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CAVO GSI

GSI, le procure europee indagano per “possibili reati penali”. Nuovo stop per il cavo sottomarino tra Europa e Mediterraneo Orientale?

Il progetto del Great Sea Interconnector, un cavo elettrico sottomarino ad alta tensione, punta a collegare le reti energetiche di Grecia, Cipro e Israele, ma anche a trasportare l’energia rinnovabile prodotta in Nord Africa verso l’Europa

Le procure europee stanno indagando su possibili reati penali relativi ad un progetto, finanziato dall’Unione europea e del valore di 1,9 miliardi di euro, per la costruzione di un cavo elettrico sottomarino che collegherà l’Europa al Mediterraneo orientale. È quanto ha dichiarato il presidente di Cipro, Nikos Christodoulides.

Il gestore della rete elettrica greca IPTO sta costruendo il cavo Great Sea Interconnector https://www.great-sea-interconnector.com/index.php/en per collegare le reti di trasmissione europee e cipriote, e successivamente estendersi fino a Israele, attraverso il Mar Mediterraneo.

Il progetto ha subito diversi ritardi e Nicosia ha chiesto chiarimenti su costi, fattibilità e responsabilità. Nel marzo scorso la Grecia ha ribadito il suo impegno nel progetto, dopo le notizie secondo cui sarebbe stato bloccato per preoccupazioni finanziarie e geopolitiche.

L’INCONTRO TRA I LEADER DI GRECIA ED EGITTO

Lo scorso maggio ad Atene, nel corso di un incontro bilaterale tra il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, Grecia ed Egitto hanno riaffermato il loro impegno per realizzare l’opera strategica che dovrebbe trasportare energia rinnovabile prodotta in Nord Africa verso l’Europa.

“Questo – ha dichiarato Mitsotakis durante l’incontro di maggio – permetterà alla Grecia e all’Europa di importare energia a basso costo, soprattutto eolica, che voi siete in grado di produrre in modo molto competitivo”, mentre il presidente egiziano Al Sisi ha definito il GSI “un progetto regionale strategico. Contiamo sul sostegno dell’Unione europea per questa importante iniziativa”.

IL PROGETTO DEL GREAT SEA INTERCONNECTOR

Il progetto prevede la posa di un cavo ad alta capacità, in grado di trasmettere fino a 3.000 MW, attraverso il Mediterraneo orientale. Secondo quanto dichiarato da entrambi i governi, il collegamento sarà operativo entro 5 anni, grazie anche al sostegno dell’Unione europea.

Al centro del progetto c’è l’obiettivo di importare energia solare ed eolica generata in Egitto, sfruttando le condizioni climatiche favorevoli della regione. Il settore privato avrà un ruolo chiave nella realizzazione dell’opera, con il gruppo greco Copelouzos tra i principali promotori.

I costi dell’opera sono in gran parte finanziati dall’Unione europea, attraverso la Banca Europea per gli Investimenti. L’Ue considera infatti il GSI un’infrastruttura che potrà contribuire a ridurre i costi energetici e allo stesso tempo rafforzare la sicurezza energetica, diversificando le fonti di approvvigionamento grazie all’import di energia pulita.

IL PRESIDENTE CIPRIOTA: “LA PROCURA EUROPEA HA APERTO UN’INCHIESTA”

Ieri sera il presidente cipriota Christodoulides ha dichiarato ai giornalisti di essere stato informato che la Procura europea aveva aperto un’inchiesta per “possibili reati penali in relazione a questo particolare progetto”, dopo aver ricevuto alcune denunce. Alla domanda su chi fosse il bersaglio dell’inchiesta, Christodoulides ha risposto che “non si fa riferimento a chi”. L’EPPO non ha risposto ad una richiesta di commento da parte dell’agenzia Reuters, e neanche IPTO ha rilasciato dichiarazioni.

Una volta completato, i promotori del progetto affermano che il collegamento – con i suoi 1.240 km di lunghezza e 3.000 metri di profondità – sarà “il cavo ad alta tensione più lungo del mondo”.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI GRECO: “VOGLIAMO FAR PROCEDERE IL PROGETTO GSI”

Intanto, lunedì scorso il ministro degli Esteri greco, Giorgos Gerapetris, ha affermato che Atene “è pronta a far procedere il progetto Great Sea Interconnector”, aggiungendo che il “progetto continuerà, nonostante le relazioni tese con la Turchia. Con la pianificazione dello spazio marino e l’annuncio di concessioni di diritti per l’esplorazione di risorse energetiche nelle acque a sud di Creta, abbiamo dimostrato che, quando si tratta di esercitare i nostri diritti sovrani, guidati dall’interesse nazionale e nel rispetto del diritto internazionale, non ci lasciamo scoraggiare dalle reazioni”.

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