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Zorzoli Israele

Israele, la guerra con Hamas e le ripercussioni su petrolio e gas: parla GB Zorzoli

L’analista energetico: “L’Italia è potenzialmente soggetta ad un’azione di ritorsione, come avvenne al tempo della guerra del Kippur, quando vennero imposti degli embarghi perché i governi occidentali si schierarono con Israele”

La guerra in Medio Oriente tra Israele e Hamas, oltre al bilancio in termini di vittime, feriti e persone sfollate, sta avendo delle conseguenze anche sul settore energetico, con Israele che ha deciso di chiudere il giacimento di gas Tamar. Se a questo aggiungiamo l’interruzione del gasdotto Baltic Connector, in Finlandia, e la delicata situazione in Australia tra i lavoratori degli stabilimenti GNL di Chevron e la major petrolifera, i rischi di forti contraccolpi sui mercati energetici sono evidenti.

Ieri il prezzo del gas sull’indice TTF ha superato i 50 euro/megawattora, quello del petrolio WTI a 83,06 dollari al barile, mentre il Brent a 85,52 d/b.

Per avere una panoramica degli scenari energetici abbiamo intervistato l’analista energetico Giovan Battista Zorzoli.

Prof. Zorzoli, a seguito della guerra in Israele i prezzi dell’energia stanno aumentando: quale scenario dobbiamo attenderci nel breve periodo?

“Questa situazione è l’ideale per un aumento delle quotazioni, ma non sono così straordinarie come potrebbero essere in questo periodo. Oggi (ieri per chi legge, ndr) al TTF di Amsterdam il gas era a 51 euro/Mwh: certamente un dato superiore rispetto ai 25 €/Mwh di due settimane fa, ma se pensiamo al livello a cui era arrivato un anno fa è un incremento di normale speculazione in caso di situazione anomala. Il Brent oggi era a 87 dollari al barile, non è schizzato verso i 100 dollari, come spesso accade in casi come questo. La situazione a breve termine è in salita, come c’era da attendersi, ma non drammatica. Il vero problema è cosa potrà succedere.

Io distinguerei tra petrolio e gas. L’Arabia Saudita è uno dei principali produttori di petrolio, che è anche il principale bersaglio di Hamas, che vuole evitare l’accordo tra Arabia Saudita ed Israele, che sarebbe qualcosa di simile a quello fatto negli Emirati Arabi Uniti ed in altri Paesi del Golfo. Mi sento di poter escludere che l’Arabia Saudita voglia fare un favore ad Hamas. È difficile pensare ad azioni traumatiche come minacce di embargo né da parte di Riyadh né degli altri Paesi del Golfo, la maggior parte dei quali ha già realizzato gli accordi di Abramo.

Diverso è il problema del gas. Non dimentichiamo che nella diversificazione rispetto alle forniture dalla Russia, abbiamo aumentato di molto le importazioni di gas dall’Algeria. L’Algeria si è schierata a favore di Hamas e ha rapporti militari di armamenti con la Russia, quindi è l’unico vero punto interrogativo. Spero che non siano così folli da voler rovinare la loro già non brillante economia con un embargo. L’unico vero rischio di una decisione traumatica – come un embargo o una riduzione forzata, adducendo ragioni di malfunzionamenti ai gasdotti o cose del genere – riguarda il gas che arriva dall’Algeria. Se, per qualunque motivo, l’Algeria decidesse di imporre un embargo totale o parziale, saremmo davvero nei guai”.

giacimenti Mediterraneo orientale Israele

Secondo Lei, i governi occidentali cosa dovrebbero fare, intervenire con delle nuove misure sulle bollette?

“L’Italia in questo momento ha dei seri problemi di bilancio, quindi intervenire sulle bollette i sembra molto azzardato anche solo pensarlo, a meno che non ci sia una decisione da parte dell’Unione europea. Per ora, però, il prezzo del gas non è aumentato ad un livello tale da richiedere interventi concordati a livello europeo. Questo potrebbe verificarsi tra una settimana o due, ma se non ci sarà un’intesa europea il governo italiano, in questo momento, lo vedo in difficoltà anche a sganciare un euro per cambiare gli aiuti ai consumatori. L’Italia è potenzialmente soggetta ad un’azione di ritorsione, come avvenne al tempo della guerra del Kippur, quando vennero imposti degli embarghi perché i governi occidentali, tra cui l’Italia, si schierarono con Israele”.

La situazione attuale porterà ad un aumento del prezzo petrolio, del gas e, di conseguenza, dell’inflazione. Quali misure si potrebbero attuare per gestire questo scenario? Si può valutare, ad esempio, un nuovo PNRR a livello europeo?

“In questo momento non credo proprio. Siamo alla vigilia delle elezioni europee, con i partiti anti Europa che stanno guadagnando voti, basti pensare alle ultime elezioni in Germania. Difficilmente i partiti che contano – come la CDU e il Partito Socialdemocratico tedesco – vorranno appoggiare dei provvedimenti che porterebbero voti alle altre forze politiche. Da qui al giugno prossimo non prevedo nessuna misura di questo genere, sarebbe un suicidio politico”.

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