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Libia Uragano Daniel

In Libia la ripresa del mercato petrolifero messa in crisi dal devastante “uragano Daniel”

L’uragano che ha attraversato il Mediterraneo ha distrutto le dighe nelle città portuali orientali della Libia di Derna, Soussa, Bengasi e Albayda, e ha provocato delle inondazioni improvvise e delle forti piogge che hanno distrutto gran parte delle infrastrutture libiche

La Libia, ricca di petrolio, negli ultimi dieci anni ha faticato per rimettere in sesto la propria industria petrolifera, a partire dalla Primavera Araba e dalla successiva instabilità politica. Dopo il fallimento delle elezioni presidenziali del 2021, è emerso che l’industria del petrolio e del gas libici si stava riassestando: stavano arrivando nuovi investimenti esteri e diverse scoperte mostravano grandi possibilità per i giacimenti petroliferi del Paese.

L’URAGANO DANIEL CHE HA INVESTITO LA LIBIA

Tuttavia, la recente devastante tempesta che ha colpito la Libia ha provocato una crisi umanitaria, e adesso le entrate energetiche e il sostegno internazionale saranno vitali per la ripresa di Tripoli. La tempesta Daniel – che ha colpito la Libia lo scorso 10 settembre – ha lasciato il Paese in stato di emergenza. Le organizzazioni umanitarie stimano che saranno necessarie decine di milioni di dollari per aiutare la popolazione.

La tempesta ha provocato la morte di oltre 3.000 persone e ci sono ancora più di 9.000 dispersi, e si prevede che il bilancio delle vittime continuerà ad aumentare. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni stima che siano state sfollate circa 40.000 persone. Nel frattempo, gli ospedali sono al completo e faticano a rispondere alle esigenze dei pazienti.

LE STIME DELL’ONU PER AFFRONTARE L’EMERGENZA NEL PAESE

Il portavoce del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, Roula Abubaker, ha dichiarato che “i partner umanitari chiedono 71,4 milioni di dollari nei prossimi tre mesi per rispondere ai bisogni più urgenti di 250.000 persone delle 884.000 bisognose stimate”. Tuttavia, le implicazioni finanziarie a lungo termine della tempesta sono ancora incerte. L’attenzione immediata è rivolta alle missioni di ricerca e salvataggio, seguite dalla fornitura di cibo, acqua e supporto medico.

L’uragano che ha attraversato il Mediterraneo ha distrutto le dighe nelle città portuali orientali della Libia di Derna, Soussa, Bengasi e Albayda, e ha provocato delle inondazioni improvvise e delle forti piogge che hanno distrutto gran parte delle infrastrutture libiche. La tempesta ha colpito anche Grecia, Turchia e Bulgaria, oltre ad altre zone del Nordafrica.

LA SITUAZIONE POLITICA IN LIBIA

A rendere la situazione ancora più complicata, la Libia rimane in uno stato di limbo politico, con Abdul Hamid Dbeibeh che governa come primo ministro riconosciuto a livello internazionale a Bengasi nella parte occidentale e un governo rivale – noto come Governo di Stabilità Nazionale – che rivendica l’autorità nella parte orientale. Attualmente le due entità sembra che stiano lavorando insieme negli sforzi su ricerca e salvataggio.

Oltre alle implicazioni finanziarie e umanitarie più profonde, l’industria libica dell’oil & gas è stata colpita ancora una volta. La Libia detiene le più grandi riserve di petrolio dell’Africa, pari a 48 miliardi di barili, che rappresentano il 39% delle riserve totali del continente ed una delle principali fonti di entrate di Tripoli.

Dopo diversi anni di instabilità, il settore ha iniziato a riprendersi grazie ai maggiori investimenti internazionali dell’ultimo anno. Le chiusure iniziali dei terminal a causa della tempesta finora non hanno influito sulla produzione di greggio, ma la Libia probabilmente avrà bisogno del sostegno finanziario del Fondo Monetario Internazionale per riprendersi.

L’IMPATTO DELLA TEMPESTA SUI PREZZI DEL PETROLIO

Nei giorni successivi alla tempesta, i prezzi globali del petrolio sono aumentati di quasi il 2%, superando i 92 dollari al barile (il prezzo più alto dal novembre 2022), mentre il mercato energetico si preparava a delle interruzioni dell’offerta. Tuttavia, la Libia durante il disastro è riuscita a mantenere la sua produzione di 1,2 milioni di barili al giorno suggerendo che, nonostante la crisi, la produzione di petrolio potrebbe continuare inalterata.

LE OPERAZIONI DELLA LIBIA PER INCREMENTARE SVILUPPARE LA SUA INDUSTRIA PETROLIFERA

Nell’ultimo anno Tripoli ha lavorato duramente per rimettere in carreggiata la sua industria petrolifera: a febbraio la National Oil Corporation (NOC) ha annunciato il suo piano strategico volto a rivitalizzare l’industria nazionale del petrolio e del gas, e ha aperto anche un “Ufficio per i programmi strategici”, in collaborazione con la società di ingegneria statunitense Kellogg Brown & Root, per supervisionarne l’implementazione. La NOC spera di migliorare la trasparenza e il coordinamento in tutto il settore, oltre ad attrarre livelli di investimenti più elevati.

La NOC all’inizio del 2023 ha annunciato che nel 2024 prevede di lanciare un round di licenze per petrolio e gas. Sarà il primo in quasi due decenni e sosterrà l’obiettivo nazionale di produrre oltre 2 milioni di barili giornalieri di petrolio entro i prossimi tre anni. La società di esplorazione di petrolio e gas Zallaf Libya Oil and Gas ha assegnato un contratto alla Honeywell Universal Oil Products per la costruzione della raffineria Sud, il cui costo dovrebbe aggirarsi tra i 500 e i 600 milioni di dollari. Nel frattempo, la NOC e la russa Tatneft hanno fatto una scoperta significativa nel bacino di Ghadames, sulla costa libica, con un potenziale di produzione stimato di 1.870 barili di petrolio al giorno.

SARÀ NECESSARIO L’INTERVENTO DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE?

In questo momento la Libia si trova in uno stato di emergenza e avrà bisogno di ingenti finanziamenti per rispondere alla crisi umanitaria. Per ora sta continuando la sua missione di ricerca e salvataggio delle migliaia di persone disperse in tutto il Paese. Altre migliaia sono state sfollate e necessitano di cibo, alloggio e cure mediche. Tutto questo probabilmente avrà un effetto a catena sull’economia del Paese, a meno che il FMI non intervenga. Tuttavia, la Libia finora è riuscita a mantenere sulla buona strada le proprie attività nel settore del petrolio e del gas, il che porterà sicuramente delle entrate vitali per sostenere la sua economia.

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