I prezzi del petrolio non sembrano reagire alle tensioni tra India e Pakistan. Ma la situazione potrebbe cambiare in caso di escalation. È la calma prima della tempesta?
Le tensioni tra India e Pakistan non stanno avendo conseguenze significative sul mercato energetico globale. Ma potrebbe essere solo la calma prima della tempesta. Infatti, se scoppiasse una vera e propria guerra i prezzi del petrolio potrebbero schizzare in alto. L’Italia pagherebbe un prezzo alto a causa della sua forte dipendenza dalle importazioni di materie prime energetiche. Ma le preoccupazioni maggiori riguardano l’acqua. Infatti, un’eventuale escalation potrebbe avere ripercussioni a livello globale sulle dinamiche dei mercati energetici globali, sulla sicurezza alimentare e sui flussi migratori.
I MERCATI SONO OTTIMISTI
Apparentemente le tensioni tra India e Pakistan non stanno avendo un impatto significativo sui prezzi globali del petrolio. Nei giorni successivi al raid indiano, il benchmark Brent è rimasto stabile intorno ai $62.67 al barile, con variazioni minime rispetto alle chiusure precedenti. Tuttavia, alcuni report indicano che le tensioni tra i due paesi asiatici stanno effettivamente contribuendo a spingere al rialzo i prezzi globali del petrolio e del gas, anche se in modo quasi impercettibile.
I mercati non sembrano particolarmente preoccupati del fatto che gli scontri evolveranno in un conflitto su larga scala in grado di interrompere la logistica petrolifera. Infatti, la maggior parte gli analisti del settore sottolinea che la crisi tra India e Pakistan non coinvolge direttamente importanti Paesi produttori di petrolio. Quindi, non rappresenterebbe un rischio dal lato dell’offerta per i mercati petroliferi mondiali.
PERCHE’ I PREZZI DEL PETROLIO NON SALGONO
La maggior parte degli analisti ritiene che, sebbene un’eventuale escalation potrebbe far aumentare leggermente la domanda energetica dell’India, attualmente il terzo consumatore mondiale di petrolio, l’incremento non dovrebbe essere tale da alterare significativamente i modelli di consumo più ampi.
Il secondo elemento che tranquillizza i mercati è che il confitto non minaccia rotte marittime critiche per il trasporto energetico globale. Ma gli scenari cambierebbero radicalmente se scoppiasse una guerra su larga scala. “A meno che non si tratti di una guerra a tutto campo, che non sembra probabile, non ci sarà alcun impatto sull’economia indiana”, ha sottolineato Hitesh Jain, analista principale di Yes Securities.
PETROLIO, LE POSSIBILI CONSEGUENZE DI UNA GUERRA PER L’UE
Il possibile scoppio di una guerra tra India e Pakistan preoccupa Bruxelles per due ragioni principali. In primo luogo, i protagonisti sono due potenze nucleari. Inoltre, l’Ue ha in programma d’intessere sempre più relazioni economiche con l’India. Un proposito che rischia di naufragare se scoppiasse un conflitto armato. Per questa ragione, l’UE ha sottolineato l’importanza di “astenersi da misure militari, politiche, economiche, legali o di altro tipo che potrebbero minare la stabilità regionale”.
COSA RISCHIA L’ITALIA
Se scoppiasse un conflitto, l’Italia rischia di pagare un prezzo alto. Infatti, l’economia italiana, fortemente dipendente dalle importazioni energetiche, è sensibile alla volatilità dei prezzi globali del petrolio. Quindi, se la situazione dovesse peggiorare, rischiamo di dover fronteggiare un aumento delle materie prime energetiche.
Inoltre, l’Italia ha interessi commerciali crescenti in India, in particolare esporta macchinari. Un conflitto regionale prolungato potrebbe danneggiare i rapporti commerciali.