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Centrale Nucleare Zaporizhzhia

La centrale nucleare di Zaporizhzhia attaccata nella notte dai russi. Tutti i rischi sul nucleare ucraino

Cosa rischia l’Ucraina con l’offensiva russa sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia. Per Armaroli (Cnr): “Sono impianti vecchi” a rischio

L’invasione russa dell’Ucraina non si arresta, nonostante il presunto accordo di tregua raggiunto nel tardo pomeriggio di ieri per favorire corridoi umanitari, attaccata anche la centrale nucelare di Zaporizhzhia. Le forze russe, nella notte, hanno infatti preso il controllo della centrale nucleare a sei reattori della città di Enerhodar, nell’oblast di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa. Un’avanzata, quella sulle centrali nucleari, che già nei giorni scorsi aveva coinvolto la zona di Chernobyl facendo emergere già i rischi di possibili esplosioni.

IL PARERE DI NICOLA ARMAROLI (CNR)

Intervistato dal Corriere, l’esperto del Cnr Nicola Armaroli dice: “Di rischi ne esistono diversi e il primo è che ci troviamo in una terra incognita: è la prima volta che un territorio che ospita centrali nucleari si trova in uno scenario di guerra”.

Sono impianti vecchi, ammonisce l’esperto, e “queste centrali non sono state pensate per resistere a un attacco militare, anche convenzionale”. Una situazione, dunque, da monitorare nelle prossime ore e giorni. Anche perché queste centrali ” hanno bisogno in continuazione di elettricità e di essere raffreddate ad acqua”.

LA SITUAZIONE ATTUALE DELLA CENTRALE DI ZAPORIZHZHIA

Da quanto dichiarato dal portavoce della centrale Andreiy Tuz alla tv ucraina, riporta il Corriere della Sera, il reattore dell’unità 1 colpita stanotte non è attivo e comunque i danni hanno riguardato la parte esterna della centrale. L’impianto, ha detto l’ispettorato “è il più grande dell’Ucraina con sei reattori da 950 MW. Solo uno era attualmente in funzione”.

“La perdita della possibilità di raffreddare il combustibile nucleare porterà a significativi rilasci radioattivi nell’ambiente. Di conseguenza, un tale evento potrebbe superare tutti i precedenti incidenti nelle centrali nucleari, incluso l’incidente di Chernobyl e l’incidente alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi “, ha detto.

LE CONFERME DELL’AIEA

Le conferme sull’attacco alla centrale di Zaporizhzhia sono arrivate anche dall’Aiea. “Non c’è stato rilascio di materiale radioattivo, nessuno dei sei sistemi di sicurezza è stato colpito. Al momento un solo reattore è attivo e lavoro al 60% del suo potenziale. La situazione continua però a essere estremamente tesa”. Rafael Grossi, Dg dell’Agenzia, ha confermato che “l’Ucraina ha inviato alla nostra agenzia una richiesta di assistenza immediata. Si tratta di una richiesta che non lasceremo cadere nel vuoto. Continueremo a monitorare la situazione con molta attenzione”.

Grossi è pronto a volare in Ucraina. “Ho indicato sia alla Federazione russa che all’Ucraina la mia disponibilità ad andare a Chernboyl il prima possibile in modo che i sette pilastri cruciali non siano mai compromessi: bisogna trovare un accordo su un quadro che impegni a non compromettere i principi che abbiamo tutti sottoscritto”.

LE PAURE DI ZELENSKY

“Se dovesse esplodere, sarebbe 6 volte peggio di Chernobyl”, ha detto il presidente ucraino Zelensky. Le paure si accumulano, e questo fronte nucleare si aggiunge al tema delle gravi perdite di civili o alle fughe dei profughi verso ovest.

RISCHIO ESPLOSIONI PER LA CENTRALE DI ZAPORIZHZHIA

Un’altra opinione di spicco è comparsa sul Messaggero in ripresa di un’intervista all’Adnkronos. Riferendosi all’attacco alla centrale di Zaporizhzhia il fisico nucleare Maurizio Martellini, “se la centrale atomica venisse colpita per sbaglio, il rischio di un Chernobyl 2.0 sarebbe reale”. E ancora, “con i movimenti che ci sono stati con la linea di avvicinamento a Kiev si è sollevato il pulviscolo radioattivo per quello che concerne il reattore stesso, l’aumento della radiazione è perché la reazione nucleare non è finita”.

DOVE PUÒ ARRIVARE PUTIN

Secondo Benjamin Hautecouverture, politologo francese esperto in armi nucleari, non è escluso un uso a bassa intensità di atomiche, sebbene lontano al momento. Certo, di mezzo c’è l’irrazionalità continua e sconfinata di Vladimir Putin, autore e unico responsabile di queste manovre aggressive in Ucraina. E la sua continua provocazione gioca sullo spirito difensivo della Nato, che non sta intervenendo in loco.

LE REAZIONI IN DIRETTA

Fatto sta, che se la Russia decidesse di liberare l’arsenale atomico, servirebbero dai 9 ai 15 minuti per far partire il primo missile. Intanto, l’ambasciata USA in Ucraina dice che è un “crimine di guerra attaccare una centrale nucleare” e dice che il “regno del terrore” di Putin ha fatto un passo avanti.

“Noi ci aspettiamo una strategia energetica europea, credo sia fondamentale per garantire la stabilità di tutta l’Ue. Voglio anche dire che l’Italia è impegnata non solo sul piano Ue ma anche a livello bilaterale. Nelle prossime ore organizzeremo nuovi viaggi, dopo quello in Algeria, insieme ad Eni e all’ad Claudio Descalzi per continuare nella strategia di diversificazione energetica. Se qualcuno pensava di poter ricattare l’Italia sull’energia ha sbagliato Paese”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a margine del summit dei titolari delle diplomazie alleate alla Nato,, riporta l’Ansa.

VISTO DALL’EUROPA

Secondo Romano Prodi, oggi editorialista per il Messaggero, Putin agisce come uno zar e “oltre che ad una ancora elevata capacità militare (accompagnata dall’angosciante allusione all’arma nucleare) la forza russa si fonda quindi prevalentemente sulle sue immense risorse energetiche, così potenti che non solo condizionano in modo drammatico l’economia e i modelli di vita dell’Europa, ma che ne hanno anche recentemente condizionato la politica”.

Ecco perché,  per l’ex leader ulivista, “bisogna che una simile reazione sia messa in atto anche nel settore energetico diversificando le nostre fonti, senza rinunciare all’obiettivo finale di raggiungere la neutralità energetica, ma avendo coscienza che è necessario un lungo periodo di transizione”.

Dunque, “dall’emergenza di cui siamo tutti prigionieri, si esce con il contributo di tutti” ed ecco che lungo questo percorso è necessario rifarsi anche – come soluzione tampone – a carbone e olio  combustibile. E si arriverà alle energie alternative.

Siamo tutti chiamati a fare sacrifici. Nel frattempo la pazzia putiniana continua.

 

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