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La difficile partita tra Iran e Usa si gioca anche sul petrolio

Tra le principali richieste che l’Iran ha fatto c’è che gli Stati Uniti e i suoi alleati permettano al paese di esportare petrolio.

Dopo un lungo periodo di allontamento, l’Iran sembra pronto a rientrare ufficialmente nei ranghi degli esportatori di petrolio, forse già nel 2022, sempre che Teheran e Washington siano in grado di concludere un nuovo accordo nucleare e far rivivere il Piano d’azione congiunto globale (JCPOA).

NEGOZIATI RIPRESI

I negoziatori iraniani e di cinque potenze mondiali vale a dire Regno Unito, Francia, Germania, Stati Uniti, Russia e Cina hanno ripreso i negoziati in queste ore nel tentativo di ripristinare lo storico accordo nucleare iraniano del 2015, secondo quanto scrive Al Jazeera. Nell’accordo di 7 anni fa l’Iran venne sollevata dalle sanzioni in cambio di limiti al suo programma nucleare prima che l’amministrazione Trump annullasse l’accordo e ripristinasse le sanzioni nel 2018.

L’ultimo round di colloqui a Vienna, l’ottavo, si è aperto dopo una pausa di 10 giorni che ha permesso ai negoziatori iraniani di tornare a casa per le consultazioni. Il round precedente è arrivato dopo un aggiornamento di cinque mesi ed è stato caratterizzato da tensioni sulle nuove richieste iraniane dopo la formazione di un nuovo governo in Iran. L’Iran ha costantemente abbandonato tutti i limiti del JCPOA dal ritiro americano e ora sta arricchendo l’uranio fino al 60%, un passo tecnico breve per arrivare agli armamenti.

USA CAUTAMENTE OTTIMISTI

Gli Stati Uniti sono cautamente ottimisti sul destino del nuovo round di negoziati, ma hanno affermato che è troppo presto per dire se Teheran è arrivata al tavolo con un approccio più costruttivo. Un sentimento condiviso anche dalla controparte europea: “Se lavoriamo sodo nei giorni e nelle settimane a venire, dovremmo avere un risultato positivo. Ma saranno decisioni politiche molto difficili da prendere”, ha detto dopo la sessione di apertura Enrique Mora, il diplomatico dell’Unione Europea che ha presieduto i colloqui secondo quanto riferito da Reuters.

Finora, i colloqui indiretti sul nucleare tra gli Stati Uniti e l’Iran hanno incontrato ostacoli dopo che l’Iran ha fatto marcia indietro sulle concessioni precedenti. L’amministrazione Biden sta ancora cercando un ritorno alla reciproca adesione all’accordo nucleare del 2015 con l’Iran, ma ha anche affermato che si sta “preparando a un mondo in cui non c’è ritorno” .

LE RICHIESTE IRANIANE

Tra le principali richieste che l‘Iran ha fatto c’è che gli Stati Uniti e i suoi alleati permettano al paese di esportare petrolio. E la domanda in questo caso è quanto greggio potrebbe essere venduto all’estero e se ci possa essere o meno un ritorno degli investitori nel paese.

IL JOLLY DELL’IRAN

Dopotutto, l’ex ministro del petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh ha dichiarato che il suo più grande sogno è sempre stato quello di aumentare la produzione di petrolio iraniano a sei milioni di barili al giorno; guadagnare 2 trilioni di dollari attraverso le esportazioni di petrolio nei prossimi due decenni e utilizzare il reddito per investire nello sviluppo del paese. Ovviamente, un tale livello di produzione provocherebbe notevoli nervosismi nei mercati petroliferi al momento in un delicato equilibrio.

LA PRODUZIONE IRANIANA

È comunque un segreto di Pulcinella che l’Iran abbia violato le sanzioni statunitensi per vendere il suo petrolio alla Cina. Secondo Standard Chartered, l’Iran ha aumentato la produzione di 0,6 mb/giorno/anno e un ulteriore 1,4 mb/giorno potrebbe tornare nel 2022 se i colloqui di Vienna dovessero avere successo.

L’attuale produzione iraniana di circa 2,5 milioni di barili al giorno è di quasi un milione di barili al giorno in meno rispetto ai 3,48 milioni di barili al giorno pompati dal paese nel 2016 e 1,3 milioni di barili al giorno in meno rispetto ai 3,79 milioni di barili al giorno gestiti nel 2017. Aumentare la produzione dagli attuali 2,5 mb/g a 6 mb/g invece potrebbe richiedere diversi anni.

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