intero cda, accusato di essere “catturato” e totalmente succube del carisma e dell’imprevedibilità di Musk. La governance non sarebbe più indipendente dal ceo, secondo i firmatari della lettera. Le ragioni sono due, secondo gli investitori. In primo luogo, molti membri del board di Tesla avrebbero legami personali o finanziari diretti con Musk: amici di lunga data e ex dirigenti.
Inoltre, lo stesso compenso dei dirigenti Tesla è considerato esorbitante. La presidente Robyn Denholm guadagna circa 200 volte più della media dei direttori S&P 500. “Un consiglio così retribuito non può essere imparziale”, si legge nella lettera.
PERCHE’ GLI INVESTITORI DI TESLA BACCHETTANO MUSK?
La diffidenza dei potenti investitori nei confronti di Musk nasconde un’insoddisfazione per le performance aziendali. Infatti, sul fronte industriale, la situazione non è rosea come Musk racconta su X. Infatti, Tesla registra vendite e margini in calo, un portafoglio modelli stagnante (il Cybertruck non entusiasma) e un ritardo evidente nel settore dei robotaxi e della guida autonoma, dove concorrenti come Waymo e Baidu stanno già operando in città reali.
Gli investitori accusano Musk di aver trascurato Tesla per inseguire le sue altre avventure (SpaceX, X) e di aver persino dirottato risorse dal gruppo verso progetti privati.
“È ironico che il CEO di una società pubblica sembri lavorare di più per le sue imprese private che per gli azionisti che lo pagano”, scrivono nella lettera.
LE CONSEGUENZE DEL PIANO RETRIBUTIVO DI MUSK
Il nuovo piano retributivo da 1 trilione di dollari per Musk non prevede un voto aperto a tutti gli azionisti. Solo chi possiede oltre il 3% del capitale (più di 4 miliardi di dollari) può contestarlo. È quanto prevede la legge del Texas, Stato in cui Tesla ha trasferito la sede dopo che il Delaware aveva bocciato il precedente pacchetto da 55 miliardi per “inganno agli azionisti”. Se Musk dovesse ottenere il via libera, si aprirebbe un precedente pericoloso. Infatti, un amministratore delegato potrebbe premiarsi con una quota di controllo quasi assoluto senza dover dimostrare risultati concreti. Inoltre, gli azionisti rischierebbero di perdere potere decisionale, trasformando Tesla nel feudo personale di Musk, con minori tutele per gli investitori e maggiore volatilità sui mercati.
Al contrario, se il voto dovesse affondare il pacchetto, rappresenterebbe il primo colpo tangibile inflitto al potente fondatore di Tesla, un segnale forte che gli investitori istituzionali non intendono più tollerare eccessi e conflitti d’interesse del miliardario sudafricano. Il no al piano retributivo potrebbe anche innescare una ristrutturazione profonda della governance di Tesla.