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Pichetto

Il ministro Pichetto sull’energia italiana: abbiamo posto le fondamenta di un nuovo sistema al 2030, proseguiamo su questa strada

In Commissione Ambiente alla Camera il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha spiegato che bisognerà puntare su “riduzione degli approvvigionamenti dall’estero e diversificazione, incremento delle Fer al 2030, semplificazioni procedurali, pianificazione energetica e sviluppo delle reti”

Oggi la Commissione Attività Produttive alla Camera ha svolto l’audizione del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sulla situazione energetica dell’Italia alla luce dei recenti sviluppi della situazione geopolitica internazionale.

Per il ministro Pichetto “riduzione degli approvvigionamenti dall’estero e loro diversificazione, progressivo incremento delle Fer al 2030 – sulla base della neutralità tecnologica e grazie a nuovi meccanismi di incentivazione -, semplificazioni procedurali e pianificazione energetica e sviluppo delle reti sono le parole chiave che ruotano attorno al concetto della sicurezza energetica da fornire al nostro Paese”.

PICHETTO: “CHIUSURA ROTTA GAS UCRAINA NON PORTEREBBE CRITICITÀ ECCESSIVE”

“Uno scenario da valutare nel prossimo futuro è la concreta possibilità di interruzione delle forniture di gas russo trasportate attraverso l’Ucraina. Questo evento, stando agli attuali flussi sulla cosiddetta ‘rotta ucraina’, priverebbe il sistema gas dell’Unione di circa 14 miliardi di metri cubi annui (valore già ridotto sensibilmente rispetto ai 55 miliardi che arrivavano in media prima del conflitto). Lo ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo in Commissione Attività produttive alla Camera sulla situazione energetica italiana alla luce dei recenti sviluppi della situazione geopolitica internazionale.

“A tal proposito – ha spiegato Pichetto – è stata organizzata dalla Commissione Europea (DG ENER) un’iniziativa per analizzare gli impatti di questo scenario sui Paesi che principalmente dipendono dal transito del gas russo attraverso l’Ucraina. L’obiettivo dell’iniziativa è produrre una dichiarazione che rispecchi lo stato di preparazione degli Stati Membri coinvolti all’evenienza della chiusura della rotta ucraina. Dalle analisi effettuate, congiuntamente a Snam risulta che, per l’Italia, la chiusura della rotta ucraina non porterebbe criticità eccessive, al netto di eventuali ulteriori eventi concomitanti che potrebbero limitare gli approvvigionamenti (interruzione del flusso algerino), oppure aumentare la domanda (improvviso picco di freddo), grazie alle azioni che abbiamo già messo in atto, sebbene ci sia il rischio di maggiori tensioni sui prezzi dovuti principalmente alla domanda dei sistemi gas degli altri Stati appartenenti al gruppo ed interconnessi con il nostro, che però non hanno accesso ad un numero sufficiente di rotte di approvvigionamento o al GNL”.

PETROLIO, PICHETTO: “IL SISTEMA ITALIANO HA GARANTITO FLESSIBILITÀ DURANTE LE CRISI”

Nel nostro Paese “la presenza di un sistema di raffinazione nazionale ben calibrato rispetto ai consumi (composto da 12 raffinerie, di cui una con possibilità di alternanza tra ciclo tradizionale e ciclo bio, e da una bioraffineria) ha garantito un’ampia flessibilità operativa per far fronte alle crisi, permettendo di esportare prodotti finiti e consentendo di lavorare diverse tipologie di greggi provenienti da varie aree del mondo. Ciò ha fatto sì che l’Italia non abbia sofferto i rischi di interruzioni nell’approvvigionamento di prodotti petroliferi, anche grazie al livello di scorte di sicurezza petrolifere”.

“Inoltre – ha proseguito Pichetto – l’Italia non ha risentito in misura meno incisiva di altri Paesi Ue degli inevitabili effetti della crisi russa sulle quotazioni del greggio e dei prodotti finiti sui mercati internazionali. Anche nell’ultima crisi relativa all’area del Canale di Suez il nostro sistema di raffinazione ha reagito prontamente. Nel 2023 i greggi d’importazione che transitano nell’area del Golfo Persico, Mar Rosso e Canale di Suez sono stati circa il 17% del totale greggi importati (10,3 Mton su 61,2). Tali quantitativi in questi primi mesi del 2024 sono stati prontamente rimpiazzati con provenienze da altre aree considerato che l’allungamento delle rotte ha reso non più competitive tali forniture.

Al di là dell’effetto diretto sul nostro Paese – ha detto ancora il titolare del Mase – tali condizioni di instabilità a livello globale hanno comunque determinano tensioni e maggiori costi a livello internazionale negli approvvigionamenti e nei noli, che hanno indirettamente gravato anche sul sistema di approvvigionamento nazionale. Le crisi degli ultimi anni hanno dunque confermato la strategicità del nostro sistema di raffinazione e logistico per fronteggiare crisi geopolitiche anche estese. In conclusione, nel settore oil, si conferma la validità del percorso intrapreso per salvaguardare l’efficienza delle raffinerie, promuovendo la progressiva decarbonizzazione dei processi e dei prodotti. La graduale conversione degli impianti industriali per la produzione di carburanti decarbonizzati – tra cui in particolare i biocarburanti – consentirà di valorizzare le nostre eccellenze tecnologiche, di competenze e infrastrutturali, garantendo, al contempo, durante tutta la transizione, la continuità degli approvvigionamenti energetici in piena sicurezza e a condizioni competitive”.

SULLE RINNOVABILI “PREVISTI INCENTIVI PER PROMUOVERE GLI IMPIANTI FER”

“Nonostante i dati in ripresa, per il raggiungimento dei target al 2030 bisogna fare di più. Per questo abbiamo messo in campo una serie di meccanismi di incentivazione che consentiranno una maggiore penetrazione nel mercato degli impianti Fer. A partire dal decreto sulle Comunità Energetiche Rinnovabili, dalla cui operatività ci si attende l’installazione di 5GW di impianti inseriti in configurazioni che tendono a valorizzare l’autoconsumo e la condivisione di energia”.

“Altra misura importante – ha aggiunto Pichetto -, anche questa legata all’attuazione del Pnrr, è quella relativa al decreto agrivoltaico, la cui innovatività è data dalla capacità di contemperare nello stesso meccanismo la competitività del settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico, e la sostenibilità della produzione agricola, migliorando al contempo le prestazioni climatiche-ambientali.

A questi strumenti si affiancano le misure introdotte dal decreto-legge energia, recentemente approvato dal Parlamento, che delinea misure per promuovere l’autoproduzione di energia rinnovabile nei settori energivori, disposizioni per incentivare le regioni a ospitare impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e un nuovo meccanismo di incentivazione volto a lasciare agli operatori di mercato la scelta del mix di tecnologie da realizzare.

È inoltre in fase di definizione il decreto FER X, di prosecuzione del meccanismo di incentivazione del Fer 1, che supporta la realizzazione di impianti eolici, fotovoltaici (anche nel caso di rimozione eternit), idroelettrici e da gas residuati dei processi di depurazione, che rappresentano le tecnologie rinnovabili con costi più bassi e vicini alla competitività di mercato. Tale meccanismo, basato su accesso diretto per impianti di potenza fino a 1 MW e procedure competitive per impianti di potenza superiore a tale soglia, prevede nel prossimo quinquennio l’incentivazione di oltre 67 GW di impianti.

Il FER X affiancherà il Fer 2, attualmente in valutazione a Bruxelles – spero ancora per poco -, che incentiverà per un totale di oltre 4,5 GW le fonti e tecnologie lontane dalla competitività o con costi elevati di esercizio, quali a titolo di esempio l’eolico offshore floating, gli impianti geotermici innovativi, le biomasse e i biogas”.

PIANIFICAZIONE DEGLI IMPIANTI, PERMITTING E RICHIESTE DI CONNESSIONE

“È evidente che con tutti questi GW da incentivare e realizzare entro il 2030 si pongono alcuni temi su cui dobbiamo focalizzare la nostra attenzione. Il primo è quello relativo ad una corretta pianificazione territoriale degli impianti; il secondo riguarda le semplificazioni procedurali del permitting; il terzo è relativo alle richieste di connessione”.

“Sul primo punto – ha spiegato Pichetto – occorre accelerare sulla definizione delle aree idonee, con le Regioni e le Province autonome. Siamo in attesa di un loro riscontro sul testo inviato in Conferenza unificata, affinché si giunga rapidamente a principi e criteri direttivi univoci che possano agevolare, da un lato, gli operatori nelle scelte di business, e, dall’altro, una corretta pianificazione regionale. Sul secondo aspetto citato, abbiamo intrapreso da tempo al Ministero un percorso significativo di semplificazione dei procedimenti abilitativi per la realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili che dovrà concludersi con una ricognizione e un riordino della normativa vigente in materia di fonti energetiche rinnovabili al fine di assicurare un maggior grado di certezza del diritto e di semplificazione dei procedimenti. Sono stati avviati, inoltre, i lavori di recepimento della direttiva RED III che introduce diverse novità dal punto di vista delle autorizzazioni, oltre a prevedere l’individuazione sul territorio nazionale di piani di zone di accelerazione per le FER”.

Sul tema delle connessioni, ha proseguito il ministro, “nel corso del 2023 Terna ha registrato un trend in forte crescita di nuovi progetti di impianti FER che hanno fatto richieste di connessione alla rete di trasmissione nazionale. Al 30 giugno 2023, con 5.054 richieste, sono stati raggiunti 317,7 GW di potenza richiesta (di cui il 58% da fonte eolica e il 42% da fonte solare), mentre quelle relative all’eolico off-shore hanno raggiunto una potenza pari a circa 97 GW. Alla stessa data, le Stmg (Soluzioni tecniche minime generali) accettate ammontavano a 180,5 GW. Si evidenzia che l’82% delle richieste è localizzato nel Mezzogiorno e nelle Isole maggiori. In particolare, in Puglia e Sicilia è concentrata oltre la metà della capacità FER delle richieste di connessione, in primis per impianti agrivoltaici ed eolici off-shore. Tutti questi dati – ha concluso Pichetto – dimostrano l’interesse crescente degli operatori. Sul punto occorre trovare con i distributori una soluzione, e ci stiamo lavorando, per facilitare le connessioni e con Terna governare il processo di sviluppo della rete, che sappia gestire il trend crescente di richieste e garantire la stabilità e sicurezza del mercato elettrico”.

PER L’ENERGIA ELETTRICA “NUOVE ASTE PER GLI ANNI DI CONSEGNA A PARTIRE DAL 2025”

“Sulla stabilizzazione e sicurezza del mercato elettrico darà in futuro un supporto fondamentale la riforma del mercato interno europeo dell’energia elettrica, in discussione a Bruxelles, che si è posta l’obiettivo di rendere il sistema energetico, in un contesto di competitività, meno esposto alla volatilità dei prezzi, di rafforzare i mercati a termine e di promuovere lo sviluppo e l’integrazione dell’energia da fonti rinnovabili”.

“In questo ambito – ha aggiunto Pichetto – si inserisce il prossimo avvio in Italia, primo Paese in Europa, del mercato a termine degli stoccaggi centralizzati. Il meccanismo mira a favorire lo sviluppo di sistemi di accumulo elettrico utility scale utilizzati dagli operatori di mercato, attraverso meccanismi concorrenziali, per accumulare l’energia nei periodi di maggiore produzione rinnovabile per cederla in quelli di maggior consumo.

La nuova capacità di stoccaggio elettrico sarà approvvigionata attraverso specifiche aste svolte da Terna e, dopo l’approvazione da parte della Commissione europea nel dicembre 2023, è ora in fase di definizione la sua disciplina di attuazione. La misura vuole promuovere nuovi investimenti in stoccaggi elettrochimici e pompaggi idroelettrici per un’energia accumulabile di almeno 70 GWh e per un valore complessivo stimato in circa 17 miliardi di euro nell’arco dei prossimi 10 anni.

Per quanto riguarda l’adeguatezza del sistema elettrico, si è confermata la rilevanza, anche in sede europea, del mercato della capacità, avviato nel nostro Paese nel 2019. Le aste svolte nel 2019 e nel 2022 riferite agli anni target 2022, 2023 e 2024 hanno assicurato al sistema l’ingresso di nuova capacità, funzionale altresì al graduale processo di phase out dalla generazione a carbone. Nel corso del 2024, a fronte del rischio di mancata copertura del fabbisogno (inadeguatezza), dovute anche alle condizioni eccezionali dal punto di vista della disponibilità delle risorse idriche, sono previste nuove aste per gli anni di consegna a partire dal 2025, sulla base di una disciplina della misura in fase di aggiornamento, proprio per assicurare una maggiore disponibilità delle risorse nei periodi di maggior stress per l’adeguatezza.
Dopo aver superato la fase di crisi acuta, abbiamo lavorato in questi mesi per porre le fondamenta di un nuovo sistema che da qui al 2030 dovrà strutturarsi. Non resta che proseguire con solerzia lungo la strada tracciata”.

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