Una riunione di governo sul Ponte sullo Stretto si terrà nella mattinata di oggi a Palazzo Chigi, all’indomani della decisione della Corte dei conti che ha negato il visto di legittimità alla delibera del Cipess. Secondo la premier Meloni si tratta dell’«ennesimo atto di invasione della giurisdizione». Intanto, spunta l’opzione delibera del CdM per scavalcare la Corte dei Conti
Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini parla di «un danno per cittadini e imprese» ma il Ponte «si farà» e i lavori, che secondo il vicepremier sarebbero dovuti iniziare a novembre, subiranno solo un ritardo. Nel frattempo, il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, Matilde Siracusano, anticipa che il governo potrebbe decidere di superare i rilievi della Corte dei Conti con una deliberazione specifica del Consiglio dei ministri.
PROSSIMO PASSO: CDM
Nelle prossime settimane il governo potrebbe sbloccare la situazione e «superare i rilievi della Corte dei Conti con «una deliberazione specifica del Consiglio dei ministri, che ha il compito di valutare se l’atto in questione risponda a interessi pubblici di rilevanza superiore e quindi debba essere eseguito comunque», ha detto Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia, secondo quanto riporta Ansa.
«Se il Consiglio dei ministri confermerà la necessità dell’atto, la Corte dei Conti dovrà comunque ordinare la registrazione dell’atto, apponendo un visto con riserva. Un atto registrato con riserva acquisisce piena efficacia legale, cioè può essere eseguito normalmente, ma rimane comunque una possibile responsabilità politica per il governo, cosa che francamente non ci spaventa. A causa di questa vicenda perderemo un po’ di tempo, ma andando avanti con determinazione eviteremo che questo Paese venga screditato di fronte a chi è pronto ad investire», ha aggiunto Siracusano.
È una delle opzioni sul tavolo. Quel che è certo è che il piano verrà riproposto dal Consiglio dei ministri su sollecitazione del ministero a guida Salvini. A quel punto potrebbe profilarsi un’approvazione con riserve da parte della magistratura contabile. Lo conferma anche il grande sponsor del Ponte Matteo Salvini: «La mia proposta è quella di tornare in Consiglio dei ministri e approvare di nuovo il progetto. E poi lo approverà il Parlamento. Dovrebbero tutti farsi dire di no da un mini sistema di potere?».
LE RAGIONI DEL NO AL PONTE
Per ora è possibile solo ipotizzare le ragioni del no della Corte dei conti, i motivi di criticità dall’inizio sarebbero stati dieci tra cui uno in particolare non ha mai superato il vaglio della magistratura contabile: la compatibilità tra il contratto della società Webuild e le norme previste dal diritto europeo che verrebbero sacrificate alla progettazione e all’esecuzione del Ponte. Lo stop al Ponte secondo Salvini era prevedibile già da ieri prima della decisione definitiva della Corte. Intervistato dal Corriere della Sera, sostiene infatti che all’udienza erano state fatte domande surreali: «E perché i pilastri non li fate in mare? E perché il Ponte deve essere così lungo? Perché queste domande sul contenuto ingegneristico di un progetto studiato dai migliori ingegneri del mondo?». Una decisione quindi non inaspettata, viste le domande che come sostiene Salvini «sembravano formulate da grillini o associazioni di sinistra stile Legambiente. Un atteggiamento da no tav, no Mose».
In un comunicato diffuso oggi la Corte dei conti sottolinea che ieri si è pronunciata esclusivamente sugli aspetti giuridici della delibera CIPESS relativa al Piano economico-finanziario per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. La magistratura contabile ha ribadito che il rispetto della legittimità rappresenta un pilastro imprescindibile per garantire la corretta gestione della spesa pubblica, compito che la Costituzione le affida in via diretta.
Dalla Corte arriva anche un richiamo alla misura del dibattito pubblico: le sue decisioni, come ogni atto giudiziario, possono essere criticate, ma sempre nel rispetto del ruolo e dell’indipendenza dei magistrati contabili.
L’INVASIONE DELLE TOGHE
Se per la premier Giorgia Meloni si tratta di «un ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del governo e del parlamento» per il ministro dei Trasporti Salvini che l’11 dicembre dovrà attendere la decisione della Cassazione sulla vicenda Open Arms, la decisione della «casta giudiziaria» è un «danno per cittadini e imprese». Il più stupito tra i politici è anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani che si dice «esterrefatto»: «Inammissibile che la magistratura decida quali opere siano strategiche». Dall’opposizione invece il deputato pentastellato Agostino Santillo dice: «È la parola fine sulla grottesca vicenda del Ponte». Dalla sinistra di Avs esulta Angelo Bonelli: «Vince la giustizia, vince il diritto. Salvini ha tenuto in ostaggio il Paese con la sua follia sottraendo 14 miliardi per un progetto mai validato da alcun tecnico dello Stato».
PREGUDIZIO IDEOLOGICO E DECISIONE POLITICA
Nell’intervista del Corriere della Sera Salvini parla di un pregiudizio ideologico contro Lega e governo che si era già manifestato nell’invio di punti e osservazioni che tradivano la «non conoscenza del dossier». E secondo Salvini non è un caso che questo giudizio arriva quando in Senato approda la riforma della Giustizia. È cambiato il mondo e non se ne accorgono. Trump parla con Xi di intelligenza artificiale e satelliti e noi non possiamo fare un ponte? L’Italia fa una figura da Terzo mondo…».


