Skip to content
idonee

Aree idonee, perché la Consulta boccia la legge sarda e cosa rischia la Regione

Con la sentenza n. 184 la Corte Costituzionale accoglie parzialmente il ricorso del Governo contro la normativa della Sardegna. Ecco perché e cosa rischia la Regione

La Consulta boccia parzialmente la legge sulle aree idonee della Sardegna per incostituzionalità. La sentenza della Corte Costituzionale numero 184, depositata oggi, ha accolto parzialmente il ricorso del Governo contro la norma, puntando il dito contro il divieto assoluto all’installazione di impianti rinnovabili in determinate aree e le misure di semplificazione e accelerazione. Una decisione che potrebbe costare alla Regione Sardegna una pioggia di ricorsi da parte degli operatori per progetti già avviati.

CORTE COSTITUZIONALE: NO A DIVIETO ASSOLUTO A RINNOVABILI IN AREE NON IDONEE

La non idoneità di un’area non implica il divieto assoluto di installazione degli impianti rinnovabili, secondo la Corte Costituzionale.

“La qualifica di non idoneità di un’area non può tradursi in un aprioristico divieto di installazione degli impianti FER, che ha l’effetto di determinare l’impossibilità di accedere ai procedimenti autorizzatori semplificati previsti dal legislatore statale per velocizzare la diffusione delle fonti rinnovabili nelle aree idonee”, si legge nella sentenza numero 184 della Consulta.

La Corte sottolinea anche che, nel caso in cui un progetto sia localizzato in aree insieme idonee e non idonee, “non può automaticamente prevalere la non idoneità, come invece stabilisce la legge sarda”. Al contrario, secondo il giudice, la decisione finale dipenderà dai singoli procedimenti autorizzatori, che dovranno considerare adeguatamente “le esigenze di massima tutela del paesaggio e delle aree naturalistiche protette che giustifichino il procedimento autorizzatorio non semplificato”.

CORTE COSTITUZIONALE: LE AUTORIZZAZIONI GIÀ RILASCIATE SONO VALIDE

Nella sentenza depositata oggi la Consulta sottolinea anche che una legge regionale non può annullare le autorizzazioni già rilasciate senza motivazioni, poiché questo rappresenterebbe un limite illegittimo al principio della certezza del diritto. L’unica eccezione è che ci siano dietro ragioni “di carattere tecnico o scientifico”.

CONSULTA: NO A SEMPLIFICAZIONE E ACCELERAZIONE IN AREE NON IDONEE

La Corte Costituzionale ha bocciato anche le misure di semplificazione e accelerazione per la promozione di impianti FER nelle aree non idonee promesse dalla norma della Regione Sardegna.

La motivazione è che, secondo la Corte Costituzionale, la Regione “non può prevedere una procedura per l’autorizzazione paesaggistica diversa da quella dettata dalla legislazione statale, perché non è consentito alle regioni introdurre deroghe agli istituti statali di protezione ambientale che dettano una disciplina uniforme su tutto il territorio nazionale”.

LE POSSIBILI CONSEGUENZE

La sentenza potrebbe avviare una reazione a catena. Infatti, gli operatori che hanno subito stop, revoche o ritardi a causa delle norme ora dichiarate incostituzionali potrebbero avviare azioni risarcitorie contro la Regione o le amministrazioni competenti. La decisione della Corte Costituzionale, infatti, rappresenta una nuova arma nelle mani degli operatori che possono dimostrare che l’affidamento è legittimo, l’investimento è già avviato e il danno economico dello stop.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

ads
Torna su