I governi dell’Unione europea stanno valutando un periodo “di grazia” di 7 anni, prima di introdurre gradualmente le nuove aliquote fiscali sui carburanti
Secondo alcuni documenti visionati da Politico, i Paesi dell’Unione europea stanno proponendo dei ritardi e delle esenzioni sulla revisione della tassa Ue sui carburanti, volta a spingere l’Europa verso un futuro più rispettoso del clima, poiché sono diffidenti nei confronti del crescente malcontento sulle politiche ambientali.
Il disegno di legge, soprannominato “Energy Taxation Directive”, ha lo scopo di aumentare le aliquote fiscali sui combustibili fossili e allontanare le persone dalle fonti energetiche che emettono carbonio, una parte del tentativo dell’Unione europea di raggiungere i suoi obiettivi climatici.
Una nuova bozza del disegno di legge, ottenuta da Politico, rivela che i Paesi Ue stanno valutando un periodo “di grazia” di 7 anni, prima di introdurre gradualmente le nuove aliquote fiscali, oltre a delle esenzioni per i pescherecci e i voli da e per gli Stati insulari.
Le modifiche sono state apportate a causa delle “legittime preoccupazioni espresse dalle capitali”, secondo una bozza della nuova proposta, preparata dalla presidenza belga del Consiglio, che sta supervisionando i negoziati tra i Paesi Ue durante il suo mandato al vertice del Consiglio dell’Unione europea.
LA TASSA SUI CARBURANTI
La tassa sui carburanti, introdotta per la prima volta nel luglio 2021, fa parte della più ampia spinta dell’Unione europea a ridurre del 55% le emissioni di carbonio entro il 2030. Tuttavia, i progressi sul ddl sono in fase di stallo da mesi, con funzionari che confermano in privato la prospettiva che un aumento dei prezzi dei carburanti sia un fallimento con gli elettori europei, che entro fine anno andranno alle urne.
Negli ultimi mesi anche agricoltori e automobilisti sono scesi in piazza in tutta Europa, lamentandosi dei costi energetici, rendendo l’idea di maggiori tasse sul carburante ancora più difficile da digerire per i politici. Inoltre, le compagnie aeree hanno avvertito che gli aumenti delle tasse potrebbero danneggiare il settore, che si sta ancora riprendendo completamente dagli effetti della pandemia Covid.
LA NUOVA PROPOSTA DI DIRETTIVA
In questo contesto, la nuova proposta del ddl prevede dei ritardi significativi nell’adozione delle aliquote fiscali minime Ue sui carburanti, considerate le preoccupazioni che il cambiamento aumenterebbe i costi per chi paga il riscaldamento domestico, fa il pieno all’automobile o prenota un volo. “I Paesi membri – si legge nella nuova bozza – possono adeguarsi entro un periodo transitorio di 7 anni, al fine di garantire un’introduzione graduale del ranking”. Nel progetto sono state concesse nuove esenzioni anche per la pesca, che secondo il documento è di grande importanza economica per le comunità costiere.
Il disegno di legge rileva che i Paesi membri “dovranno essere autorizzati ad applicare un trattamento preferenziale alla tassazione di determinate attività importanti per il funzionamento e la sicurezza del Paese”, come il pattugliamento marittimo e i voli militari.
UN’ALIQUOTA ZERO SUI VIAGGI AEREI
Un altro avvertimento consentirà ai Paesi membri di fissare un’aliquota fiscale pari a zero sui viaggi aerei civili da e per aeroporti “situati su isole senza collegamenti stradali o ferroviari con la principale massa continentale dell’Unione europea”. La misura – che si applicherà a Paesi Ue come Cipro e Malta – sarà in vigore per i prossimi 10 anni, con un ulteriore periodo transitorio di 5 anni.
Per gli attivisti climatici, questi compromessi sono semplicemente delle scappatoie che minano l’opportunità di aggiornare le aliquote fiscali sull’energia Ue per adattarle alle sue ambizioni climatiche.
“Una delle maggiori sfide con la revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia è stata quella di eliminare gli ingiusti privilegi fiscali di cui beneficiavano alcuni settori, ma ogni nuovo compromesso arriva con una serie di nuove esenzioni”, ha commentato Jo Dardenne, esperta di aviazione di Transport & Environment. “Nel testo – ha aggiunto Dardenne – ci sono delle lacune significative che fanno sì che la maggior parte del carburante per aerei resti non tassato. Persino i settori più inquinanti del settore non stanno affrontando tutta la forza delle riforme ambientali”. Se, secondo le regole, i proprietari di jet privati e chi noleggia aerei dovrebbero pagare la tassa sul carburante, dovrebbero pagare lo stesso importo che paga l’automobilista medio quando fa il pieno di benzina. “Questo è ingiusto, considerato l’impatto sproporzionato sul clima e la ricchezza dei passeggeri dei jet privati”, ha affermato Dardenne.
LA POSIZIONE DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Un portavoce della Commissione europea – che inizialmente aveva proposto il disegno di legge – ha detto a Politico che “non commentiamo i negoziati in corso”, ma ha aggiunto che l’esecutivo Ue “incoraggerà i Paesi a raggiungere un compromesso che salvaguardi l’ambizione della proposta”. Il portavoce ha difeso l’impegno della Commissione, spiegando che “sostiene i nostri obiettivi prioritari di ridurre il consumo di fonti energetiche inquinanti e di promuovere combustibili più ecologici e l’efficienza energetica”.
Questo non è il primo tentativo di riforma fiscale sull’energia che si scontra con l’opposizione politica. Nel 2015 la Commissione europea fu costretta a fare marcia indietro su una proposta di revisione delle regole europee, dopo che le capitali Ue, in 4 anni di colloqui, non riuscirono a raggiungere un accordo. E, anche se la presidenza belga del Consiglio Ue riuscisse a trovare una via di mezzo accettabile per i governi nazionali, il Parlamento europeo non si muoverà sul ddl prima delle elezioni europee, lasciando la direttiva sulla tassazione dell’energia una questione post-elettorale che dovrà gestire la prossima Commissione europea.