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Il Parlamento europeo inizia la sua decima legislatura: ecco numeri e curiosità

Gli eurodeputati eleggeranno oggi il presidente del Parlamento europeo e i 14 vicepresidenti. Giovedì, il voto sul secondo mandato da presidente della Commissione Ue di Ursula von der Leyen. Tra i 76 eletti italiani ecco chi si occupa di ambiente, energia e mobilità. E l’analisi Schroders su cosa accadrà alla transizione energetica europea

Il Parlamento europeo è stato ufficialmente costituito a Strasburgo, dopo le elezioni europee del 6-9 giugno. La presidente uscente Roberta Metsola ha aperto la sessione costitutiva del nuovo Parlamento. Pina Picierno (S&D, IT), seconda vicepresidente del Parlamento uscente, ha presieduto il successivo annuncio dei candidati alla presidenza del Parlamento. La votazione a scrutinio segreto ha portato alla conferma di Roberta Metsola (PPE, MT) che ha prevalso su Irene Montero (La Sinistra, ES).

LA PROCEDURA

Per essere eletto, un candidato ha bisogno della maggioranza assoluta dei voti validi espressi, vale a dire il 50% più uno. Se nessun candidato viene eletto al primo turno di votazione, gli stessi o altri candidati possono essere nominati per un secondo turno alle stesse condizioni.

Un terzo turno può aver luogo, se necessario, sempre con le stesse regole. Se nessuno dei candidati viene eletto al terzo turno di votazione, i due candidati con il maggior numero di voti al terzo turno procederanno a un quarto e ultimo turno di votazione, in cui risulterà eletto il candidato che riceverà il maggior numero di voti.

Una volta eletto, il nuovo presidente assumerà la presidenza e potrà pronunciare un discorso di insediamento.

CIFRE SUL NUOVO PARLAMENTO

Nella sua decima legislatura, il Parlamento europeo avrà 720 seggi, 15 in più rispetto alla fine della precedente legislatura. Il 54% dei deputati eletti nel 2024 non erano deputati alla fine della scorsa legislatura (nel 2019, la percentuale di nuovi arrivati era del 61%). Il 39% dei nuovi deputati sono donne (il 40% nel 2019).

Lena Schilling (Verdi/ALE, AT), 23 anni, è la deputata più giovane, mentre Leoluca Orlando (Verdi/ALE, IT), 77 anni, il più anziano.

All’inizio della decima legislatura vi sono otto gruppi politici, uno in più rispetto alla precedente legislatura. 33 deputati rimangono nei non iscritti.

GLI ELETTI ITALIANI

Per il nostro paese sono stati eletti 76 eurodeputati, 24 di Fratelli d’Italia, 21 per il Partito democratico e 9 per Forza Italia nove. La Lega e il Movimento 5 Stelle hanno eletto otto parlamentari europei a testa, mentre la lista Alleanza Verdi-Sinistra – formata da Europa Verde e Sinistra Italiana – ne ha eletti sei. In media i nuovi parlamentari europei dell’Italia hanno 52,2 anni di età, un dato in linea con l’età media degli elettori italiani, pari a 52,7 anni.

CHI PORTA L’AMBIENTE E L’ENERGIA NEL NUOVO EUROPARLAMENTO

Tra gli eletti italiani sono in molti a portare i temi dell’ambiente e dell’energia nell’Europarlamento: si parte con Avs che per vocazione è il primo partito ad affrontare questi temi: nelle sue fila entrano a Strasburgo Benedetta Scuderi ex Portavoce dei Giovani Verdi Europei e co-fondatrice dei Giovani Verdi Italiani e Cristina Guarda, imprenditrice agricola. Sui temi della mobilità è soprattutto il Pd a dettare legge con due ex primi cittadini: si tratta di Antonio Decaro, ex sindaco di Bari e presidente dell’Anci e di Matteo Ricci (ex a Pesaro) che hanno affrontato una serie di battaglie quando erano in carica come il limite dei 30 km/h e nel caso di Decaro, hanno contribuito a scrivere la legge nazionale sulla mobilità ciclistica. Anche tra le file del Movimento 5 Stelle ci sono importanti contributi nel settore come Mario Furore che nella passata legislatura europea ha lavorato in Commissione per i trasporti e turismo e Pierfrancesco Maran che a Milano è stato assessore alla Mobilità e uno dei padri dell’Area C. Attivi nel settore ambientale anche Annalisa Corrado e Brando Benifei.

Nel settore energia sono molti gli esponenti politici da Carlo Fidenza (Fratelli d’Italia) membro della Commissione Trasporti e Turismo della precedente legislatura, Fulvio Martusciello (Forza Italia) ex membro della Commissione per l’industria la ricerca e l’energia, Denis Nesci conciliatore unico per i servizi energetici Adr e Nicola Procaccini. Nelle file di M5s Dario Tamburrano che ha contribuito alla nascita della normativa Ue sulle Comunità energetiche rinnovabili e al regolamento delle nuove etichettature di efficienza energetica.

TRANSIZIONE ENERGETICA, COSA ACCADRÀ DOPO LE ELEZIONI EUROPEE

“Due settimane dopo le elezioni europee, emerge chiaramente che l’emergenza climatica non è stata l’argomento chiave su cui gli elettori al voto si sono focalizzati. Ciò solleva la questione di quali siano le implicazioni per la transizione energetica europea. La risposta più sintetica è che il processo di transizione potrebbe rallentare nel breve termine, ma possiamo esplorare la risposta più in dettaglio”, ha sottolineato Karin Kaiser, Head of Private Markets Europe, Schroders Capital.

OBIETTIVI CLIMATICI: FRENATA IN VISTA

I partiti che hanno una visione progressista sulla decarbonizzazione e una posizione più ambiziosa rispetto alla legislazione attuale, come i Verdi, la Sinistra, i Socialisti e Democratici e Renew Europe, hanno subito delle perdite a livello elettorale, spiega l’analisi di Schroders Capital. Il Partito Popolare Europeo, che ha sostenuto e definito l’attuale agenda politica in ambito climatico, continua a detenere la maggior parte dei seggi in parlamento. L’estrema destra, che non ha obiettivi climatici o ne ha di ambigui, è emersa come la grande vincitrice delle elezioni europee del 2024. Tra i partiti vincitori ci sono anche i Conservatori e Riformisti Europei, che sostengono attivamente la riduzione degli sforzi di decarbonizzazione, e Identità e Democrazia, meno trasparente, ma che difficilmente fornirà un supporto in materia di obiettivi climatici.

Pur non avendo ancora avuto modo di vedere come si formeranno le coalizioni di maggioranza nelle prossime settimane, “è importante sottolineare che i partiti favorevoli alle politiche climatiche detengono ancora la maggioranza dei voti in parlamento. L’UE ha stabilito una traiettoria chiara in termini di politica energetica, sotto forma di una legislazione solida, tra cui Green Deal, Fit for 55 e Repower EU. Una deviazione da questa traiettoria richiederebbe una significativa maggioranza dei voti in parlamento, che i partiti che non supportano le politiche climatiche sono ben lontani dal raggiungere”, ha evidenziato Kaiser.

Inoltre, “una legislazione nazionale è stata ampiamente adottata in tutta Europa per implementare gli obiettivi regionali in materia di clima ed energia. Ciò significa che è improbabile che la direzione generale della transizione energetica muti. Tuttavia, le decisioni politiche assunte dal parlamento appena eletto a breve termine potrebbero avere un impatto decisivo sulla velocità cui stiamo progredendo. Una decisione politica che verrà presa nei prossimi mesi è quella di concordare il meccanismo esatto e la tempistica dello scambio di emissioni e gli obiettivi di emissione nei prossimi decenni. Tutto questo potrebbe essere frenato dai recenti risultati”, ha evidenziato ancora l’analisi.

MA IL PROCESSO DI TRANSIZIONE È DESTINATO A PROSEGUIRE

Sebbene il panorama politico e le coalizioni stiano ancora evolvendo e, pur dovendo fare i conti con l’incertezza, “possiamo rilevare due importanti ragioni per continuare a sostenere la transizione energetica in Europa, le quali non hanno nulla a che fare con la convinzione sul clima”, ha evidenziato Kaiser. “In primo luogo, negli ultimi due anni, l’Europa ha registrato un importante cambiamento a livello di forniture energetiche a causa della crisi ucraina. Il continente importa una significativa quota delle sue risorse energetiche, in particolare il gas naturale, da Paesi con diversi livelli di stabilità politica. Questa dipendenza dalle importazioni energetiche espone l’Europa a potenziali interruzioni degli approvvigionamenti a seguito di conflitti, tensioni politiche, o cambiamenti nella politica estera. La sicurezza energetica è diventata uno dei tre pilastri della politica energetica europea. Facendo più affidamento sulle energie rinnovabili, l’Europa può ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili importati e la sua esposizione verso i rischi geopolitici associati alle importazioni energetiche. Sviluppare un mix energetico rinnovabile solido e diversificato può garantire un approvvigionamento energetico più sicuro e resiliente in Europa, soprattutto considerando il crescente livello della domanda di energia e la necessità di individuare fonti di approvvigionamento energetico aggiuntive per via dell’elettrificazione e dalla crescente domanda di energia dei data center”.

In secondo luogo, “è presente una solida argomentazione economica a favore della transizione energetica. Le energie rinnovabili presentano un significativo vantaggio rispetto ai combustibili fossili in termini di competitività dei costi. Poiché il costo delle tecnologie energetiche rinnovabili continua a diminuire, sono diventate sempre più competitive rispetto alle fonti energetiche basate sui combustibili fossili”, ha proseguito l’analista di Schroders. “Questo fattore della convenienza, unitamente al potenziale di risparmi sui costi a lungo termine, sospinge la transizione verso l’energia rinnovabile. Ad esempio, un kilowattora (kWh) prodotto da un impianto solare costa circa la metà di uno prodotto da una centrale a carbone di nuova costruzione. Analogamente, un kWh generato da un parco eolico onshore è mediamente più economico del 50% rispetto a uno prodotto da una centrale a gas, mentre l’eolico offshore è leggermente più costoso, ma comunque più economico del 10%. Investendo in infrastrutture per l’energia rinnovabile, l’Europa mira a realizzare un sistema energetico sostenibile, in grado non solo di ridurre le emissioni di carbonio, ma di fornire anche energia a prezzi accessibili ai suoi cittadini e alle sue aziende”.

UN’OPPORTUNITÀ SUL LUNGO PERIODO

“Considerando l’incertezza nel breve termine sulla velocità della sua attuazione, la necessità della transizione energetica in Europa presenta varie sfaccettature. Gli sforzi volti alla decarbonizzazione sono solo una parte del puzzle. Le preoccupazioni sulla sicurezza energetica, l’importanza di diversificare le fonti energetiche e la ricerca di soluzioni energetiche accessibili e convenienti assicurano che la transizione sia economicamente fattibile e sostenibile nel lungo periodo. L’Europa presenta un percorso solido e credibile per proseguire nella transizione verso un sistema energetico decarbonizzato, sicuro dal punto di vista energetico, e accessibile, il che si traduce in un’opportunità d’investimento unica nei prossimi decenni”, ha concluso Kaiser.

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