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Sardegna Carbone

Carbone, sul phase out la Sardegna impugna il decreto del minambiente

Secondo la giunta il piano presenta problematiche con riferimento alla gestione in sicurezza della rete e dell’intero sistema energetico sardo

La Regione Autonoma della Sardegna ha impugnato davanti al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) il decreto del Direttore Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente con il quale si dà immediata attuazione allo scenario di “phase out completo” dall’impiego del carbone per la produzione di energia termoelettrica entro il 31 dicembre 2025. Lo ha deciso la Giunta approvando una delibera.

COSA DICE LA DELIBERA

carboneNonostante la Sardegna sia fortemente impegnata nell’obiettivo di decarbonizzazione, spiega la delibera approvata dall’esecutivo, appare però evidente “che questo presenta problematiche con riferimento alla gestione in sicurezza della rete e dell’intero sistema energetico sardo. Il provvedimento ministeriale, che comporterebbe la chiusura delle Centrali Grazia Deledda di Portovesme e di Fiumesanto a Porto Torres al 2025 senza che sia stato chiarito lo scenario sostitutivo, oltre che essere illegittimo, produrrebbe effetti negativi per la sicurezza del sistema energetico regionale e per l’economia sarda nel suo complesso”, sottolinea la Regione. Vengono ravvisate, inoltre, “palesi incongruenze” nel provvedimento governativo e, soprattutto, l’assenza di investimenti e interventi infrastrutturali alternativi che costituiscono una “conditio sine qua non” per rendere concreto lo scenario di uscita completa dal carbone al 2025. In sostanza, avverte la Regione Sardegna, non si può dare il via libera allo stop al carbone e alla decarbonizzazione senza considerare che servono investimenti per la realizzazione di una nuova interconnessione elettrica con il resto d’Italia e una capacità di generazione a gas, alimentata da impianti di rigassificazione riforniti da depositi di Gas Naturale Liquefatto. Pena il rischio di determinare significativi impatti a livello economico per i sardi e la Sardegna.

LA LETTERA DI PIGLIARU A FINE 2018

L’allarme sui possibili impatti negativi all’addio del carbone in Sardegna era stato lanciato con chiarezza dal presidente della Regione, Francesco Pigliaru, in una lettera inviata negli ultimi giorni del 2018 al premier Giuseppe Conte e ai ministri dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, e dell’Ambiente, Sergio Costa. “Seppur da un lato coerente con la strategia da noi ampiamente condivisa è totalmente disgiunto e disconnesso dagli altri interventi e investimenti che la Sen-Strategia energetica nazionale prevedeva per accompagnare il phase out completo al 2025, risultando così non solo inappropriato, ma oltremodo dannoso”, scriveva il governatore.

LO STUDIO IAI: DA PHASE OUT IMPLICAZIONI ECONOMICHE, INDUSTRIALI, E SOCIALI

Ad anticipare problemi simili era stato anche un recente studio dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) su quali azioni e politiche l’Italia dovrebbe intraprendere per dismettere l’utilizzo del carbone nel settore elettrico entro il 2025. “Il phase-out del carbone rappresenta il primo passo necessario di una più profonda trasformazione dell’economia da completarsi auspicabilmente entro la metà del secolo. Questo passaggio ha delle implicazioni economiche, industriali, e sociali – oltre alla riduzione delle emissioni – che devono essere affrontate attraverso una strategia di sistema e di lungo periodo”. Implicazioni che in effetti hanno cominciato a mostrare le loro conseguenze proprio sull’Isola. “Oltre a questioni di processo, emergono aree chiave di policy – dalle infrastrutture alle regole di mercato, dalle misure di protezione sociale a una ampia riforma fiscale in chiave ecologica – ai quali le istituzioni devono dare priorità per dotarsi degli strumenti necessari a raggiungere gli obiettivi di uscita dal carbone entro il 2025 e la decarbonizzazione completa dell’economia entro il 2050”.

IN ITALIA ANCORA 12 CENTRALI. PER ASSOCARBONI NECESSARIO UN PERIODO DI TRANSIZIONE POST 2025

In Italia, secondo i dati di Assocarboni, sono presenti dodici centrali sparse tra Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Lazio, Puglia e Sardegna producono elettricità bruciando carbone. Otto sono di proprietà dell’Enel, due di A2A, una della E.ON e una della Edipower. Di queste, tre (Brindisi, Assemini, Sulcis) sono state inserite nella lista dei 14 impianti designati ai fini del capacity market. “Riteniamo che vada benissimo un forte aumento delle rinnovabili ma anche un periodo di transizione dopo il 2025 che preveda il mantenimento in attività delle principali e più efficienti centrali italiane a carbone in quanto garantiscono al nostro paese costi contenuti e sicurezza energetica. Chiediamo un’estensione a transizione per quattro impianti su otto attualmente funzionanti”, aveva detto Andrea Clavarino presidente di Assocarboni, intervenendo in audizione in commissione Attività produttive della Camera

M5S: RICORSO TAR REGIONE SARDEGNA CONTRO CENTRALI CARBONE VERGOGNOSO

“Il ricorso al Tar della Regione Sardegna contro la decisione del governo di chiudere nel 2025 le centrali a carbone è semplicemente vergognoso. Non solo perché la data contestata dalla Giunta Pigliaru era già stata fissata dal governo Gentiloni (ma allora nessuno nel centrosinistra sardo aveva avuto niente da ridire), ma perché così la Regione dimostra di non voler perseguire l’obiettivo della decarbonizzazione, altre volte ipocritamente sbandierato – ha affermato il candidato M5S alla presidenza della Regione Sardegna Francesco Desogus in una nota -. Non solo, la giunta Pigliaru è anche in malafede. Appena lo scorso 31 gennaio la Ep, proprietaria della centrale di Fiumesanto – ha spiegato Desogus -, ha infatti presentato pubblicamente un progetto di riconversione della centrale a carbone con un sistema a biomassa e gas. Siamo dunque al paradosso che i privati, che dovrebbero essere i primi ad essere danneggiati dalla decisione del governo, accettano invece la sfida del phase out completo dall’impiego del carbone per la produzione di energia termoelettrica, mentre il centrosinistra inscena una polemica senza senso, con il solo scopo di voler fare confusione. L’uscita dal carbone non determinerà infatti nessun rischio per le nostre imprese, perché l’energia sarà evidentemente fornita da altre fonti, compreso un nuovo cavo che collegherà la Sardegna alla Sicilia”. Per Desogus “il ricorso dimostra che sul modello di sviluppo Pigliaru e il centrosinistra hanno una idea retrograda. Il Movimento punta invece a fare della Sardegna la prima regione alimentata solo da fonti rinnovabili, con un uso del metano in una fase di transizione. Il ricorso della Regione è solo l’ennesimo atto che dimostra l’ambiguità del centrosinistra, che a parole difende l’ambiente, ma nei fatti prova prima a devastare le coste con una pessima legge urbanistica poi a tenere aperte le centrali a carbone”.

LE CRITICHE DEL WWF

Critico anche il Wwf: il ricorso della Regione Sardegna “non solo è dannoso per il percorso dell’Italia verso la piena attuazione dell’Accordo di Parigi sul clima ma rappresenta un’evidente frenata verso l’innovazione e la necessaria e giusta transizione della Sardegna verso politiche energetiche compatibili con il futuro. Colpisce che mentre l’intera comunità scientifica internazionale esorti all’azione contro i cambiamenti climatici in atto, ci sia chi abbia l’obiettivo di bloccare il percorso italiano per l’uscita dal carbone, prevista con la Strategia Energetica nazionale per il 2025”.

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