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Irlanda

Irlanda pronta ad abbandonare le perforazioni di idrocarburi

I principali partiti politici in Irlanda Fianna Fail e Fine Gael hanno finalmente raggiunto l’accordo per formare un governo di coalizione con il Partito Verde

Potrebbe essere l’Irlanda il primo paese europeo produttore di petrolio e gas ad abbandonare l’estrazione dei combustibili fossili per seguire la strada del ‘green deal’ europeo.

FINE DELLE BEGHE POLITICHE

I principali partiti politici irlandesi Fianna Fail e Fine Gael hanno finalmente raggiunto l’accordo per formare un governo di coalizione con il Partito Verde, ponendo fine a quasi cinque mesi di intense trattative sulla composizione e le politiche del prossimo esecutivo. La scorsa settimana la coalizione ha dichiarato che le nuove licenze per l’esplorazione del gas sarebbero state revocate allo stesso modo in cui è stata interrotta l’esplorazione petrolifera. L’ironia della sorte è che meno di un anno fa, il Taoiseach irlandese Leo Varadkar aveva dichiarato all’Assemblea dell’Onu di settembre che il suo Paese avrebbe posto fine alla pratica delle trivellazioni petrolifere, sulla base delle raccomandazioni del Climate Change Advisory Council. Ma allo stesso tempo Varadkar aveva sottolineato che “l’esplorazione per il gas naturale sarebbe continuata”, vista la sua natura di carburante di transizione necessario per un futuro più verde. L’Irlanda d’altronde è priva di giacimenti petroliferi, fattore che spiega perché si era deciso con facilità di abbandonare le perforazioni all’epoca.

LE PERFORAZIONI IRLANDESI

Lontano dai più prolifici campi norvegesi e britannici, per lungo tempo l’Irlanda non ha partecipato alla campagna di estrazione a causa dei scarsi ritrovamenti nelle sue acque. L’unica nota lieta era arrivata nel 1978 con il campo gas di Kinsale Head, seguito però da 20 anni di completa stasi esplorativa.

Fu solo nel 2001 che la scoperta nell’offshore irlandese del campo di gas 1 TCf Corrib, alimentò le speranze che ci fossero altri giacimenti in attesa di essere localizzati. Tuttavia, anche il solo compito di riuscire ad arrivare alla fase commerciale di Corrib si rivelò difficile: le proteste popolari, l’opposizione all’impatto del progetto sulla biodiversità marina, l’idoneità del tracciato del gasdotto proposto e le ripetute richieste di avere l’impianto di trattamento del gas in mare e non a terra, costrinsero Shell a mettere in naftalina l’asset offshore (che si trova a circa 80 km dalla costa irlandese) per molto tempo.

IL CAMPO DI CORRIB

Il giacimento di gas di Corrib ha raggiunto il suo picco dopo soli due anni dall’avvio nel dicembre 2015 e la decisione di chiudere alle nuove licenze di esplorazione di gas finirebbe per privare gli irlandesi delle risorse domestiche, rendendo, inevitabilmente l’isola, più dipendente dal Regno Unito. Anche l’ipotesi di passare al Gnl non è totalmente percorribile, visto che la popolazione irlandese è contraria all’idea di importare lo shale gas statunitense a causa della sua produzione attraverso le tecniche di fracking proibite in Irlanda.

Shannon LNG aveva proposto per la prima volta già nel 2003 l’idea di realizzare infrastrutture per la liquefazione del gas e altri due progetti di GNL, Inisfree LNG e un progetto FSRU, rimasti in fase embrionale.

GLI INDUSTRIALI IRLANDESI CONTRARI

La messa al bando di quasi tutte le future prospezioni di idrocarburi non piace nemmeno all’industria irlandese, secondo quanto riporta Oilprice, per il fatto che una tale decisione finirebbe per limitare l’autosufficienza dell’Irlanda (Corrib ha generato il 50-60% del fabbisogno del Paese al suo picco nel 2017-2018).

CONTRARIE ANCHE LE AZIENDE ATTIVE NELL’OFFSHORE IRLANDESE

Ovviamente, la decisione ha anche innescato una risposta da parte delle società attive nell’offshore irlandese. In seguito alla scoperta del gas di Corrib ci sono state diverse scoperte promettenti nello stesso campo e nelle vicinanze – le prospettive di 1,2 TCf Edge e 1,5 TCf Inishkea sono state lodate all’epoca come potenziali sostituti di Corrib. Questi prospetti dovrebbero comunque rimanere in gioco in quanto il potenziale divieto riguarderebbe solo le licenze future e non quelle attualmente esistenti.

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