Secondo il documento trapelato e ripreso dall’Handelsblatt, il primo passo per un possibile ritorno al nucleare consisterebbe in una verifica tecnica ed economica della fattibilità della riattivazione dei reattori.
È una discussione che sembra non avere mai fine, quella sull’energia nucleare in Germania. Il suo abbandono sembrava una decisione definitiva, sancita con la chiusura dell’ultimo reattore nel 2023. Tuttavia, il dibattito sul futuro energetico del paese continua ad accendersi, con l’Unione (Cdu/Csu) che propone di riesaminare la fattibilità di un ritorno al nucleare. Un documento interno suggerisce la possibilità di riattivare sei centrali recentemente dismesse, anche attraverso l’intervento diretto dello Stato. Se da un lato l’Spd e diversi operatori rimangono scettici, dall’altro esistono voci nel settore industriale e politico che vedono in questa scelta un’opportunità per garantire stabilità energetica e competitività economica.
IL PIANO DELL’UNIONE: RIATTIVAZIONE E INTERVENTO STATALE
Secondo il documento trapelato e ripreso dall’Handelsblatt, il primo passo per un possibile ritorno al nucleare consisterebbe in una verifica tecnica ed economica della fattibilità della riattivazione dei reattori. Se questa risultasse possibile, le società di gestione verrebbero invitate a esprimere la loro posizione. Qualora si rifiutassero di procedere autonomamente, lo Stato potrebbe intervenire direttamente attraverso una società federale che assumerebbe il controllo e la gestione degli impianti.
La proposta ha immediatamente suscitato un acceso dibattito politico. I leader dell’Unione, Friedrich Merz (Cdu) e Markus Söder (Csu), hanno da tempo dichiarato che l’uscita dal nucleare (decisa dal governo rosso-verde di Gerhard Schröder e rafforzata da quello nero-giallo di Angela Merkel) è stata un errore strategico, mentre il cancelliere socialdemocratico uscente Olaf Scholz e la sua Spd si oppongono fermamente a qualsiasi ipotesi di riattivazione. I due gruppi sono tuttavia impegnati nelle trattative per formare assieme il prossimo governo. L’opinione degli operatori energetici finora è stata prevalentemente negativa, ma il sostegno economico statale potrebbe cambiare le carte in tavola.
I NODI TECNICI ED ECONOMICI
Uno degli ostacoli principali alla riattivazione riguarda i costi e la complessità tecnica. Lo smantellamento degli impianti è già iniziato, e più si procede in questa direzione, più diventa oneroso tornare indietro. Tuttavia, esperti del settore come Martin Pache, rappresentante di Westinghouse in Germania e interpellato sempre dall’Handelsblatt, sostengono che le centrali tedesche potrebbero operare per altri vent’anni senza particolari difficoltà, allineandosi agli standard internazionali dove i tempi di funzionamento raggiungono anche i 60-80 anni.
D’altro canto, gli operatori come Eon, RWE ed EnBW hanno già pianificato la loro transizione verso le energie rinnovabili e difficilmente torneranno sui loro passi senza garanzie finanziarie concrete. Inoltre, una riattivazione comporterebbe la necessità di rimborsare i miliardi di euro di risarcimenti già ricevuti dallo Stato per la chiusura delle centrali, un ulteriore elemento di complessità economica.
DIFFIDENZE DEGLI OPERATORI
Uno dei problemi più rilevanti emersi negli ultimi anni è la continua instabilità delle politiche energetiche tedesche. Le aziende del settore, dopo aver assistito a numerosi cambiamenti di rotta, si mostrano diffidenti verso nuove decisioni politiche che potrebbero essere ribaltate in futuro.
Il capo di Eon, Leonard Birnbaum, ha più volte espresso il suo scetticismo sulla possibilità di invertire la rotta (da ultimo in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung). Anche Markus Krebber, ceo di RWE, ha chiarito che la sua azienda si concentra ormai esclusivamente sulle energie rinnovabili, sottolineando come il ritorno al nucleare sia economicamente insostenibile. Inoltre, la mancanza di personale qualificato, l’assenza di autorizzazioni e la necessità di un contratto di acquisto a lungo termine con prezzi garantiti rappresentano ulteriori ostacoli.
IL RUOLO DELLO STATO E MODIFICHE ALLA LEGISLAZIONE
Se il settore privato si mostra riluttante, il governo federale potrebbe prendere in mano la questione. L’idea di creare una società statale per la gestione del nucleare è vista come una possibile soluzione, ma richiederebbe comunque modifiche alla legislazione vigente. Dal 15 aprile 2023, infatti, la gestione di centrali nucleari in Germania è ufficialmente vietata per legge e un’inversione di questa normativa implicherebbe un lungo processo legislativo e possibili controversie legali.
Parallelamente, il documento dell’Unione propone anche di investire nella ricerca sulle nuove tecnologie nucleari, come la fusione, sfruttando i siti delle centrali esistenti per sviluppare innovazioni nel settore. L’idea di un coinvolgimento statale nella ricerca e sviluppo potrebbe rappresentare un compromesso accettabile per chi si oppone alla riattivazione immediata delle centrali tradizionali.
Il futuro del nucleare in Germania rimane dunque incerto, ma le trattative ion corso fra Unione e Spd potrebbero finalmente dare l’ultima parola, in un senso o nell’altro. Il prossimo governo potrebbe essere chiamato a prendere una decisione definitiva, ponendo fine a un dibattito che da decenni divide la politica e l’opinione pubblica tedesca.