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Il mercato Oil&Gas, i Robotaxi e la legge sul greenwashing Ue: i fatti della settimana

Il mercato Oil&Gas dopo la guerra Israele-Iran, i Robotaxi lanciati da Tesla a Austin e il caos provocato dalla legge sul greenwashing Ue i fatti della settimana di Marco Orioles

Questa settimana tra i fatti più rilevanti si registrano la fine del conflitto tra Israele e Iran che ha provocato e sta provocando effetti sul mercato petrolifero e del gas, il lancio da parte di Tesla dell’atteso servizio di robotaxi ad Austin, in Texas, segnando un momento cruciale per l’azienda di Elon Musk e il caos alla Commissione Europea al centro di una controversa e misteriosa vicenda legata alla proposta di legge sul greenwashing che l’esecutivo europea ha annunciato di voler ritirare scatenando reazioni tra i gruppi politici centristi, in particolare socialisti e liberali.

IL MERCATO DELL’OIL & GAS DOPO LA GUERRA ISRAELE-IRAN

La recente guerra tra Israele e Iran, culminata con l’intervento Usa, ha avuto un impatto sorprendentemente contenuto sul mercato del gas e del petrolio. Come scrive Quartz, nonostante i bombardamenti tra Israele e Iran il prezzo medio nazionale del gas negli Stati Uniti è sceso di 23 centesimi rispetto a fine giugno 2024, secondo i dati della U.S. Energy Information Administration. Questo dato contrasta con le crisi storiche, come la rivoluzione iraniana del 1979 o l’invasione del Kuwait del 1990, che avevano causato un raddoppio dei prezzi del petrolio. Come scrive l’analista Ron Bousso su Reuters, il conflitto ha visto un aumento moderato del prezzo del Brent crude, passato da meno di 70 dollari al barile il 12 giugno a un picco di 81,40 dollari il 23 giugno, per poi crollare a 67 dollari dopo l’annuncio del cessate il fuoco tra Israele e Iran mediato da Donald Trump. Questo calo, definito dal Wall Street Journal come “la maggiore flessione giornaliera in dollari dei futures sul petrolio dall’estate 2022”, riflette una razionalità crescente nei mercati energetici. L’assenza di sabotaggi alle infrastrutture energetiche iraniane o di blocchi dello Stretto di Hormuz, attraverso cui passa il 20% delle forniture mondiali di petrolio e gas, ha contribuito a questa stabilità. Un fattore chiave evidenziato dalla stessa Reuters è la diminuzione dell’influenza del Medio Oriente sull’offerta globale di energia. Negli anni ’70, la regione rappresentava oltre il 50% della produzione mondiale, mentre oggi, secondo i dati dell’International Energy Agency citati da Reuters, copre solo il 33%. L’aumento della produzione in paesi come Stati Uniti, Brasile, Guyana e Canada, insieme a infrastrutture alternative come il gasdotto saudita verso il Mar Rosso o le strutture di stoccaggio in Asia ed Europa, ha ridotto la vulnerabilità dei mercati a crisi regionali. Un’analisi del Financial Times sottolinea invece un altro fattore chiave come i progressi tecnologici, che hanno migliorato il monitoraggio in tempo reale delle forniture, permettendo ai trader di reagire con maggiore precisione. Ad esempio, il rilevamento satellitare di navi e giacimenti ha confermato che non vi sono stati disagi significativi nelle esportazioni mediorientali durante il conflitto. Inoltre, l’attacco iraniano a una base Usa in Qatar, preannunciato e senza vittime, è stato interpretato come un segnale di de-escalation, riducendo ulteriormente il premio di rischio geopolitico. Nell’ultimo report sul mercato del greggio dell’International Energy Agency si prevede che l’aumento della produzione Usa manterrà i prezzi del gas stabili per il resto del 2025, grazie a un mercato ben fornito. Tuttavia, Bloomberg avverte che, nonostante la resilienza attuale, eventuali nuove tensioni tra Israele e Iran che coinvolgano gli altri attori regionali e soprattutto i produttori OPEC potrebbe ancora influenzare i mercati.

LANCIO DEL ROBOTAXI TESLA AD AUSTIN

Il 22 giugno Tesla ha avviato il suo atteso servizio di robotaxi ad Austin, in Texas, segnando un momento cruciale per l’azienda di Elon Musk. Come scrive Quartz, il lancio è stato modesto ed è consistito in una flotta di una ventina di Model Y, operanti in un’area geofenced di 10 miglia quadrate, con un costo fisso di 4,20 dollari a corsa. I veicoli, equipaggiati con il software Full Self-Driving (FSD), hanno a bordo un “safety monitor” e sono monitorati da operatori remoti, indicando che la piena autonomia è ancora lontana. Il servizio di Tesla offre però un’esperienza personalizzata, con intrattenimento tramite Spotify, Netflix e Disney+ integrato nell’app. Il mercato ha reagito positivamente, con un aumento del 9% delle azioni Tesla registrato il lunedì successivo, sottolineando che il lancio, pur limitato, è stato un successo operativo. Come rileva Reuters, i primi test hanno mostrato una guida fluida, anche se sono emersi problemi come veicoli che guidano brevemente contromano o difficoltà di parcheggio. L’esperto Philip Koopman di Carnegie Mellon citato dalla stessa agenzia ha definito preoccupante il numero di errori in pochi giorni, sottolineando che la tecnologia Tesla, basata solo su telecamere e intelligenza artificiale, differisce da Waymo e Zoox, che usano lidar e radar. Tuttavia, come osserva TechCrunch, l’approccio di Tesla consente costi inferiori e aggiornamenti software rapidi, potenzialmente scalabili su veicoli già in circolazione.

Come rileva il Washington Post, Waymo, leader del settore, opera 1.500 veicoli autonomi in diverse città Usa, mentre Zoox, supportata da Amazon, ha aperto una struttura produttiva ad Austin. Bloomberg evidenzia che il successo di Tesla dipende dalla sua capacità di superare ostacoli tecnici e normativi, come la nuova legge texana che dal prossimo settembre richiederà autorizzazioni per veicoli autonomi.

CAOS ALLA COMMISSIONE UE: IL CASO DELLA LEGGE SUL GREENWASHING

La Commissione Europea è stata al centro di una controversa e misteriosa vicenda legata alla proposta di legge sul greenwashing. Come riporta Politico, l’annuncio fatto venerdì scorso dal portavoce Maciej Berestecki secondo cui la Commissione intendeva ritirare la legge ha scatenato reazioni tra i gruppi politici centristi, in particolare socialisti e liberali. Questi ultimi hanno accusato la presidente Ursula von der Leyen di cedere alle pressioni del Partito Popolare Europeo e delle forze di estrema destra, da sempre contrarie alla normativa. Tuttavia, stando a quanto scrive Politico, poche ore dopo l’annuncio funzionari della Commissione hanno smentito il ritiro, precisando che la legge sarebbe rimasta in piedi se Parlamento e Consiglio avessero accettato di esentare le piccole imprese. Gli stessi portavoce però hanno poi ribadito la posizione opposta, alimentando ulteriormente la confusione. La pressione politica che ne è scaturita ha portato a un dietrofront ufficiale lunedì, quando Berestecki ha dichiarato, con parole riportate da Politico: “Se le microimprese saranno esentate, non ritireremo la legge”. Il giorno dopo la Commissione ha chiarito che von der Leyen non aveva mai voluto cancellare la normativa, nonostante il malcontento espresso dalla vice-presidente socialista Teresa Ribera, che aveva cercato di salvare la proposta. L’incertezza ha generato varie teorie, tra cui quella suggerita da Politico su un possibile accordo tra von der Leyen e la premier italiana Giorgia Meloni per affossare la legge, ipotesi smentita tuttavia dalla Commissione. Il fiasco potrebbe dunque essere frutto di un errore comunicativo o di una strategia politica mal calibrata, con i funzionari della comunicazione usati come capro espiatorio. Sta di fatto che l’episodio ha indebolito la leadership di von der Leyen, alimentando le tensioni con gli alleati che la sostengono e rafforzando l’estrema destra, che ha pubblicamente celebrato il possibile ritiro della legge.

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