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Piano Mattei

Il gas fondamentale nel processo di transizione italiano. Parola di Edison

Marco Margheri, vicepresidente dell’azienda, è stato ascoltato nel corso di un’audizione alla Camera davanti alla commissione Esteri nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla politica estera energetica dell’Italia.

Il Piano nazionale energia e clima “dà al settore gas un compito fondamentale: abilitare da subito la transizione energetica. Ma proprio per questo il gas rappresenta una fonte particolarmente importante per l’Italia in grado di dare sostenibilità, sicurezza e competitività che necessita affinché il sistema si evolva per accompagnare la variazione del contesto produttivo delle fonti e delle rotte”. Lo ha detto Marco Margheri, vicepresidente di Edison nel corso di un’audizione alla Camera davanti alla commissione Esteri nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla politica estera energetica dell’Italia.

INVESTIREMO 2 MLD NEL PROSSIMO TRIENNIO IN ITALIA. SIAMO IL SECONDO IMPORTATORE DI GAS ITALIANO

Tap“Investiremo due miliardi di euro nel corso del prossimo triennio in Italia, in particolare nel settore delle rinnovabili e del mercato finale, ma anche come contributore alla sicurezza e alla competitività del sistema gas nazionale – ha ammesso Margheri -. Oggi siamo il secondo importatore in Italia, importiamo circa 14,4 miliardi di metri cubi attraverso contratti di lungo termine, sia via pipeline che attraverso io contratto principale di lungo termine di fornitura – anzi, l’unico a lungo termine di gas liquefatto – che arriva in Italia dal Qatar. Per il futuro abbiamo già assicurato alcune opzioni di fornitura: un contratto dall’Azerbaigian, che naturalmente partirà quando sarà attivata la rotta in costruzione, con il Corridoio Sud con Tanap e Tap, e gas Gnl dagli Stati Uniti, con un contratto firmato per 1 milione di tonnellate con Venture Global”.

PIANO 2030 È MOLTO FOCALIZZATO SULLA TRANSIZIONE ENERGETICA

Parlando degli obiettivi di politica energetica italiana “il Piano energia e clima 2030, riguardo alle strategie energetiche dell’Italia, ci dà alcune stelle polari di particolari rilevanza – ha proseguito il manager -. Naturalmente, c’è la crescita delle fonti rinnovabili, fino al 55% della generazione elettrica, in linea con gli obiettivi dell’Ue, corredato con un piano molto ambizioso di 9,7 megatep di riduzione dei consumi energetici, quindi un Piano molto focalizzato sulla transizione energetica, e collegato ad un grande obiettivo Paese – che darebbe una conferma della leadership italiana nella lotta al cambiamento climatico – di abbandonare la generazione a carbone entro il 2025”. In questo senso, ha aggiunto “il primo messaggio che vorrei condividere è che il ruolo italiano, in Europa e nel mondo, sui temi della lotta al cambiamento climatico e della definizione di un modello di transizione energetica sostenibile, deve rimanere una priorità strategica anche della politica estera del Paese. Abbiamo visto con grande favore che questo ruolo è riconosciuto, ad esempio con la nomina di Lacamera a direttore esecutivo dell’agenzia internazionale per le fonti rinnovabili. E’ un valore per l’Italia che il Paese abbia un modello definito, e con obiettivi così ambiziosi, di transizione energetica. Ma questo naturalmente deve portarsi dietro un Piano organico che metta insieme la crescita del sistema energetico nazionale con la competitività e la sicurezza delle forniture”.

PHASE OUT CARBONE È PILASTRO: DA SOLO VALE IL 25-30% DELLE EMISSIONI ITALIANE

Margheri si è poi concentrato sull’obiettivo di phase out del carbone spiegando perché si tratta di un target importante da non sottovalutare: “Oggi in Italia il carbone produce circa il 10% dell’elettricità consumata, ma produce anche il 30% delle emissioni del settore energetico, che a sua volta produce tra il 25 e il 30% delle emissioni totali. Quindi, il phase out della generazione a carbone da sola porta una riduzione di emissioni sul parco nazionale che è superiore a quelle unitariamente prodotte da tutte le altre politiche che possiamo immaginare. Ma non si può dire che facendo il phase out del carbone si può rinunciare al resto. Al contrario, occorre tenere insieme gli obiettivi di politica energetica e di sostenibilità” che danno al phase out del carbone “una rilevanza strategica come pilastro degli obiettivi futuri”. Questo, secondo il manger di Edison “significa anche combinare l’obiettivo paese con alcune altre misure da prendere subito come il migliorare l’efficienza degli impianti di generazione a gas e naturalmente avviare tutti gli strumenti di mobilità sostenibile – anche a gas – e le politiche di efficienza energetica”.  carbone

IL PIANO DA’ AL SETTORE GAS UN COMPITO FONDAMENTALE: ITALIA TERZO MERCATO OGGI

“Il Piano nazionale energia e clima dà al settore del gas un compito fondamentale: abilitare da subito la transizione energetica, quindi partire immediatamente con tutte le misure che ci permettono, nel settore della generazione elettrica e dei trasporti, di spiazzare combustibili a più alta densità emissiva. Se guardiamo al settore del gas come si presenta oggi si vede dal preconsuntivo della domanda 2018, che il gas ha raggiunto i 72 miliardi di metri cubi. L’Italia oggi è il terzo mercato gas in Europa – ha ammesso il vicepresidente di Edison -. Questa domanda appare sostenuta da diverse leve: nel settore residenziale la domanda tende ad essere piuttosto stabile, ma è soggetta in modo molto rilevante alle condizioni climatiche, che sono naturalmente imprevedibili. Nel settore termoelettrico, le centrali a gas funzionano in funzione di diversi fattori: il livello di importazione di energia elettrica, e l’Italia ne importa in modo consistente, la produzione idroelettrica, che ovviamente dipende dai livelli di idraulicità disponibili, e dalla produzione delle ‘altre’ fonti rinnovabili, che per loro natura sono non programmabili”.

SERVONO 3GW DI NUOVA CAPACITÀ A GAS PER COMPENSARE PARTE DEL PHASE OUT DEL CARBONE

“Il Piano nazionale energia e clima ci dice anche che 3GW di nuova capacità a gas dovranno essere installati per metà a compensazione, nella parte gas, del phase out del carbone. Il settore della domanda industriale è legato a settori industriali, per cui la competitività delle forniture di gas sono leve essenziali per il mantenimento in Italia di alcune tipologie di produzione. Il Piano nazionale ci dice che attraverso la crescita delle rinnovabili e l’efficienza energetica potremmo conseguire risparmi significativi, e fissa in 60 miliardi di metri cubi al 2030 la previsione dei consumi, che saranno figli del successo delle politiche di crescita delle rinnovabili e dell’efficienza energetica”, ha spiegato Margheri.

EDISON: GAS CHE ARRIVERÀ IN ITALIA DAL NORD SARÀ RUSSO

“Se prendiamo la previsione del piano nazionale per vedere da dove dovranno venire questi 60 miliardi di metri cubi è opportuna una riflessione su che contributo dovrà dare questa fonte. Nel 2030 ci accorgiamo che un’ampia fetta dei contratti che sostengono attualmente la sicurezza degli approvvigionamenti arriveranno a scadenza e ci accorgiamo che anche incorporando nel quadro delle forniture al 2030 una nuova infrastruttura addizionale rispetto a quelle in costruzione, il bilancio del gas italiano richiederà spazio ulteriore. Un sistema cioè che abbia la capacità di sostenere consumi in modo competitivo e sicuro nel medio termine – ha evidenziato il vicepresidente di Edison -. In Italia per il gas ad oggi sono attivi 5 punti di importazione via pipeline, e 3 terminali di rigassificazione. La nostra connessione verso Nord, verso Norvegia e Olanda, sconta il fatto che in Olanda la produzione diminuisce drasticamente, e che i volumi che l’Olanda metterà a disposizione dei mercati scenderanno. In Norvegia la situazione sarà di stabilità. Paradossalmente, il gas che troveremo nel Nord Europa sarà molto gas russo, che arriverà in Germania, potenzialmente attraverso il Nord Stream 2. Quindi quella rotta è destinata a connetterci a mercati che non saranno più quelli dei produttori domestici che abbiamo conosciuto, e che non potrà dare contributi ulteriori di particolare significato”. “Peraltro – ha aggiunto Margheri -, l’infrastruttura che ci collega a quella zona funziona solo a metà e richiederebbe investimenti ingenti per essere ripristinata. Se ci spostiamo verso est scopriamo che l’Italia è il paese che importa più gas russo attraverso l’Ucraina. Il Consorzio Tap e Tanap stanno costruendo interconnessione con l’Azerbaigian e abbiamo a sud 2 connessioni con Algeria e Libia. Inoltre il Mediterraneo è in una straordinaria evoluzione che non ci permettono di considerare anche le rotte meridionali per incrementare” i flussi. “Dobbiamo quindi porci il problema di come accrescere il nostro portafoglio di rotte e interconnessioni. Il Gnl è in linea con gli obiettivi di competitività ma è un mercato globale e richiede infrastrutture. Oggi l’Italia ha delle capacità ma la sfida è più ampia: essendo per sua natura un mercato globale sono i consumi asiatici a farla da padrone e la volatilità dipende dai centri di consumo”.

IL SISTEMA DEVE EVOLVERSI PER ACCOMPAGNARE LA VARIAZIONE DEL CONTESTO PRODUTTIVO DELLE FONTI E DELLE ROTTE

Quindi il messaggio è la rilevanza di politica energetica estera, la costruzione di un sistema gas competitivo sostenibile e sicuro e il terzo messaggio è quello di un sistema che deve evolversi per accompagnare la variazione del contesto produttivo delle fonti e delle rotte. In questo non siamo da soli. L’Italia non è un’isola. A est, nei Balcani, appena i russi si sono affacciati con il TurkStream Bulgaria, Serbia e Ungheria hanno avviato con speditezza un’azione coordinata per assicurarsi che la seconda rotta passasse da loro” che lo utilizzeranno “per i consumi domestici. In sostanza la rotta balcanica rappresenta non solo una rotta alternativa rispetto a quella italiana ma anche un mercato di destinazione i cui costi sono addirittura superiori rispetto alla rotta che dalla Grecia doveva arrivare in Italia”. Per questo l’Italia deve mantenersi centrale nelle scelte vista la rilevanza che avrà nel nostro paese” il gas. “Se le scoperte in Egitto stanno alimentando un consumo domestico in quel paese le scoperte tra Cipro e Israele hanno una connotazione molto più votata all’esportazione visto che sono mercati con necessità più contenute. Qui ci sono 30 miliardi di metri cubi pronti per l’esportazione che cercano vie di evacuazione”. Una di questa è il collegamento con l’Italia, ha concluso Margheri.

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