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Carburanti

I biocombustibili? Possono avere un ruolo strategico nella transizione

Cosa dice il rapporto di SRM Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, con la collaborazione con la Fondazione Matching Energies.

Il petrolio è ancora la principale fonte energetica nella Ue se si guarda agli ultimi 20 anni. Periodo durante il quale è aumentata anche la quota di gas (dal 20,6% al 24,4%), delle rinnovabili e dei biocarburanti che hanno invece guadagnato più di 11 punti percentuali (passando dal 6,4 al 17,95). È quanto emerge dal quarto MED & Italian Energy Report, lavoro di ricerca quest’anno intitolato “Alternative fuels: a strategic option for the Euro-Mediterranean area?”, frutto della sinergia tra SRM (Centro Studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) e l’ESL@Energy Center del Politecnico di Torino, e della collaborazione con la Fondazione Matching Energies.

Presentato oggi al Parlamento Europeo il rapporto tiene naturalmente conto dell’invasione russa sull’Ucraina che ha “creato turbolenze geopolitiche e strategiche negli assetti del comparto energetico Europeo e quindi anche del nostro Paese: si va riducendo il consumo di gas, diversificando le fonti e stanno cambiando le forniture”.

PROFUMO: NOSTRO PAESE È “PONTE” NATURALE TRA NORD E SUD

Per Francesco Profumo, presidente Compagnia San Paolo “il conflitto in Ucraina ha contributo ad accelerare un processo: l’energia è diventata non solo una leva fondamentale per perseguire gli obiettivi di transizione ecologica e neutralità ma anche un asset strategico e geopolitico. Se è vero che da ogni grande crisi nasce una altrettanto grande opportunità, dobbiamo guardare con crescente attenzione alla regione del Mediterraneo, un mercato giovane con un enorme potenziale per la produzione di energie alternative e rinnovabili. Il nostro Paese è il ‘ponte’ naturale tra Nord e Sud: occorre mobilitare investimenti infrastrutturali e le migliori competenze per farne occasione di crescita e sviluppo. Come investitore istituzionale orientato all’impatto, la Compagnia di San Paolo è pronta a fare la sua parte a servizio del territorio e del Paese”.

IL SETTORE GAS: FORNITURE DALLA RUSSIA GIU’ DELL’80% NEL 2022

Fino al 2021, l’UE importava il 90% del suo consumo di gas. In questo ambito la Russia ha fornito oltre il 45% di queste importazioni (nel 2010 questo dato era del 31%), oltre a fornire il 27% delle importazioni di petrolio e il 46% di quelle di carbone. Gli altri fornitori di Gas per l’UE: Norvegia, USA, Qatar e Algeria coprono il 47,7% delle esigenze. Nel 2022 (in particolare marzo-settembre) le forniture di gas russo per l’UE sono diminuite dell’80% ed è iniziato un processo di riduzione della domanda (degli utenti finali), di diversificazione degli approvvigionamenti e di aumento di importazioni di GNL insieme ad un potenziamento delle rinnovabili.

IL RUOLO DELL’ITALIA E DEL SUD DEL MEDITERRANEO

L’Italia è tra i Paesi che hanno risentito maggiormente dalla riduzione del gas russo reagendo con maggiori importazioni in particolare dall’Algeria; nei mesi di settembre e ottobre 2022 l’importazione di gas attraverso il Transmed (entry point del Gas algerino) è stata superiore al 40% dell’importazione totale di gas. Contestualmente, a settembre l’importazione di gas russo attraverso il gasdotto TAG è stata pari all’8,7% dell’importazione totale e addirittura inferiore all’1% a ottobre. “Il Sud del Mediterraneo diventa quindi strategico per superare la crisi ed impostare i futuri equilibri energetici, non solo per i combustibili fossili. A livello strategico è importante rafforzare, in modo strutturale, il nuovo ruolo centrale del Mediterraneo per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico nel breve e medio periodo”, sottolinea il report.

RINNOVABILI: RITMO DI CRESCITA DEL 100% IN MEDIO ORIENTE E NORD AFRICA

Il ritmo di crescita della capacità rinnovabile in Medio Oriente e Nord Africa dovrebbe aumentare di oltre il 100% nei prossimi 5 anni, passando da 15 GW a oltre 32 GW. L’espansione della capacità è concentrata in cinque Paesi: Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Israele, Egitto e Marocco.

Un’altra opportunità per attuare la decarbonizzazione sarà rappresentata agli investimenti nell’idrogeno, ha evidenziato il report: Marocco ed Emirati Arabi Uniti hanno già elaborato Road Map e/o sottoscritto memorandum sul tema dell’idrogeno verde. Mentre l’Ue, in occasione della COP27 di Sharm el Sheikh, ricorda ancora il rapporto, ha anche sottoscritto un MoU con l’Egitto per creare un partenariato sull’idrogeno verde. Il rafforzamento del dialogo energetico relativo alle fonti fossili attraverso il Mediterraneo è una risposta obbligata alla crisi geopolitica in atto tra Russia e Ucraina. Tuttavia, nel lungo termine, sarà necessaria un’interazione strategica tra le commodity energetiche per costruire un nuovo dialogo “verde”.

IL TRILEMMA ENERGETICO

L’evoluzione dei sistemi energetici nella regione mediterranea deve essere correlata con il triangolo degli attributi energetici desiderabili, che riflette il cosiddetto “trilemma energetico”: sostenibilità ambientale, sicurezza energetica ed equità, spiega il report.

Il conflitto tra Russia e Ucraina sta spostando la priorità da un vertice (sostenibilità ambientale) agli altri due (sicurezza ed equità sociale). Uno dei primi effetti di ciò è stato un rafforzamento del dialogo energetico tra le sponde basato sulle fonti fossili dal momento che l’Algeria sta assumendo il ruolo di principale fornitore di gas per diversi paesi appartenenti alla sponda settentrionale, come l’Italia: nel mese di ottobre 2022, l’importazione di gas dall’Algeria attraverso il gasdotto Transmed è stata superiore al 40% del totale, mentre l’importazione dalla Russia è stata inferiore all’1%.

“Se il rafforzamento del dialogo sulle fonti fossili attraverso il Mediterraneo è una risposta obbligata alla contingenza determinata dalla crisi, nel lungo periodo le scelte politiche strategiche non potranno prescindere dalla necessità di bilanciare i tre attributi chiave”, ammette lo studio secondo cui lo sfruttamento delle risorse rinnovabili disponibili localmente “potrebbe portare a benefici non soltanto in termini di crescente sostenibilità, ma anche con riferimento alla sicurezza degli approvvigionamenti per i paesi altamente dipendenti dall’import e all’equità sociale, garantendo accessibilità all’energia per tutti i cittadini. L’energia elettrica da fonti rinnovabili dovrebbe assumere il ruolo centrale nel futuro mix energetico e nella costruzione di un nuovo dialogo ‘verde’”.

IL RUOLO FONDAMENTALE DEI BIOCARBURANTI

Tuttavia, l’energia elettrica non potrà garantire da sola la completa decarbonizzazione dei sistemi energetici mediterranei, a causa della presenza di usi energetici finali “hard-to- abate” (come la produzione di calore di processo ad alta temperatura nel comparto industriale e come la navigazione e il trasporto aereo a lunga distanza), che richiedono una sinergia con altre commodity (quali l’idrogeno).

“In questo contesto, un ruolo non trascurabile potrebbe essere svolto dai combustibili alternativi, sia biocombustibili che combustibili sintetici (ottenuti combinando idrogeno e CO2), il cui sfruttamento si inserisce in un approccio di economia circolare coerente con il Green Deal europeo e che sono già stati inseriti nel piano strategico della Commissione Europea ‘REPowerEU’”, si legge nel report.

Nel percorso verso un settore dei trasporti completamente decarbonizzato, i biocombustibili e gli e-fuel dovrebbero sostenere la transizione energetica, in particolare per i segmenti “hard-to-abate” come l’aviazione e il marittimo.

I biocombustibili svolgono attualmente un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione del settore dei trasporti dell’UE, rappresentando l’83% del totale dei combustibili rinnovabili utilizzati nel 2020. I paesi dell’UE situati nella regione del Mediterraneo hanno utilizzato circa 6.300 ktep di biocombustibili nel 2020, pari al 38,8% del totale dei biocombustibili consumati a livello dell’UE27; in particolare, Francia, Spagna e Italia rappresentano quasi il 90% di tale quota. viceversa, la sponda orientale e meridionale del Mediterraneo mostra ancora dei ritardi, con le sole Turchia e Cipro che registrano consumi limitati di biocombustibili, rispettivamente di 167 ktep e 27 ktep nel 2020.

DOMANDA BIOCOMBUSTIBILI AL 2030 TRA 8 E 12,6 MTEP

“La domanda di biocombustibili per il settore dei trasporti nella sponda settentrionale del Mediterraneo dovrebbe aumentare fino al 2030, oscillando tra 8 Mtep e 12,6 Mtep, per poi essere gradualmente integrati da elettricità diretta e da un incremento degli e-fuel. Si prevede che le sponde del Mediterraneo meridionale e orientale seguano un percorso simile, ma traslato in avanti nel tempo di circa due decenni”.

Lo sviluppo di catene del valore legate ai combustibili liquidi altamente sostenibili è di fondamentale importanza per la decarbonizzazione di settori “hard-to-abate”, come l’aviazione civile internazionale e il trasporto marittimo.

“Il potenziale tecnico totale risultante per la sponda settentrionale dell’UE è stato stimato in circa 28 Mtep. Il potenziale SAF previsto da oli e grassi potrebbe coprire circa il 15-16% della domanda potenzialmente generata dai mandati SAF per il 2030, mentre la produzione di Bio-LNG prevista potrebbe coprire circa il 20% della domanda prevista per il settore marittimo – afferma il report -. Il potenziale tecnico stimato del Mediterraneo meridionale e orientale si è rivelato leggermente inferiore, principalmente a causa delle elevate incertezze esistenti”.

In ogni caso, sottolinea lo studio, per una produzione di biocombustibili economicamente sostenibile “sono necessarie filiere di larga scala legate alle bioenergie. Tale produzione su larga scala deve essere progettata in modo sostenibile, tenendo conto di molteplici aspetti e non limitandosi soltanto alla riduzione dei gas serra, ad esempio, supportando l’agricoltura e la silvicoltura sostenibili, stimolando la crescita e l’occupazione, in particolare nelle zone rurali, e possibilmente consentendo una rilevante cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica nel suolo”.

I BENEFICI PER IL SUOLO

Diverse aree del Mediterraneo stanno attualmente sperimentando processi di degrado del suolo, come la perdita di materia organica del suolo (Soil Organic Matter), la perdita di carbonio organico del suolo (Soil Organic Carbon), l’erosione, la compattazione e la salinizzazione del terreno. Ma la promozione delle catene del valore della biomassa “può portare benefici ai terreni agricoli abbandonati o marginali, che potrebbero essere utilizzati e ripristinati per produrre cibo, mangimi ed energia, in uno schema sostenibile di rotazione delle colture”.

PRODOTTI PETROLIFERI COPRONO IL 94,2% DEI CONSUMI

Nella regione del Mediterraneo, il 94,2% dei consumi finali complessivi di energia nel settore dei trasporti è attualmente coperto da prodotti petroliferi. Il 75,9% dei consumi di prodotti petroliferi è dovuto al solo trasporto su gomma. I trasporti sono responsabili del 29,9% delle emissioni complessive di anidride carbonica nella regione.

La produzione di combustibili sintetici attraverso il processo Fischer-Tropsch richiede idrogeno verde (prodotto tramite elettrolisi) e anidride carbonica (catturandola dalle emissioni delle attività industriali) come materie prime in ingresso. Sia l’elettrolisi che i processi di cattura della CO2 devono essere alimentati da energia elettrica.

IL RUOLO DEI CARBURANTI SINTETICI

Una stima della quantità di energia elettrica da produrre per sostituire il consumo di prodotti petroliferi in tutto il settore dei trasporti del Mediterraneo con carburanti sintetici mostra che dovrebbero essere necessari 6.177 TWh/a, ovvero più di tre volte l’attuale generazione complessiva di energia elettrica in tutta la regione mediterranea. La corrispondente capacità fotovoltaica richiesta è pari a 4.400 GW, il che significa due ordini di grandezza superiore alla capacità fotovoltaica installata nella regione del Mediterraneo nel 2021 (70 GW), con un’area coperta paragonabile alla superficie dell’intera Danimarca. In termini di capacità nucleare equivalente, ciò corrisponderebbe a 849 GW, più del doppio della capacità nucleare globale attualmente installata (381 GW), richiedendo 117 ktU/a di uranio naturale, una quantità 17 volte superiore alla domanda naturale di uranio della regione mediterranea nel 2019 (circa 6,75 ktU/a).

Se si adottassero combustibili sintetici per la decarbonizzazione dei soli settori del trasporto aereo (sia nazionale che internazionale) e marittimo nel Mediterraneo, il fabbisogno di energia elettrica sarebbe pari a 1.198 TWh/a, ovvero il 58% dell’attuale produzione elettrica del Mediterraneo. Ciò corrisponderebbe all’installazione di 605 GW di solare fotovoltaico (più di otto volte la capacità attualmente installata) per il settore aereo e 462 GW per il settore marittimo, o all’installazione di 363 GW di capacità eolica onshore (più di 4 volte la capacità attualmente installata) per l’aviazione e 237 GW per il settore marittimo. In termini di capacità di generazione nucleare equivalente, la decarbonizzazione dei sottosettori dell’aviazione e della navigazione richiederebbe invece 202 GW aggiuntivi.

“L’analisi complessiva mostra che i combustibili sintetici non possono rappresentare né un’alternativa ai combustibili fossili né un concorrente dell’energia elettrica, ma potrebbero invece essere utili per conservare il know-how storicamente consolidato e le infrastrutture esistenti legate all’industria dell’oil & gas, che potrebbero essere parzialmente riconvertite per supportare la generazione, la distribuzione e lo stoccaggio di queste commodity, e le tecnologie convenzionali di uso finale come i motori a combustione interna convenzionali e i motori a reazione, che rimangono ancora necessari per i settori del trasporto a lungo raggio che richiedono un’elevata densità energetica e che ragionevolmente continueranno a fare affidamento sui combustibili liquidi”, evidenzia il studio.

I TRASPORTI MARITTIMI

Infine i trasporti marittimi e la portualità: questi ultimi, ricorda il report, hanno un ruolo sempre più importante negli scenari e stanno andando verso nuovi modelli sempre più volti allo sviluppo energetico: Green Ports e Green Ships. “I porti di fatto stanno diventando poli di sviluppo industriale ed energetico. In quanto terminali di energie fossili e rinnovabili, nonché luoghi di sbocco di pipelines provenienti in particolare dal Nord-Africa che portano flussi di energia e anche vicini a industrie ad alta intensità energetica. Questo ne accrescerà il valore strategico ed economico”.

La portualità italiana, dal canto suo, ha una importante caratterizzazione energetica: il 34% del traffico è costituito da rinfuse liquide (oltre 163 milioni di tonnellate nel 2021). Nei primi 6 mesi del 2022 sono state superate le 80 milioni di tonnellate (+5,6% sul 2021). Da gennaio a ottobre 2022 il 63% della flotta negli orderbook (navi nei cantieri in costruzione) è rappresentato da mezzi alimentati con combustibili alternativi, prevalentemente Gas Naturale Liquefatto e Metanolo.

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