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Spagna

Il price cap sul gas in Spagna: come funziona il tetto della “eccezione iberica”

Dallo scorso 15 giugno, dopo una lunga trattativa con la Commissione Europea, la Spagna e il Portogallo hanno introdotto un tetto al prezzo del gas, sospendendo il sistema dei prezzi marginali fino a maggio 2023

Non stupirebbe se l’Accademia Reale Spagnola introducesse la definizione di “topear” (il verbo topear, nel senso di fissare un limite, non è presente nel dizionario) come parola dell’anno. Tuttavia questi nomi – che definiscono una delle misure più rilevanti contro la crisi energetica derivata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia – continuano a generare grande confusione.

IL PRICE CAP E L’ “ECCEZIONE IBERICA”

Il 15 giugno 2022, dopo oltre due mesi di dure trattative tra la Spagna, il Portogallo e la Commissione Europea (ma soprattutto tra i due governi iberici) si è iniziato ad applicare un meccanismo provvisorio per evitare gli extraprofitti benefici che, per il sistema marginalista del mercato, derivano dall’energia nucleare, dall’energia idraulica e da alcune energie rinnovabili.

Questo sistema dei prezzi marginali (sospeso dal 15 giugno fino a maggio 2023) implica che queste tecnologie carichino l’energia che vendono al prezzo più alto che gli viene abbinato, ovvero quello dell’energia elettrica prodotta con gas naturale che, pur non contabilizzando nemmeno Il 20% della domanda, aveva contaminato il prezzo finale di mercato a livelli mai visti prima a causa delle restrizioni all’offerta da parte della Russia. Il prezzo del gas sui mercati internazionali è balzato fino a 300 euro/MWh, quando la produzione di gas associata al petrolio può avere un costo compreso tra 0 e un massimo di 15 euro/MWh. E un margine del 5% è già considerato efficiente.

Il cosiddetto price cap sul gas – che l’Unione Europea ha autorizzato per Spagna e Portogallo all’interno della cosiddetta “eccezione iberica” – continua a creare confusione: non è al prezzo del gas che si è posto un limite (gli impianti a ciclo combinato continuano a ricevere quello che offrivano sul mercato), ma al resto delle energie sopracitate (inframarginali) che, fino a maggio 2023, riceveranno solo un prezzo medio di 48,8 euro/MWh.

GLI EFFETTI DEL PRICE CAP SULLE BOLLETTE

Sebbene per ragioni tecniche tutte le energie applichino questo prezzo giornalmente, successivamente il gas viene compensato per il suo prezzo effettivo. In particolare attraverso la bolletta dell’energia elettrica dei consumatori a tariffa regolata (PVPC) e a tutti coloro che nel mercato liberalizzato hanno rinnovato o prorogato i propri contratti a partire dal 26 aprile, data di entrata in vigore del meccanismo. Da qui la sorpresa di tanti clienti del mercato libero, che hanno visto spuntare una voce sulla bolletta del gas, a causa di una modifica “normativa”, denominata “nuova tassa” e che, essendo coincisa con un’estate di caldo estremo, si è rivelata abbastanza onerosa per molti cittadini, in alcuni casi fino alla metà della bolletta.

Nonostante la misura vada a vantaggio degli utenti del PVPC, una tariffa strettamente legata al prezzo giornaliero del pool elettrico (mercato all’ingrosso), questa, secondo il comparatore CNMC, è ancora la più alta del mercato, quando, paradossalmente, era pensata per tutelare il piccolo consumatore. Inoltre, non c’è modo di verificare il vantaggio del meccanismo iberico per questi clienti, poiché il suo prezzo varia ogni ora del giorno ed è soggetto a un’elevata volatilità.

Infine, a gennaio il governo spagnolo affronterà una riforma del PVPC, un meccanismo senza paragoni nel resto del mondo, che non sarà più legato al mercato giornaliero.

La forte offerta di gas per l’inverno – la capacità del sistema gas spagnolo è quasi al 100% – e il calo della domanda – dovuto anche alle alte temperature autunnali e alla crisi economica – hanno fatto sì che, per la prima volta, il prezzo marginale del gas è stato inferiore a 40 euro, pertanto non è stato necessario applicare il price cap. Secondo gli esperti, però, questa situazione non durerà a lungo.

Queste previsioni si basano sui prezzi futures dell’hub spagnolo Mibgas, che segnano una media di 120 euro/MWh per l’ultimo trimestre di quest’anno e 123 euro/MWh per il 2023, rispetto ai 146 euro/MWh tra luglio e settembre. Non manca però chi prevede un crollo senza precedenti del prezzo internazionale del gas, non appena si intravede una vera soluzione alla guerra in Ucraina. E tutto ciò che supera i 15 euro/MWh di costo di produzione del gas “è un prezzo di guerra” o pura speculazione.

Un altro cap, proprio questo, è quello che da un anno viene applicato al gas per il consumo domestico. Nell’ottobre 2021 il governo spagnolo ha fissato un aumento del limite trimestrale compreso tra il 4% e il 5% per i consumatori nel mercato regolamentato, con il tasso di ultima istanza (tarifa de último recurso – TUR). Anche se i costi reali saranno pagati in futuro come deficit tariffario, interessi inclusi, per il momento il gas per il riscaldamento e gli altri usi domestici non sarà molto più alto dello scorso anno. Oltre alla tariffa semicongelata, gli utenti beneficeranno della recente riduzione dell’Iva dal 21% al 5% decretata dal governo, oltre all’estensione della TUR alle comunità limitrofe.

IL TTF E IL PRICE CAP EUROPEO

E c’è un terzo tetto in divenire, quello che alcuni Paesi dell’Unione Europea vogliono imporre al prezzo di riferimento del principale hub europeo, l’olandese TTF. Per molti anni, vista la mancanza di liquidità nel mercato del gas, venditori e acquirenti hanno utilizzato come riferimento i prezzi del petrolio. Con l’aumento della liquidità, grazie al GNL trasportato via nave, hanno iniziato ad essere utilizzati altri indici: l’hub americano, quello britannico, quello olandese e, in Spagna, il Mibgas. Secondo alcuni analisti, l’eventualità che l’UE imponga un price cap al prezzo TTF (il più utilizzato al momento) provocherebbe una valanga di arbitrati internazionali da parte di venditori di gas extraeuropei, i cui contratti sono concordati all’indice di quel mercato.

Un’altra questione comunitaria che non sembra destinata a concretizzarsi è l’applicazione della “eccezione iberica” al resto dei Paesi: dal momento che si tratta di un pasticcio, giustificato solo da un’urgenza temporanea e per evitare una riforma affrettata del mercato marginale, è molto probabile che l’UE affronterà questa riforma.

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