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Gas

I trend del 2022? Bessi: Comunità del gas Ue, estrazioni a km 0 e ruolo della finanza nella tassonomia

Bessi: “L’Italia possiede cospicui giacimenti di gas naturale che non utilizza con un costo di 5 centesimi al metro cubo mentre quello importato dall’estero arriva quasi a 1 euro”.

“Le novità decise da Bruxelles sulla tassonomia europea rappresentano un cambio radicale del sistema economico e sociale e per questo hanno bisogno di essere garantite finanziariamente. Gas compreso, che per l’Italia vuol dire soprattutto maggiori estrazioni di combustibile a ‘km 0’ dall’Adriatico sulla scia del celebre ‘whatever it takes’ di Mario Draghi, fondamentale per tagliare le bollette e rilanciare l’economia. Senza tralasciare, naturalmente, a livello più ampio, la creazione di una Comunità del gas europea per contenere i prezzi ed evitare di incorrere in futuro in problemi simili a quelli che l’Europa sta affrontando sul fronte dell’approvvigionamento di combustibile”. Sono queste, secondo l’esperto di energia Gianni Bessi, i principali trend che non solo il nostro paese ma il Vecchio Continente nel suo complesso, si troverà ad affrontare nel futuro prossimo.

BESSI: LE NUOVE REGOLE DELLA TASSONOMIA VANNO FINANZIATE, OCCORRE COINVOLGERE LE BANCHE

Ma partiamo dalla novità più recente, vale a dire il nuovo atto delegato europeo sulla tassonomia che dovrà guidare gli investimenti privati e pubblici per accelerare la transizione e aiutare l’Europa a realizzare gli obiettivi climatici, tenendo conto dei pareri scientifici e dello stato attuale della tecnologia. Oltre alle fonti rinnovabili più tradizionali, proprio in questi giorni Bruxelles ha deciso di inserire anche gas e nucleare all’interno delle risorse green che possono svolgere un ruolo nella transizione. Bessi, in un’intervista a ENERGIA OLTRE, afferma che le nuove regole sulla tassonomia rappresentano “un cambio radicale del sistema economico e sociale che, per essere realizzato, ha bisogno di un nuovo sistema, il quale però va finanziato. Per questo anche le banche vengono coinvolte in questo processo, con responsabilità che però, finora, non sono mai state di loro competenza e per garantire le quali dovrebbero a loro volta, oltre a recepire la normativa, anche dotarsi di risorse e competenze non indifferenti”. Un esempio concreto di cosa sta accadendo, sempre a suo parere, “lo si può vedere proprio nelle grandi società energetiche si stanno attrezzando per valorizzare le proprie attività, costituendo società di scopo delle loro attività green da proporre agli investitori attraverso Ipo”.

CONTRO IL CARO PREZZI SERVE UNA COMUNITA’ EUROPEA DEL GAS SECONDO BESSI

Il punto centrale che ha fatto discutere tutti è il ruolo del gas: il caro prezzi che ha coinvolto tutta l’Europa ha infatti richiesto misure eccezionale ma soprattutto costose ai governi del Vecchio Continente. “L’aumento del prezzo del gas naturale con le conseguenti pressioni sulle economie europee e sulle tasche dei cittadini, conferma che quello energetico è il campo in cui si sta giocando la ‘guerra fredda’ del terzo millennio, afferma Bessi. La sua opinione è che “nel breve o medio periodo l’unica via d’uscita è una mediazione globale. Una mediazione che non deve avere come obiettivo l’accettazione del monopolio di forniture russe, ma la ricerca di nuovi equilibri che incidano sui prezzi attuali e sui derivati finanziari di cui si nutre la speculazione, che è l’altra faccia della ‘guerra fredda’ del gas naturale”. In questo senso, per Bessi un’ipotesi da portare avanti potrebbe essere quella di “costituire una Comunità del gas europea sullo stile della Comunità europea del carbone e dell’acciaio, per condividere gli acquisti o gli stoccaggi”, ma anche per iniziare “una mediazione che potrebbe aprire una nuova fase di gestione delle risorse di gas naturale del Mediterraneo a cominciare da quelle dell’Adriatico”.

BESSI: FONDAMENTALE IL GAS A KM 0 DELL’ADRATICO. RILANCIARE IL DISTRETTO CENTRO SETTENTRIONALE

E infatti sono proprio le risorse italiane in Adriatico ad attirare maggiormente l’attenzione, anche all’estero. I tedeschi, ad esempio, qualche settimana fa dalle pagine del Frankfurther Allgemein Zeitung (Faz), si sono chiesti perché non usiamo il nostro gas. La speranza, in questo senso, è affidata al nuovo corso che il governo italiano sembra voler dare per mitigare gli alti prezzi dell’energia di questo periodo. Sia il ministro della Transizione energetica che il premier Mario Draghi qualche settimana fa hanno fatto esplicitamente riferimento a un possibile aumento della produzione dai giacimenti di gas nell’Adriatico. “L’estrazione del gas italiano a chilometro zero è uno dei punti su cui ho insistito maggiormente negli ultimi anni – spiega Bessi – ed è uno dei temi portanti del mio libro ‘Gas naturale. L’energia di domani’ (Innovative Publishing, ndr). Questo per le sue ricadute virtuose sia sull’economia, perché alleggerirebbe la bolletta energetica nazionale, sia sull’occupazione. Una situazione win-win, insomma”. Secondo Bessi una soluzione più strutturale sarebbe invece quella di “ripristinare le autorizzazioni al prelievo di metano nei giacimenti italiani ora inutilizzati dopo che il governo Conte 1, tre anni fa con il Pitesai, ha decretato una moratoria dell’attività di estrazione. L’Eni sarebbe pronta a partire: già il 17 gennaio 2018 a Ravenna presentò un piano industriale che prevedeva di aumentare i prelievi di metano in Adriatico dai 2,8 miliardi di metri cubi all’anno di allora a oltre 4 miliardi di metri cubi”. In questo senso il primo passo, suggerisce Bessi, potrebbe essere quello del rilancio del Distretto Centro Settentrionale “su cui, appunto, Eni ha già pronto un piano di investimenti superiore ai 2 miliardi e che è già sostenuto da un processo di ricerca e sviluppo di reprocessing 3D su 10.000 chilometri quadrati dell’Adriatico. Eni possiede tecnologie all’avanguardia per l’esplorazione dei pozzi di gas, a cominciare dal Green Data Center, il centro di super calcolo che ha permesso di scoprire il megagiacimento di Zohr in Egitto”.

I CINQUE PARADOSSI DEL GAS ITALIANO SECONDO BESSI

Infatti, proprio in Adriatico Eni “che esprime la maggiore capacità nella ricerca di riserve a livello mondiale, ha compiuto nel 2018 una sorta di restyling delle quotazioni delle riserve che si possono estrarre a tecnologia conosciuta”. Inoltre “ha presentato un piano industriale per raddoppiare le estrazioni in Adriatico a strutture invariate da 2 a oltre 5 mld mc/anno in 8-16 mesi. Occorre però avere le autorizzazioni – insiste Bessi –. Per risolvere la crisi causata dal prezzo del gas sono almeno due le scelte non alternative che si possono fare: il raddoppio della produzione nazionale di gas naturale con il governo chiamato a definirne tempi e modi di attuazione oppure il potenziamento del corridoio di approvvigionamento a sud, verificando subito la fattibilità di incrementare di un 20% la portabilità del gasdotto Tap e il suo raddoppio”. 

Anche perché altrimenti si rischia di cadere in veri e propri paradossi, come quelli che ha sintetizzato nel suo libro ‘Gas naturale. L’energia di domani’ nel quale mette in chiaro come “l’Italia possiede cospicui giacimenti di gas naturale che non utilizza con un costo di 5 centesimi al metro cubo grazie al fatto che è a Km 0 mentre quello importato dall’estero arriva quasi a 1 euro”. Gli altri paradossi, secondo Bessi sono poi quello ambientale (“per trasportarlo si consuma il 25% del gas stesso”), i problemi geopolitici legati alle forniture (“Ultima in ordine di tempo quella che vede protagoniste Ucraina, Russia e Unione europea”), lo stop alle estrazioni italiane di cui beneficiano i nostri vicini Croazia, Montenegro e Grecia e, infine, “il paradosso sociale e occupazionale. L’oro azzurro nel nostro paese dà lavoro, direttamente o grazie all’indotto, a migliaia di persone: bloccare l’attività porta, come è successo per il distretto nato attorno alla tradizione Agip-Eni di Ravenna negli ultimi a un calo delle maestranze che si ripercuote sull’economia generale”. Per questo, conclude Bessi, occorre che “la politica individui una strategia energetica nazionale, nella quale il gas è un elemento irrinunciabile”.

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