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Nucleare

La Camera dice sì all’indagine conoscitiva sul nucleare

Compatta la maggioranza, si astengono le opposizioni. Intanto l’Alleanza nucleare Ue chiede finanziamenti dalla Bei e dai fondi per l’innovazione. Tra i partecipanti anche l’Italia

È arrivato il via libera all’indagine conoscitiva sul nucleare da parte delle Commissioni Ambiente a Attività produttive della Camera che oggi erano chiamate a esprimersi. La conferma arriva dal deputato e responsabile del Dipartimento energia di Forza Italia, Luca Squeri: “È un ulteriore passo avanti verso il ritorno di questa fonte energetica anche nel nostro Paese, un passaggio fondamentale per raggiungere l’obiettivo finale della indipendenza energetica”.

SQUERI: PER TROPPO TEMPO HANNO INFLUITO OSTILITÀ PRECONCETTE E IDEOLOGICHE.

“Soltanto attraverso l’approfondimento e la conoscenza, con una chiara individuazione di costi, benefici, impatto, opportunità e potenzialità, si potrà creare una nuova sensibilità sul nucleare anche nell’opinione pubblica, dopo che per troppo tempo hanno influito ostilità preconcette e ideologiche. Noi la transizione energetica vogliamo farla per davvero e non a chiacchiere”, ha detto Squeri.

Ma se la maggioranza ha votato compatta per il sì non altrettanto hanno fatto le opposizioni. Si sono astenuti, infatti, i rappresentanti di Pd, M5S e Avs.

PD: SI A RICERCA SUL NUCLEARE MA RINNOVABILI SONO IL FUTURO

“L’oro verde dell’Italia in campo energetico sono le rinnovabili e per il futuro occorre investire in questo settore; detto ciò è inevitabile una riflessione complessiva sullo sviluppo di fonti alternative a quelle fossili che non può escludere a priori la ricerca anche nel nucleare di nuova generazione. Il nucleare tradizionale non è una soluzione praticabile, è stato respinto da due referendum e il governo Meloni non riesce ancora ad individuare un sito idoneo per le scorie radioattive ma la ricerca in questi anni ha fatto notevoli passi avanti ed il nostro Paese non può rimanere indietro”, hanno scritto in una nota Marco Simiani e Vinicio Peluffo, rispettivamente capogruppo Pd nelle commissioni Ambiente ed Attività produttive della Camera.

EVI (AVS): OPERAZIONE DI PROPAGANDA

“L’indagine della destra sul nucleare è una chiara operazione di propaganda per rilanciare l’energia dell’atomo. Del resto, parte dal presupposto che, nel nostro paese, i costi energetici troppo alti e la dipendenza da materie prime dall’estero siano il problema da risolvere per garantire la competitività delle imprese italiane: Bene, il nucleare non risolverà né l’uno né l’altra, considerato i costi stratosferici di questa fonte di energia, i suoi tempi lunghi di realizzazione e la dipendenza da importazione di combustibile nucleare dall’estero Insieme a tutte le opposizioni, a parte i filo nucleari di Azione, noi ci siamo astenuti solo per essere coerenti con la nostra richiesta di audire docenti, ricercatori ed esperti che porteranno le ragioni dell’ambientalismo scientifico più avanzato”, ha commentato sempre in una nota Eleonora Evi, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra in Commissione Attività produttive della Camera

I PAESI UE PRO-NUCLEARE A SOSTEGNO DEI FINANZIAMENTI EUROPEI

Ieri, intanto, l’alleanza nucleare promossa dai francesi si è incontrata per la prima volta con i rappresentanti di Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Assieme a loro hanno partecipato in qualità di osservatori anche l’Italia e il Belgio, che detiene la presidenza di turno dell’Ue fino a luglio.

Per la prima volta, l’alleanza si è riunita senza il suo promotore, l’ex ministro francese per la transizione energetica Agnès Pannier-Runacher, che è stata sostituita dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire e dal suo ministro delegato per l’energia, Roland Lescure, nell’ultimo rimpasto di governo all’inizio di quest’anno. Durante l’incontro, gli stati pro-nucleari hanno ribadito il loro appello a porre fine alla discriminazione finanziaria contro l’energia a basse emissioni di carbonio lanciata lo scorso luglio , anche se questa volta sono stati più specifici. “Abbiamo discusso dell’opportunità di lanciare un gruppo di lavoro sugli strumenti europei per l’installazione di reattori nucleari nell’UE e sulla catena del valore europea associata all’interno dell’alleanza nucleare”, si legge nella dichiarazione congiunta dell’alleanza. L’obiettivo è esplorare le possibilità e i vantaggi degli strumenti finanziari, come il sostegno della Banca europea per gli investimenti (BEI), il Fondo per l’innovazione, le linee guida sugli aiuti di Stato o “importanti progetti di comune interesse europeo”.

IL CAMBIO DI DIREZIONE DELLA BEI

Il mandato della BEI non le impedisce di investire nell’energia nucleare, anche se gli organi direttivi della banca non sono stati favorevoli a tali investimenti negli ultimi anni. “La Banca europea per gli investimenti ha finanziato fino a 7 miliardi di euro di investimenti nell’energia nucleare. Dopo il 2000 la cifra ammontava ad appena un miliardo”, ha spiegato Le Maire secondo quanto riferito da Euractiv

Fortunatamente per la Francia, sembra che negli ultimi mesi ci sia stato un cambio di direzione: Nominata alla guida della BEI dal 1° gennaio 2024, l’ex vicepresidente del governo spagnolo Nadia Calviño ha chiarito di essere favorevole al finanziamento dell’energia nucleare, in particolare dei SMR .

Per i reattori più grandi le cose potrebbero essere invece più complicate, soprattutto perché le decisioni di investimento necessitano dell’approvazione di tutti gli Stati membri.

COSA DICE IL TESTO DELL’INDAGINE CONOSCITIVA

Indagine conoscitiva sul ruolo dell’energia nucleare nella transizione energetica e nel processo di decarbonizzazione.
PROGRAMMA
Il costo dell’energia è storicamente uno dei fattori competitivi delle imprese, in particolare sul mercato internazionale, laddove in alcuni settori il fattore prezzo diventa determinante.
L’Italia è storicamente dipendente dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime, ed in particolar modo per l’oil and gas.
Prima della guerra in Ucraina la dipendenza dal gas russo superava il 40%, situazione critica che è in via di soluzione diversificando il mix energetico ed individuando nuove fonti di approvvigionamento.
Il sistema imprenditoriale italiano ha da decenni uno dei costi dell’energia più cari d’Europa, situazione che è peggiorata con la crisi energetica mondiale, che ha aggravato ancora di più lo svantaggio competitivo; nei momenti più critici del 2022 in Italia il costo dell’energia elettrica ha raggiunto la quota di 347 euro per ogni megawattora consumato, piazzandosi addirittura al penultimo posto della graduatoria europea, contro la Norvegia che aveva una spesa media di 47 euro ogni megawattora.
Ciascun paese, in base al proprio mix energetico, ha risposto in maniera differente alla crisi energetica: la Germania ha aumentato l’estrazione di carbone dalle proprie miniere, una delle fonti più climalteranti; la Francia, potendo disporre del primo parco nucleare europeo e il secondo al mondo dopo quello americano (56 reattori in attività che producono il 70 per cento del fabbisogno di energia elettrica del Paese) ed essendo Edf a maggioranza pubblica, è riuscita a contenere gli aumenti dell’energia al 4 per cento.
A Stoccolma, a febbraio 2023, undici Paesi (Francia, Finlandia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovacchia, Bulgaria, Croazia, Slovenia, Repubblica Ceca e Ungheria) hanno riaffermato congiuntamente la loro volontà di rafforzare la cooperazione tra i settori nucleari nazionali e di utilizzare l’energia nucleare tra «i tanti strumenti che ci permetteranno di raggiungere gli obiettivi climatici, grazie alla generazione di potenza e per garantire la sicurezza di approvvigionamento elettrico ed energetico».
In un percorso di sviluppo sostenibile, ponendo le condizioni per il mantenimento di adeguati livelli di competitività del sistema industriale e il mantenimento dei posti di lavoro, il tema riguardante il settore nucleare è ampiamente dibattuto ed è stato inserito nella Tassonomia europea, introdotta dal Regolamento UE 2020/852, come mezzo di transizione.
Il 9 maggio 2023 la Camera dei deputati ha approvato una mozione unitaria di maggioranza sulle iniziative in materia energetica, nel quadro del raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, con particolare riferimento all’energia nucleare.
Con tale atto si è impegnato il Governo, tra l’altro, a valutare l’opportunità di inserire, nel mix energetico nazionale, quale fonte alternativa e pulita per la produzione di energia, il nucleare.
Ai fini dello studio della competitività del sistema industriale italiano in termini di sviluppo tecnologico e approvvigionamento energetico, si rende necessario acquisire le informazioni necessarie per analizzare lo stato dell’arte sull’energia nucleare, in termini di opportunità e rischi.
L’Italia sta ancora affrontando la fase di decommissioning degli impianti nucleari presenti sul territorio nazionale e non più operativi, situazione che merita un percorso di approfondimento sullo stato dell’arte e sulle criticità emerse negli anni. La questione dei rifiuti di origine nucleare è un tema che riguarda non solo le scorie ad alta intensità delle centrali suddette, attualmente localizzati fuori dal territorio nazionale, ma anche la gestione dei rifiuti a bassa e media intensità derivanti da attività di carattere sanitario, industriale ed in minima parte di ricerca, la cui produzione è limitata ma costante nel tempo.
Da ultimo vi è la questione delle sorgenti orfane che necessitano di interventi di bonifica.
In attesa della realizzazione del deposito unico nazionale vi sono spazi di stoccaggio temporanei che vanno monitorati in termini di costi economici di gestione e di adeguatezza strutturale.
In tale contesto le Commissioni VIII e X ritengono opportuno svolgere in congiunta, negli ambiti di competenza, una indagine conoscitiva con l’obiettivo di:

esaminare costi e rischi di approvvigionamento delle tecnologie nucleari e della materia prima fissile e valutare costi e benefici rispetto ad altre fonti energetiche per il sistema industriale nazionale;

valutare il potenziale industriale italiano nel settore nucleare, mantenutosi anche grazie alle sinergie con le attività di realizzazione di centrali nucleari nel mondo;

valutare le competenze e capacità italiane mantenute in questo settore da università e settore pubblico, e sviluppate anche grazie alla partecipazione a progetti internazionali;

verificare i progressi compiuti in ambito scientifico, tecnico e tecnologico, concentrando l’attenzione sulle tecnologie di ultima generazione in fase più avanzata di realizzazione;

analizzare le modalità di gestione dei rifiuti di natura nucleare a bassa, media ed alta intensità, anche in termini di valutazione dei costi di gestione e di adeguatezza delle strutture che li ospitano;

verificare lo stato dell’arte del decommissioning delle centrali presenti sul territorio italiano e dell’individuazione e delle bonifiche delle sorgenti orfane;

verificare le iniziative da adottare per attrarre nel Paese imprese, tecnologie e competenze scientifiche e ingegneristiche operanti nel settore nucleare;

valutare i possibili sviluppi futuri nel settore del nucleare, anche con riferimento ai tempi di attuazione, in particolare in relazione allo sviluppo dell’energia da fusione e delle altre tecnologie ancora in fase sperimentale;

valutare i costi e i rischi connessi con l’approvvigionamento del materiale fissile, il funzionamento e la sicurezza degli impianti nucleari, il trattamento e la disposizione finale delle scorie, il trasporto delle sostanze radioattive.

Nell’ambito dell’indagine, si procederebbe all’audizione di soggetti individuati nelle seguenti categorie:

associazioni di categoria;

realtà industriali, anche legate alla componentistica;

istituzioni ed enti di ricerca italiani e internazionali;

altre principali realtà rappresentative del settore;

esperti provenienti dal mondo accademico e da istituti di ricerca;

imprenditori e amministratori operanti nel settore in Paesi esteri;

associazioni ambientaliste e gruppi di cittadinanza attiva che si occupano di temi inerenti all’energia nucleare.

L’indagine conoscitiva si concluderebbe entro il 15 giugno 2024.

 

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